Giulemanidallajuve su calcio GP
Caro Gigi non conta se ti chiami Buffon! Per quattro lunghi (interminabili) anni il refrain suonato sotto la Mole è stato quello della “gratitudine e onore” a tutti coloro che nonostante la serie B avevano scelto, più o meno liberamente non è dato saperlo, di rimanere in bianconero. Il ritornello oggi è cambiato: non è più il singolo ad essere protagonista, ma il gruppo, dove tutti sono importanti e nessuno indispensabile. Un segreto di successo vecchio come il mondo, ma di cui si erano smarrite le capacità di applicarlo nei meandri delle confusioni post 2006 sotto la presidenza Blanc. Del resto, è scontato sottolinearlo, sono mutate le prospettive. La nuova Juve ha deciso di rivoluzionare assetto societario, ed impostare sotto il profilo sportivo un progetto per il futuro, ringiovanendo la rosa ed abbassando il monte stipendi; investendo sulle motivazioni, e sulle caratteristiche di giocatori adatti al modulo e la sapienza tattica di Luigi Delneri.
E’ evidente che anche per Gigi Buffon, uno dei grandi leader della Juventus da ormai quasi dieci anni, questo cambiamento ha avuto effetti tangibili e di difficile gestione. Appesi al chiodo gli scarpini Pavel Nedved, ceduti all’estero Trezeguet e Camoranesi, accettato il ruolo di capitano in pectore ma in campo solo alla bisogna Alessandro Del Piero (con stipendio ridotto), il portierone di Carrara si è ritrovato in una posizione insolita, e per di più fuori dai giochi causa l’infortunio dal quale oramai è prossimo a recuperare.
Delneri insiste sulla forza del gruppo, e le sue dichiarazioni pre-partita nel match contro la Lazio, in cui si fa riferimento a Buffon come un giocatore come gli altri che il posto da titolare se lo deve guadagnare, non sono piaciute al numero 1 o almeno non al suo procuratore, Silvano Martina. E d'altronde cosa mai avrebbe potuto rispondere alle domande dei giornalisti? Che la concorrenza vale per tutti tranne che per i portieri, e quindi il buon Storari, votato miglior portiere della passata stagione e assoluta garanzia in campo nella Juve per oltre quattro mesi, dovrà salutare il posto da titolare non appena Gigi si ripresenterà a Vinovo?
Già, Vinovo, l’argomento scottante. Delneri non l’ha mandata a dire in questi mesi, e qualche battutina sul portiere che non si recava mai a fare visita ai compagni l’ha fatta. Martina, dal canto suo, ha fatto sapere che Buffon si aspettava che qualcuno andasse a cercarlo. Ma quando mai si è visto ciò nello sport, a meno di essere costretto su una sedia a rotelle (ma spesso neppure in quei casi)? Un leader giustifica la propria posizione nei confronti dei compagni proprio con la presenza insieme al gruppo, facendo sentire il proprio peso ed il proprio incitamento, anche quando infortunato, non certo, episodio evidentemente molto spiacevole, marcando visita alla foto ufficiale della squadra, tanto per dirne una. Tanto più che il tempo per farsi fotografare con i tifosi della Carrarese in curva ha dimostrato di saperlo trovare, e che nel mondiale sudafricano, pur se infortunato, non aveva rinunciato a rimanere in panchina a sostenere i propri compagni.
Qual è allora lo scenario futuro che possiamo aspettarci? Se le parti sono già d’accordo, più o meno esplicitamente, su un divorzio abbastanza immediato, il gioco delle parti recitato fino ad ora è stato perfetto da entrambi i lati, in analogia un po’ a certi scenari politici cui abbiamo assistito negli ultimi mesi e abbiamo visto dove abbiano portato. Se invece Gianluigi Buffon, che di anni ne ha 32 e quindi in teoria se recuperato fisicamente può garantire ancora un lustro da fuoriclasse, ha voglia di essere ancora un giocatore della Juventus, non ha che da dimostrarlo. Basterà allenarsi con serietà e dimostrare di essere ancora il migliore: a quel punto al mister di Aquileia non rimarrà che applicare come è solito fare i principi meritocratici per la scelta dell’undici titolare, del quale il miglior portiere del mondo, se tale dimostrerà ancora di essere, non potrà che far parte. Per farlo dovrà però accettare di essere uno come gli altri, consapevole che tanto ha dato alla Juventus ma tanto ha pure ricevuto, e non si può campare dei riflessi della gloria passata in una società che guarda al futuro con ambizione. Nemmeno se ti chiami Buffon.
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