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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Attualità di F. DEL RE del 29/12/2010 22:02:42
Ex juventini: 68 milioni di fallimenti

 

Stranamore….e poi..

Avevamo già affrontato il tema degli ex giocatori della Juventus quest'estate, alla fine del calciomercato. Avevamo discusso su cosa ci avesse lasciato, a noi tifosi innamorati della maglia bianconera, questo centrocampista o quell'attaccante; quel difensore o quell'altra giovane promessa.

Oggi, a distanza di circa tre mesi, vogliamo fare un altro tipo di discorso; vogliamo vedere cosa fanno nelle loro rispettive nuove squadre degli ex juventini un po’ particolari: quei giocatori che furono acquistati dall'inguardabile triade Blanc – Secco – Castagnini, sotto l'egida, tre anni su quattro, del loro degno compare, il peggior presidente della storia bianconera: Cobolli Gigli.

Piccola premessa: non verranno considerati quei giocatori riportati a Torino dai tipi di cui sopra, e poi spediti, che in realtà erano stati acquistati dalla Triade, quella vera. Sto parlando di Molinaro, Nocerino, Palladino, Criscito, Giovinco, Cassani ed anche di C. Zanetti e Marchionni.

Cominciamo questa galleria degli orrori.

ANDRADE
Pagato 9 mln di euro al Deportivo La Coruna, il difensore portoghese arrivò a Torino con gravissimi ed irrisolvibili problemi fisici. Se ne andò, ritirandosi dal calcio, per colpa dei suddetti problemi. La cosa incredibile fu che la "triade" non valutò i mesi di inattività in terra di Spagna di Andrade degni di un approfondimento medico più profondo, nè di una tutela assicurativa in tal senso.
E' stato, forse, il paradigma della loro incapacità gestionale.

TIAGO
Altro portoghese dal passo stanco. Pagato 14 mln di euro al Lione, una volta sbolognato in quel di Torino, il presidente dei campioni di Francia, fra un sospiro di sollievo ed un ghigno da solatore di professione, affermò: “Almeno non si infortunerà mai, perchè questo più del 75% delle sue possibilità fisiche non darà mai” La storia del campionato '08/'09 dirà che non solo non correva, ma si infortunava anche. Doppia sola del francese. Ma non solo: giocatore discreto soltanto in un centrocampo a tre, nel 4-4-2 di Ranieri scomparve immediatamente. L'anno dopo neppure nel 4-3-1-2 di Ferrara, modulo che avrebbe dovuto "esaltarne" le caratteristiche tattiche, riuscì ad emergere. Fu spedito in prestito all'Atletico Madrid che tanto ha creduto in lui, al punto di chiederne alla Juve il rinnovo del prestito per una seconda stagione. Di rilevarne il cartellino manco a parlarne.
E' stato, forse, il paradigma della loro ignoranza tattica.

ALMIRON
Arrivò a Torino dopo due stagioni ottime all'Empoli. Centrocampista di buona corsa, ma non un velocista; di buona tecnica, ma non un virtuoso; di buona visione di gioco, ma non un regista. Insomma: il classico giocatore di categoria, che poteva assomigliare a Veron solo per la pelata e per il passaporto (anche se quello di Veron era un pò più speciale...). Pagato 10 mln di euro, Ranieri gli consegnò le chiavi del centrocampo per le amichevoli estive e poco più. Da allora girovaga in prestito per l'Italia ed a Bari ha ritrovato, come volevasi dimostrare, la sua identità di buon interprete della Serie A di provincia; e altrimenti non poteva essere per un ragazzo che alla conferenza stampa di presentazione per il suo ingaggio alla Juve, tremava come una foglia e sudava come uno zulù in una sauna finlandese.
E' stato, forse, il paradigma della loro incapacità di valutazione delle doti umane.

POULSEN
La juve chiuse la stagione '07/'08 in terza posizione; non sfigurò mai nei confronti diretti, soprattutto contro le prime due. Un telaio di valore c'era, perché fu un lascito della vera Triade. Per tornare ad essere la Juve, almeno in campo, erano necessari quegli acquisti di qualità, soprattutto a centrocampo, che furono negati a Deschamps e che furono la causa delle dimissioni del francese. Il primo acquisto doveva essere quel regista di qualità che facesse correre la palla più che le gambe; il nome era quello del neo campione d'Europa Xabi Alonso, regista basso dai piedi deliziosi e dalla mente velocissima, il classico "5" latino-americano. Il Liverpool aveva fissato il prezzo: 18 mln, ma la "triade", appoggiata da un allenatore che quando prende le decisioni da una posizione di forza non ne imbiffa mai una, prese Poulsen per quasi dieci milioni. Allora il danese era famoso quasi esclusivamente per essere stato preso a sputi da Totti in un Europeo di quattro anni prima. Per il resto era conosciuto dagli esperti come un medianaccio di ventotto anni dai piedi ruvidissimi, lento e falloso, incapace nel far ripartire persino il più banale dei contropiede e, cosa ancor più grave, che andava in scadenza di contratto dopo un anno. Fu pagato, per questi motivi, uno sproposito; gli fu riconosciuto uno stipendio spropositato per fare la riserva di Sissoko e di Melo l'anno successivo. Marotta riuscì a piazzarlo a Liverpool per 5,5 mln di euro a qualcuno che forse ne capisce di calcio anche meno della "triade": Roy Hodgson, che Dio ce lo conservi.
E' stato, forse, il paradigma della loro ignoranza tecnica.

KNEZEVIC
Modestissimo difensore centrale croato, di proprietà del Livorno (leggasi squadra appena retrocessa in Serie B); fu conteso aspramente fino all'ultimo secondo del calciomercato al Torino (leggasi squadra che sarebbe a fine stagione retrocessa in Serie B), tanto da far esclamare trionfante Alessio Secco di aver portato a termine la più complessa operazione di mercato da quando faceva il DS. Inutile dire che giocò quasi mai e sempre da far pena; inutile dire che fu rispedito a Livorno dopo una sola stagione.
E' stato, forse, il paradigma della loro incapacità comunicativa.

MELLBERG
Roccioso, macchinoso difensore svedese, arrivò a parametro zero dall'Aston Villa; buona duttilità tattica, gran senso del gol, per essere un difensore, discreto nello spogliatoio e sempre capace di rendere in maniera sufficiente alla bisogna. Non era Piquè, ma neppure Knezevic. Infatti la "triade" lo spedì dopo soltanto un anno per riprendersi il simulacro di quello che fu una volta Fabio Cannavaro.
E' stato, forse, il paradigma della loro incapacità valutativa.

CANNAVARO
Vinse a 33 anni, da capitano, il mondiale tedesco, ritemprato da due anni di Juve capelliana, dopo i precedenti due nel manicomio della Pinetina, che lo avevano relegato a comprimario. Se ne andò per i noti fatti di quella maledetta estate, ma la notte di Berlino fu di fatto il suo canto del cigno. Mai più si espresse a quei livelli e nei successivi tre anni madridisti intraprese un lento ma inesorabile declino, che lo portò, nell'estate '09, ad offrirsi prima al Napoli, terra e squadra del cuore, e, una volta rifiutato, alla Juve che di fatto fu la sua terza scelta. Ripreso su consiglio (o ordine, mah...) di Lippi, CT azzurro e presunto futuro CT bianconero, disputò la sua peggior stagione da professionista, tanto da meritarsi un pensionamento dorato nel cimitero arabo degli elefanti.
E' stato, forse, il paradigma del loro pronismo verso la FIGC.

DIEGO
Trequartista di difficilissima collocazione tattica, venne ingaggiato per l'esorbitante cifra di 25 mln di euro dal Werder Brema, nelle cui fila fece vedere cose in vero apprezzabilissime. A parte un'esibizione sontuosa contro una Roma in totale disarmo, non fece mai intravedere le doti che lo avevano reso famoso in Germania. Era semplicemente l'Almiron dei fantasisti: un buon pedatore, un modesto brasiliano, se si considera la naturale predisposizione tecnica dei calciatori verdeoro; un giocatore da squadra di medio livello in un campionato di medio livello, a cui vollero dare le stimmate del predestinato. Un solo anno a Torino e la nuova Triade lo rispedì in terra teutonica, dove comunque sta proseguendo nella sua involuzione tecnico-tattica.
E' stato, forse, il paradigma della "triade".

Bene amici: abbiamo elencato 68 milioni di buoni motivi per dichiarare, senza ombra di dubbio alcuna, che quando J.C. Blanc afferma che la Juve ha vissuto gli ultimi quattro anni in un contesto di qualità, o delira o ci prende semplicemente in giro.
 
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