A quali conclusioni ci porterà l’iniziativa del superprocuratore Palazzi di riascoltare alcuni testimoni e imputati del processo della giustizia sportiva celebrato nell’estate del 2006, non è dato al momento saperlo. Certo è che molti protagonisti sfuggirono allora alle indagini e alle condanne, che più volte abbiamo osservato essere state frettolose e incompiute. L’Inter più di tutte le società sembra rischiare di rimetterci qualcosa. Il Milan poco o niente, in virtù del fatto che sia come società, sia nelle persone dei suoi dirigenti e presunti tali è stato già oggetto di condanne specifiche. Si discute però di revisione del processo e anche la posizione del Milan potrebbe rivelare nuovi spunti di riflessione. C’è la possibilità che la FIGC decida, in virtù del tante volte citato art. 39, di rivisitare quanto passato in giudicato alla luce di nuovi fatti, nuove prove e prove che si sono dimostrate essere false. E c’è il suggerimento prezioso dell’avvocato Prioreschi, che ha affermato che chi si è reso responsabile di comportamenti sanzionabili come antisportivi o illeciti e senza farne parola, è incorso nella reiterazione del comportamento stesso, annullando i tempi della prescrizione. Insomma, non è detto che chi a suo tempo non volle o non fu in grado di parlare, potrà tacere per sempre.
Durante l’interrogatorio presso l’ufficio indagini della FIGC, Galliani aveva fatto delle affermazioni importanti. E’ ragionevole fare un raffronto con quanto è andato emergendo dal giugno del 2006? Forse provarci può rappresentare una semplice speculazione dell’intelletto, forse può aiutarci a capire e a trovare qualche altro tassello del complesso puzzle dei fatti e delle responsabilità di calciopoli.
Riguardo a Meani.
Sul dirigente milanista delegato ad occuparsi degli arbitri, Galliani dice: “Meani è un consulente dell'AC Milan e occupa il ruolo di addetto agli arbitri. Non è mai stato un dirigente del Milan, ma dal 2001 è legato al Milan da un contratto di collaborazione coordinata e continuativa (un co. co. co fu l’espressione usata in maniera ironica). Tutte le società hanno questa figura. Meani non è un tesserato della Figc. Meani non frequenta la sede del Milan, con lui ho solo rapporti occasionali”. Il 4 luglio il procuratore Palazzi si esprime così: “Meani risulta essere dirigente addetto agli arbitri ed era a pieno titolo tesserato della società Milan. Del tutto irrilevanti pertanto le circostanze addotte per ridurre la portata del suo ruolo”. Prosegue dicendo che “Meani intratteneva rapporti telefonici con gli assistenti degli arbitri”. Ma di Adriano Galliani afferma che “approvava la condotta di Meani”. Sappiamo che gli esiti del processo del 2006 hanno visto per il solo Meani confermata l’accusa di illecito, art. 6. Nessuna corresponsabilità per il Milan e Galliani. Forse conviene allora non soffermarci troppo sulla definizione di “dirigente a termine” che si potrebbe coniare nei confronti dell’ex arbitro, quanto piuttosto sulla controversa qualifica. Il Regolamento del Giuoco del calcio compendia la figura di “addetto agli arbitri” , nella regola n. 5, dal titolo “L’arbitro” . In merito alle decisioni ufficiali della FIGC è espresso quanto segue: Persone ammesse nel recinto di gioco. Per le gare organizzate dalla Lega Nazionale Professionisti e dalla Lega Professionisti serie C e Dalla Lega Nazionale Dilettanti in ambito nazionale sono ammessi nel recinto di giuoco, per ciascuna delle squadre interessate, purché di tessera valida per la stagione in corso: a) Un dirigente accompagnatore ufficiale; b) Un medico sociale; c) Il tecnico responsabile e, se la società lo ritiene, anche un allenatore in seconda; d) Un operatore sanitario ausiliario designato dal medico responsabile sanitario della società e) I calciatori di riserva; f) Un dirigente addetto agli ufficiali di gara, solo per la società ospitante. La presenza nel recinto di giuoco del medico sociale della squadra ospitante è obbligatoria. La violazione di tale obbligo deve essere segnalata nel rapporto di gara ai fini della irrogazione di sanzioni disciplinari a carico delle società. Quando Galliani dice che ogni squadra ha un addetto agli arbitri si riferisce a un altro tipo di figura rispetto al ruolo di Meani, che come è confermato dalla difesa del suo avvocato Edda Gandossi, nel corso della quarta giornata del processo CAF, intratteneva invece rapporti di “confidenza” e “amicizia” , tra gli altri, “con ex colleghi come Collina e Racalbuto” fuori dal recinto di gioco. Riguardo poi a rapporti occasionali con Meani, che Galliani dichiara non frequentare nemmeno la sede del Milan, vedremo dalle successive osservazioni che emerge un quadro diverso.
Riguardo alle designazioni degli ufficiali di Gara, in particolare Pisacreta.
Sempre nel corso dell’interrogatorio presso l’ufficio indagini della FIGC, Galliani afferma: “L'addetto all'arbitro viene vissuto quasi come un parafulmine, perché gli addetti all'arbitro sono stati solitamente ex arbitri. E, quindi, spesso con gli addetti ci si sfoga sul comportamento degli arbitri. Non ho mai dato input a Meani per intervenire sulle designazioni degli ufficiali di gara. Non ricordo di aver mai parlato con il Meani dell'assistente Pisacreta”. Il 18 aprile 2005 Meani telefona a Collina. L’intercettazione viene resa nota dai legali e consulenti della difesa di Moggi nella prima settimana di aprile del 2006. I due parlano divertiti, con tono estremamente confidenziale, della designazione dei guardalinee Babini e Puglisi per Milan Chievo (finita 1-0 per i rossoneri) del 20 Aprile 2005, una delle partite che hanno interessato gli inquirenti di calciopoli. Collina, in quel momento arbitro in attività, si complimenta con Meani per la sua potenza, per la designazione dei due, notoriamente “amici” dei rossoneri. Meani risponde che è bastato “tirargli le orecchie come quelle dell’asino” per ottenerla. Poi allude alla futura nomina di Collina a designatore arbitrale e l’arbitro risponde: “non penserai mica di poter fare una cosa del genere”. E ancora : "Ho aperto il computer, ho visto la coppia e dico 'Non ci posso credere'. Da morire dal ridere” . Meani: "Telefonagli a Brontolo (chiama così Galliani, uno che pretende il massimo ed è sempre arrabbiato), gli dici 'Dio bono, non hai schifo', digli.." . Dopo un taglio nel file audio dell’intercettazione, Meani allude al "veto" a Pisacreta, che sarebbe stato ordinato da Galliani: "Perché io mi ricorderò sempre che quando avevamo posto il famoso veto, perché Galliani si è incazzato con Pisacreta, l’unico che mi ha telefonato per dirmi che (Pisacreta, ndr) è un bravo guardalinee e una bella persona, per garantirmi, per dirmi di non fare queste cose, è stato lui. Un altro conoscendo il vostro mondo avrebbe detto lascialo là...". Collina annuisce: "... che ne fa di meno". Meani: "Bravo, bravo". Nell’intercettazione Collina afferma di avere provato a contattare telefonicamente "il capo" (Meani lo definisce "il grande capo"), cioè Galliani. Galliani non solo avrebbe parlato con Meani di Pisacreta, ma viene riconosciuto sia dall’addetto agli arbitri del Milan, che dal n. 1 degli arbitri italiani come “il capo” . Di chi? Di cosa? Ma non era Moggi? Che con gli arbitri nemmeno ci parlava.
Riguardo a Collina, Puglisi, Marano.
Galliani afferma all’ufficio indagini della FIGC: “Non ho mai incontrato Pierluigi Collina. Ricordo di aver parlato con Collina telefonicamente soltanto negli ultimi periodi. Puglisi è l'assistente storico di Collina, un assistente internazionale. Non mi sono mai interessato alle nomine di Puglisi e di Marano”. Non sapremo mai se la cena presso il ristorante di Meani della quale parlavano Meani e Collina in un’intercettazione nota ai tempi del processo di calciopoli della giustizia sportiva si svolse o no. Certo è che più volte, sia Collina, sia Meani, sia lo stesso Galliani alludono quanto meno a rapporti telefonici tra Galliani e Collina. Lo stesso Galliani conferma di aver parlato telefonicamente con Collina negli ultimi periodi. Perché? Senza preservativi né parafulmini a fare da tramite. Si tratta di rapporti vietati con arbitri, non permessi dal regolamento per quanto criticabili, con designatori. Si tratta di ciò che non è mai stato provato a carico della Triade. Considerando pure il fatto che né Collina né Galliani sono mai stati intercettati, ma il solo Meani e per il breve periodo di tre mesi. Lo faceva da presidente di Lega? Non c’era conflitto d’interesse? Cosa si dicevano? Agli inquirenti non interessava? Come già era stato per l’Inter quando il guardalinee Coppola si era proposto ad Auricchio e collaboratori? Si tratta di mancanza di curiosità, negligenza o atteggiamento protezionistico nei confronti del vice Presidente della squadra del Presidente del Consiglio nonché allora Presidente di Lega? A distanza di 54 mesi non ci siamo stancati di aspettare di conoscere come stanno realmente le cose e di chiedere che chi si è reso responsabile di qualche omissione ci spieghi come e perché. Su Puglisi e Marano esiste la seguente intercettazione tra Meani e Galliani, emersa di recente al processo di Napoli, nella quale i due preparano forse il terreno per il futuro della “scuderia Milan”. Meani: "E' possibile che io possa con Lanese spingere due persone da mettere nelle commissioni Dilettanti e C". Galliani:"Spinga". Meani: "Perché se abbiamo un po’ di controllo anche nelle categorie inferiori e' meglio". Galliani: " Va bene, va bene, spinga, spinga; son gente di fiducia?". Meani: "Son gente (di fiducia)...guardi, uno e' Marano, tra l'altro e' siciliano e quindi non destiamo nessun sospetto, e' quello che ha fatto il guardalinee in Serie A per tanti anni". Galliani: "Va bene" Meani: "Va bene Dottore (??)". Galliani: "Va bene, spinga". Meani: "Spingo come un pazzo...e Puglisi..Puglisi bisogna fare tutto per metterlo in A e B". Galliani: "Ma dove? negli assistenti peró...". Meani: "Negli assistenti, certo". Galliani: "Va bene" Meani: "Va bene Dottore (??)". Galliani: "Saluti". Meani: " Saluti, tante buone cose". Difficile escludere la falsa testimonianza da parte di Galliani.
Riguardo allo slittamento del campionato in seguito alla scomparsa di Giovanni Paolo II, Galliani dichiara all’ufficio indagini FIGC: “Mi ricordo che in occasione della morte del papa venni contattato dal presidente del CONI e dal presidente della FIGC per decidere cosa fare essendo lo slittamento del campionato di competenza della LNP. La decisione della LNP di far slittare una giornata venne concordata con Petrucci e Carraro”.
Citiamo l’intercettazione Meani Ramaccioni, nella quale Ramaccioni passa subito al telefono lo stesso Galliani, riportata da Tuttosport il 16 novembre 2010. Meani: Ciao Silvano (Ramaccioni) sono Leonardo. Allora cosa han fatto? Hanno fatto slittare il campionato, allora, praticamente… Ramaccioni: Sì, sì. Se vuoi ti passo il presidente, te lo passo. E’ slittato. Galliani: Leonardo? Meani: Dottore? Galliani: Allora abbiamo slittato, giochiamo sabato alle 20.30, anzi alle 18 col Brescia, poi domenica andiamo Siena. Meani: Senza Kakà, senza l’altro. Galliani: Ma secondo lei io dormo? Meani: No Galliani: Lei pensa che io dormo, ma porca troia. Anche perché quel figlio di puttana di Moggi, le racconto: Moggi, che è un figlio di puttana, faccio sentire anche a Costacurta così si carica. Ha pure chiamato Preziosi (e gli ha detto) Adriano l’ha fatto apposta così recupera i sudamericani, c’hanno Shevchenko che sta meglio, hanno spostato di una settimana. Con l’Inter ce l’abbiamo già. Dopo pensiamo a quelli di Torino. L’abbiamo già sistemata perché l’accoppiata Moggi-Capello è? Meani: E’ micidiale? Galliani: Come Capello-Sensi, via Capello, Sensi è tornato amico. L’abbiamo purgato già l’anno scorso, lo purghiamo anche quest’anno. Fa niente (ride). Capito Leonardo. E’ pieno di uccelli paduli, se non tiri le corde, non capiscono. Meani: Anche se ho visto che nel sorteggio gli è saltato fuori Collina: e ciò è positivo. Galliani: Tranquillo, vigilare su tutto.
Galliani non dormiva, provvedeva a far slittare il campionato e se ne compiaceva con Meani. Testimone Costacurta.
Riguardo ai rapporti di Galliani con Bergamo e Pairetto, designatori arbitrali.
Così Galliani all’ufficio indagini della FIGC: “Mi sentivo telefonicamente sia con Bergamo che con Pairetto, ma molto raramente. Non escludo qualche volta di essermi lamentato sugli arbitri né sugli assistenti. Preciso di non averli mai incontrati se non in occasioni ufficiali”. Citiamo l’intercettazione Bergamo Galliani dell’aprile 2005. Bergamo: "Dottore buonasera". Galliani: "Eccomi buonasera". Bergamo: "Volevo farla partecipe di una guerra di cui il solo responsabile sono io, Paolo Bergamo, perché Griselli (un assistente) è di Livorno, se avesse visto salvava capra e cavoli, ma siccome non è andata così... è uno sfogo tra me e lei...". Galliani: "Questi signori hanno perso la testa mi creda, perché ci sono comportamenti nei confronti dell'universo, in Lega in Federazione...". Bergamo: "Io glielo voglio dire perché si sappia, tra me e lei naturalmente...". Galliani: "Non si preoccupi, tale rimane...". Bergamo: "Io posso sbagliare magari una griglia, penso che un arbitro sia in forma e magari non è in forma, oppure l'arbitro è in forma e sbaglia, però a priori voler sbagliare è tutta un'altra cosa, mi taglierei le mani, mi creda... Ecco questo filo che ho con lei vorrei tenerlo fino a giugno Dottore...". Galliani: "No, no, no, ma poi si vedrà... adesso vediamo la fine del campionato... con i giusti equilibri...". Bergamo: "Mi faccia sentire un po' il suo calore, il suo calore in questo momento perché...». Galliani: "Assolutamente...". Bergamo: "Sono solo, non solo, meno che solo...". Galliani: "Ma no, no ci sono io...". Premuroso Galliani, soprattutto alla vigilia della sfida scudetto Milan Juventus. Senza contare le 50 telefonate scoperte dalla difesa di Moggi tra Galliani e Pairetto tra il novembre 2004 e il maggio 2005. Quanto alle cene a casa di Bergamo con i principali dirigenti del calcio italiano, tra i temi più discussi nel corso del controesame della difesa di Moggi al colonnello Attilio Auricchio, nell’aprile 2010, lo stesso Bergamo ha chiesto e ottenuto di rendere dichiarazioni spontanee: "Sono diventato quello che faceva le cene e poi si trasformava nel maghetto del sorteggio. Nel 2004/05 avevo già deciso che sarebbe stato l'ultimo anno e che avrei dato le dimissioni, cosa che poi ho fatto non senza scalpore. Fu così che decisi con mia moglie che quando fossero venute a giocare a Livorno Inter, Juve e Milan, avremmo potuto organizzare delle cene con Facchetti, Galliani e Moggi, amici che conosco da 35 anni. Così a gennaio telefonai a Facchetti che stette a cena da me. Lo stesso feci con Galliani, ma lui il giorno prima della partita mi spiegò che essendo candidato alla presidenza della Lega la cosa poteva essere mal interpretata e declinò. A fine campionato, con la Juve già campione, chiamai Giraudo chiedendo se fosse un problema per lui la presenza di Innocenzo Mazzini. La cena ci fu, con la mia casa circondata dai carabinieri ma i regolamenti non vietavano questo tipo di cene… I regolamenti non impedivano di avere rapporti con le società. C'era l'esigenza di tenere contatti con le società di calcio per capirne gli umori e per sapere dettagli che gli arbitri non dicono”. A parte che i carabinieri si attivavano solo quando erano presenti i rappresentanti della Juventus, fa pensare il guizzo di Galliani, che si ricorda dell’eventuale conflitto d’interesse legato al fatto di essere candidato alla presidenza della Lega.
Riguardo al conflitto d’interesse.
Galliani, quando scoppia calciopoli, abbiamo detto più volte, rivestiva la carica di Vice Presidente Vicario del Milan e di Presidente di Lega. Questo dualismo viene evidenziato già da Collina, che discutendo con Meani di un eventuale incontro, si chiede in quale veste incontrare Galliani, ritenendo alla fine comoda la soluzione del ristorante dell’addetto agli arbitri del Milan per i requisiti di segretezza. Ma ci sono dubbi più profondi, che investono non soltanto lo stesso Galliani, quanto più in generale lo stesso Milan. Auricchio, nella sua deposizione al processo di Napoli, identifica facilmente le testate legate alla Juventus, mentre sembra non avere sentore dei collegamenti tra il Milan e Mediaset. Noi che ci siamo visti squalificare Ibrahimovic attraverso l’utilizzo di una prova televisiva, qualche domanda ce la siamo posta. E ce la siamo continuata a porre per la verità a ogni puntata di Controcampo, ironicamente ribattezzato da anni Controjuve. Abbiamo visto riacutizzarsi l’attenzione recentemente, in occasione dell’infelice uscita di Pistocchi riguardo a Krasic.
Sempre all’ufficio indagini della FIGC Galliani dichiara: “Non ricordo di essermi interessato alla nomina di D'Addato a Presidente degli arbitri della regione Puglia. Non escludo di aver detto comunque al Meani che poteva interessarsene”. Tra le intercettazioni conosciute al processo di Napoli, scopriamo che Meani, tanquillizza D’Addato: Galliani gli ha dato parere positivo per interpellare Tullio Lanese e vorrebbe fargli fare il presidente. Ancora riguardo alla raccomandazione richiesta da Paparesta, Galliani confessa all’ufficio indagini della FIGC: “Sì, mi sono interessato ad un dossier che Meani mi aveva detto essergli stato consegnato dall'arbitro Paparesta, non attinente al calcio ma, per quel che ricordo, ad una materia relativa al carburante ecologico. Ho fatto davvero da passacarte a favore della mia segretaria invitandola a trasmetterlo alla segreteria del dott. Letta. Ricordo di aver parlato con Meani e di avergli detto di dire a Paparesta che la documentazione era stata trasmessa. Non mi sento di escludere, ma non ricordo, di aver sentito, successivamente, il Paparesta”. Esercita palesemente la sua influenza e nemmeno lo nega. Paparesta era un arbitro in attività. Oggi è opinionista presso Mediaset.
Riguardo alla sudditanza psicologica esercitata dalla Juventus.
L’ultima stoccata di Galliani, anche all’ufficio indagini FIGC, è per la Juventus: “Pensavo che ci fosse la famosa sudditanza psicologica nei confronti della Juventus. D'altronde basta analizzare gli standard di riferimento tra quanto accade in Italia e quanto accade, alle squadre italiane, nelle competizioni europee. Ad esempio, il rapporto tra numero di falli fatti e numero di ammonizioni ed espulsioni conseguenti: ad esempio, Milan e Inter hanno più o meno lo stesso rapporto tra falli fatti, ammonizioni ed espulsioni, mentre i parametri si differenziano per quanto riguarda la Juventus. Negli ultimi 5 anni in Italia la Juventus ha vinto 4 scudetti e il Milan 1, mentre, nello stesso periodo, in Europa il Milan ha sempre fatto meglio della Juventus”. Andrebbero forse detratte dal conto le espulsioni e le ammonizioni inesistenti, come da copia incolla di Auricchio. Andrebbe consultata la classifica di wikipedia relativa ai rigori concessi in serie A nel periodo della Triade. Andrebbe conteggiata l’espulsione che ci costò l’assenza di Nedved proprio nella finale con il Milan di CL, nel 2003. Bisognerebbe ricordare che il Milan vinse quella competizione con tre pareggi, mentre la Juventus giocò contro il Real Madrid quella che fu definita “la partita perfetta”, la più bella forse di tutti i tempi. Ma se è vero che noi siamo ancora la Juve, nonostante tutto…
“Nei momenti difficili di una partita, c'è sempre nel mio subconscio qualcosa a cui mi appello, a quella capacità di non arrendersi mai. E questo è il motivo per cui la Juventus vince anche quando non te l'aspetti”. Gianni Agnelli |