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Attualità di M. VIGHI del 15/02/2011 10:23:06
Le parole di Delneri

 

“Le critiche non mi importano, io sono le mie parole” canta Bob Dylan. Oppure io sono il mio lavoro, potrebbe rincarare la dose l’allenatore della Juventus Luigi Delneri.

Al termine della meritata e sofferta vittoria dell’importante incontro con l’Inter, terminato 1-0 grazie alla rete siglata da Matri alla mezzora, il mister bianconero come di consueto si è presentato alle telecamere pronto ad affrontare la solita raffica di parole (tante, al vento, sovente rimangiate una domenica sì e l’altra pure) dei soloni dei salotti delle varie teletrasmissioni sportive della domenica sera.
Ma alle critiche ricevute e le provocazioni del tipo “Delneri avevano detto che lei forse non è un allenatore da Juventus” , il mister di Aquileia ha sempre ribattuto così, ormai da mesi. Io sono le mie parole, io sono il mio lavoro. Non devo niente a nessuno, non sono le vostre critiche che mi interessano. Sono io che devo sentirmi da Juventus, e io mi sento da Juve. Con l’aggiunta, non di poco conto, che “i miei ragazzi mi dimostrano che pensano che io sia da Juventus, e così la dirigenza”.

Perché le parole per essere come le perle dovrebbero essere dosate, affinché siano rare (benché presenti) ma preziose. E questo Delneri dimostra di saperlo, capace di non ergersi mai a protagonista davanti agli schermi in tutta la sua carriera, mai alla ricerca dei titoloni e della copertina dei giornali. Eppure capace, in pochi mesi di attività alla corte bianconera, di regalare solo nelle due ultime settimane due dichiarazioni che la tifoseria juventina agognava di sentire da troppi anni, dalla sera di Palermo con quel “Calciopoli se mai c’è stata…”, alla vittoria di ieri sera con quel “per me è motivo di grande orgoglio essere allenatore della Juventus” .

Poche le parole, sempre ben dosate, ma presenti. Perché la virtù va esercitata proprio in quella terra di mezzo che sorge tra la vacuità di regalare fiume di parole inutili, e la inettitudine di relegarsi dietro ad un omertoso silenzio. “Alla fine non ricorderemo le parole dei nostri nemici, ma i silenzi dei nostri amici” , diceva Martin Luther King. Quanto siamo lieti di non dover più sopportare i silenzi amici, il mister non può umanamente esserne consapevole. Ma noi tifosi sì!

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