Da bambino, come tanti altri miei coetanei, mi avventurai per un breve periodo nel tentativo di imparare a suonare il pianoforte. Più facile a dirsi che a farsi: a dieci anni, è altamente probabile perdere in fretta la pazienza e le interminabili sedute di solfeggio furono per me fatali. Le mie capacità tecniche restarono penose, ma una cosa ho appreso, tra le tante nozioni che il mio maestro tentò di trasmettermi: nella musica, il tempo è determinante. Puoi anche avere un “orecchio” formidabile ed essere un fenomeno a pigiare tasti, ma se non hai un buon senso del tempo, è meglio lasciare perdere immediatamente.
Sono convinto che Palazzi non potrebbe essere un buon musicista. Ed è un problema, perché con questa sono già almeno due le professioni per le quali il nostro eroe dimostra di non essere portato. Ma in fondo ci sono tanti altri lavori che si possono fare, a questo mondo: per lui, una buona collocazione potrebbe essere quella di collaudatore di materassi. Tornando al discorso musicale, è impensabile assistere ad un concerto in cui un orchestrale sia costantemente in ritardo – oltretutto di qualche anno! – rispetto agli altri.
Nel 2006, quando c’era da montare il processo sul “più grande scandalo calcistico di tutti i tempi” (come i gazzettari amavano ripetere), si decise di non perdere troppo tempo. Indagini zero, interrogatori zero (o quasi), tutele degli accusati zero . Servivano condanne rapide. Tutti i protagonisti della vicenda si lamentarono di non essere stati neanche ascoltati, se non per qualche minuto di rito. Alcuni testimoni riferirono di avere tentato di raccontare fatti di cui erano a conoscenza, ma si sentirono rispondere che qualsiasi discorso non fosse attinente alla Juve, a Moggi o a Giraudo, non era interessante. E alla fine se ne vennero fuori con una condanna dettata dall’esclusività dei rapporti tra i dirigenti bianconeri e i designatori arbitrali. Una bischerata clamorosa, dal momento che erano i designatori stessi a spiegare che i loro rapporti erano trasversali e che era proprio la federazione a richiederli. Eppure, Palazzi se ne rimase tranquillo nel suo ufficio, a cercare testimoni contro Moggi e Giraudo e a ritagliare gli articoli della Gazzetta, con le intercettazioni telefoniche che li coinvolgevano.
Dopo oltre quattro anni, quando anche l’ultimo dei rimbambiti ha capito che nel 2006 fu presa una topica colossale, Palazzi se ne esce con una serie di perle in un certo senso geniali. Prima, quando i legali di Moggi nel processo di Napoli scoprono un bel pacco di telefonate tra Bergamo, Pairetto e la quasi totalità dei dirigenti di serie A, pagando a proprie spese (e non poco!) i dischi con le intercettazioni, il super-procuratore ammette candidamente di non essere mai stato in possesso di quel materiale . Ma come! Demolisci la squadra più titolata d’Italia e non disponi neppure della “prova principe” su cui si appoggia la tua accusa? E in questi quattro anni, a parte inseguire chi prendeva un caffè con Moggi, come hai trascorso il tuo tempo? Poi, non contento, chiama Bergamo e gli chiede: “Ma davvero gli interisti ti chiamavano?” . E qui siamo davvero alla comicità. Roba che se il grande Achille Campanile fosse ancora in vita, certamente prenderebbe lo spunto per un romanzo. Infine, l’ultima “voce di corridoio” proviene da Tuttosport: Palazzi vuole parlare con Moggi ! Per chiedere cosa? Moggi andava ascoltato, come tutti gli altri accusati, nel 2006! Adesso a cosa serve questo colloquio? A mettere qualcun altro sulla gogna? Vogliamo vedere altre teste cadere? Vogliamo il popolo in piazza a dimostrare il proprio sentimento?
Signor Palazzi, finiamola con queste prese in giro. Il vostro teatrino è caduto miseramente in quel di Napoli. La dignità non la riconquisterete mai più, perché avete distrutto troppe persone. Ma almeno potete tentare di chiudere in maniera meno pietosa di come l’avete aperta questa vicenda, evitando l’ennesima sfilata di accusatori ed accusati più o meno celebri. Basterebbe un semplice “ci siamo sbagliati” e ovviamente tutto ciò che ne consegue, a partire dalla restituzione del maltolto e dalla piena riabilitazione dei condannati, per stendere un pietoso velo sul più grande scandalo della storia del calcio (e stavolta siamo d’accordo anche noi con il vostro giornale di riferimento!). Ma sappiamo bene che la strada della Verità e della Giustizia per voi è troppo difficile. E allora avanti con un’altra stagione di caccia alle streghe, al grido di “tutti colpevoli”! In fondo, è il modo più comodo per non dovere rispondere dei propri errori e accontentare qualche altro fesso.
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