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Farsopoli di F. ZAGARI del 16/02/2011 07:28:07
Calciopoli: schizzi di fango

 

Sono anni che un giorno sì e l’altro pure tutti si sentono in diritto di parlare di calciopoli.
Vista da fuori, calciopoli sembra un’arena di lottatori nel fango. Sembra che a nessuno importi nulla del danno arrecato al nostro calcio. Sembra che a nessuno importi un fico secco dei tantissimi tifosi, cui s’infligge il supplizio di spiegare, a seconda del narratore, cosa diavolo successe nell'estate del 2006.
I più dicono: lasciamoci alle spalle quello che è stato, è ora di guardare avanti e incamminarci verso un calcio più pulito. E’ vero, ma il tutto durò qualche mese e la credibilità ad oggi sta pari allo zero.
E' vero, come dicono altri, che calciopoli non va dimenticata, che la giustizia deve fare il suo corso e restituirci quantomeno la possibilità di ripartire da uno in tema di credibilità. Ma questo calcio è in grado di garantirlo? Questa giustizia è in grado di fare il proprio corso?
Nell’insieme il sistema calcio non è stato capace d’altro che continuare la lotta nel fango.

Dal 2006 in poi s’è divisa l’Italia in tifoserie forsennate, disposte a tutto, pure a segare il ramo dove sono sedute, pur di vedere crollare l’altra curva.
Dal 2006 in poi non si è fatto altro che riempire salotti, pagine di giornali e aule di tribunale, e i protagonisti scesi nel quadrato non hanno fatto altro che propagandare le proprie presunte verità, e il costo di tali comportamenti, oggi come ieri, l'ha pagato la Juventus, intesa come maglia, come storia, come tifosi.

Tutti hanno le loro responsabilità, nessuno escluso.
Certe condotte non erano compatibili con i posti occupati, né si poteva pensare che in assenza di reato sarebbero state punibili. Certe illazioni erano incompatibili con il ruolo ricoperto, e si puntò sulle procure perché riuscissero dove altrimenti non si sarebbe potuto.

Oggi, però, sono tutti (o quasi) presenti al ritiro delle cedole, vittime e carnefici.
Se avessero una dignità, se avessero un’idea, magari sfumata, di cosa sia l’interesse calcistico nazionale avrebbero provveduto: da una parte a fare una giusta giustizia, dall'altra a fare silenzio, facendo la parte non solo delle persone responsabili e ragionevoli, ma anche di quelli abbastanza sicuri di sé da non dovere scommettere tutto sull’abbattimento dell’avversario.

Nei giorni susseguenti allo scoppio del presunto scandalo, un noto giornalista si chiese: cui prodest? A chi giova il tutto?
A distanza di cinque anni, con ancora i salotti, pieni, il nero su bianco sulle pagine dei giornali e le aule di tribunale stracolme, mi domando: cui prodest? A chi giova tutto questo?
Ho smesso da tempo di coltivare la speranza, e le ultime vicende hanno spento per sempre il lume della dignità e della giustizia, inzaccherate dagli schizzi di fango.

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