Una della strategie da sempre utilizzata per il mantenimento del potere è quella identificata dall’adagio latino
“Divide et impera” , consistente nella divisione e frammentazione del potere dell’opposizione, affinché essa non possa riunirsi né collaborare per un obiettivo comune.
Elemento caratteristico di questa tecnica è il creare o alimentare faide e dissapori tra gli eventuali antagonisti del potere, contribuendo così all’indebolimento e al successivo deterioramento dei loro rapporti reciproci, rendendo impossibili eventuali alleanze o coalizioni che potrebbero mettere in discussione il potere dominante.
Il popolo juventino ha sempre dovuto fare i conti con una realtà molto particolare: sempre maggioritario in senso assoluto (nessuna squadra può vantare tanti tifosi come la nostra), eppure spesso minoritario se calcolato in un ristretto confine geografico, poiché i nostri tifosi non sono riferibili ad un’unica grande concentrazione, che normalmente ha il suo centro nella città di riferimento come per esempio avviene per Napoli e Roma o Fiorentina e Genoa, bensì sono distribuiti per tutta la nostra penisola e non esclusivamente a Torino.
Questa particolarità, tra le altre, ha svolto evidentemente funzione di gradiente per rendere molto più fluida la diffusione all’interno di tanti nostri tifosi del seme della discordia, rendendoci così un modello di perfetta applicazione del “Divide et impera”.
Siamo molto più di dieci milioni di tifosi. Mi viene in mente Archimede: dateci un punto d’appoggio, e solleveremo il mondo. Invece no.
Abbiamo assistito alle nostre divisioni, vuoi magistralmente favorite da chi ci vuole male, vuoi dai media, vuoi da noi stessi, giacché non possiamo considerarci immuni dall’aver umanamente sbagliato.
Ci siamo così ritrovati classificati in categorie più ristrette con punti di marcata discontinuità l’uno con l’altro, categorie
tutte rigorosamente concettualmente
inaccettabili. I moggiani.
I normalizzati.
I rancorosi.
I tifosi di serie A, B e C.
Navigando quando posso in tanti forum juventini, non faccio fatica ad immaginare la prima obiezione che qualche amico mi solleverà (pochi, ma qualcuno lo farà, ne sono certo): verrò accusato di far parte di una categoria (appunto !??!) che sarebbe stata tra le prime ad aver alimentato suddette divisioni.
Bene, la mia risposta è estremamente semplice: non lo credo. E credo semmai in tal senso che la peggiore uscita sia senz’altro da attribuire al nostro attuale presidente, che nel suo ruolo istituzionale non avrebbe dovuto alimentare ulteriori scissioni dividendoci in tifosi di serie A, B o C.
Ad ogni buon conto, qualunque sia stata la prima gallina ad aver fatto l’uovo, la trovo una futile argomentazione.
Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Un po’ come quando i bambini litigano, e l’adulto nel dividerli si sente immancabilmente dire: “E’ stato lui a cominciare”: se vogliamo che questi bambini crescano e diventino uomini, dobbiamo insegnare loro che l’errore resta e deve venire riconosciuto comunque. Al torto si ripara con la comprensione ed il dialogo. E un domani, per cullare il sogno di un mondo migliore, sarà necessario la cooperazione di tutti.
Forse è arrivato il momento anche per noi tifosi juventini di crescere.
Con la caduta nel processo Gea dell’accusa di associazione a delinquere, il tempo delle mele è terminato. Certo il processo di Napoli è un’altra cosa. Tuttavia, una delle due stampelle che sorreggeva un’accusa già zoppa, è volata via al primo soffio di vento.
E’ arrivato il momento, tutti insieme, di chiedere la verità e pretendere indietro quanto ci è stato ingiustamente sottratto, i due scudetti, ed ottenere finalmente la pulizia da quella macchia infame con cui hanno infangato la nostra storia, unica e leggendaria, dal 1897 ad oggi. Diceva Gorge Orwell: “Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario”.
E allora che sia rivoluzione.
Il comunicato "congiunto" del 22 gennaio 2009 di Associazione Nazionale Amici della Juventus, Associazione ItaliaBianconera, Associazione GiùlemanidallaJuve, VecchiaSignora.com, J1897.com, Juventus Club curva Filadelfiasia sia solo il primo passo di questa nuova grande forza: l'unione e la solidarietà degli uomini possono prosciugare i mari e abbattere le montagne.
Solo pensando in grande si possono ottenere grandi risultati.
Pensare di riottenere indietro il maltolto e festeggiare tutti insieme il 30esimo scudetto per uno juventino non è poi nemmeno pensare in grande: è semplicemente restare in linea con la tradizione della propria storia, quella di una squadra che da sempre, e inarrestabilmente, è abituata a primeggiare ed essere il punto di riferimento per tutti.
Commenta l'articolo sul nostro forum!