la juventina: "Pronto?"
l’interista: "Ciao, Buona Pasqua."
la juventina: "Auguri."
l’interista: "Anche per stasera. Scommettiamo?"
C’è Inter - Juventus. Il cartone gli ha dato alla testa. Se arriva a giocarsi qualcosa, stavolta deve proprio sentirsi convinto.
la juventina: "Un caffè?"
l’interista: "Di più."
Però...
la juventina: "Una granita."
l’interista: "Va bene, aggiungi un nuovo appuntamento per domani mattina al Mythos. Paghi tu."
la juventina: "Staremo a vedere."
Il mare blu di Trezza accarezza i faraglioni neri. Sapore bianco di mandorla e nero di caffè…Inzuppo la brioche… Questo è il mio derby d’Italia. I nostri colori e tu che paghi il conto. 22 marzo 2008. La Gazzetta dello Sport. “La Juve stende l’Inter. I bianconeri vincono 2 – 1 a San Siro con reti di Camoranesi (in fuorigioco, un capolavoro che aizza le farfalle nello stomaco, ndr), Trezeguet e Maniche. Ottimo secondo tempo della squadra di Ranieri, nerazzurri con evidenti limiti atletici, ma autori di un generoso forcing finale. Che non basta”. E no, che non ti basta. Nemmeno stavolta ti è bastato. 13 febbraio 2011. Tuttosport. “L’Inter e la maledizione dello scudetto di cartone. Serie negativa dei nerazzurri a Torino: tre ko e due pareggi. Ultimo successo? Proprio quello dell’anno di Calciopoli: il 20 aprile 2005, arbitro proprio il famigerato De Santis (ma non era il sodale di Moggi?)”. Rete di Matri al 29’ (come gli scudetti) e traversa di Eto’o all’88’. Se bussi alla porta del destino e ti dice no, un motivo ci sarà. Lo chiamano derby d’Italia. Bianconeri e nerazzurri si sono incontrati 216 volte, con 96 vittorie della Juventus, 53 pareggi e 67 vittorie dell'Inter. 54 vittorie, 14 pareggi e 10 sconfitte a Torino per la Juve. Il 12 febbraio 2006 la Juventus vince 2 – 1 a Milano, con reti di Ibrahimovic, Samuel e Del Piero. E’ l’ultima partita prima di calciopoli. L’inter Campione d’Italia a tavolino su ordinanza della FIGC del 26 luglio 2006, arriva terza, con 76 punti, a una distanza siderale dal Milan secondo con punti 88 e dalla Juventus prima con punti 91. Il 4 novembre 2007 si disputa la prima partita di campionato tra le due squadre dopo il ritorno della Juventus in serie A. 1 – 1 a Torino, con reti di Cruz e Camoranesi. Finisce con un pari, come il 3 ottobre 2010, sesta giornata di andata di questa competizione, 0 – 0. Nei campionati disputati dopo calciopoli, l’inter in casa vince due volte, una perde e una pareggia. A Torino non riesce ad imporsi. Dal 2006 ha espugnato l’Olimpico in una sola occasione, in Coppa Italia per 3 – 2, il 30 gennaio 2008. Nonostante lo tsunami che li ha travolti, i bianconeri tengono botta. Ma wikipedia recita: “Dopo le vicende di "calciopoli", nel 2006, con la revoca di due scudetti alla Juventus e la consegna dell'ultimo all'Inter, la rivalità sportiva fra le due tifoserie è aumentata in modo allarmante fino a spingere le rispettive dirigenze ad uno sforzo volto a stemperare gli animi e a riportare il confronto ad un livello accettabile”. Lascio a ciascuno di giudicare in che misura la seconda parte dell’affermazione corrisponda a verità. Sentite le dichiarazioni del presidente dell’Inter, che ancora ha qualcosa da dire sulla partita del 10 giugno 1961. 9 – 1 per i bianconeri. In quella occasione Angelo Moratti fece schierare la primavera, per protestare contro la decisione di far ripetere il match assegnato in un primo tempo a tavolino ai nerazzurri a causa di un’invasione di campo. Per la cronaca Umberto Agnelli, succeduto al fratello Gianni, era presidente della FIGC. Vecchie abitudini. Vecchie ruggini e rivalità, che fecero coniare a Gianni Brera nel 1967 l’appellativo di derby d’Italia. Se agli interisti rode di non riuscire a manifestare superiorità sul campo, agli juventini brucia l’essere riusciti negli ultimi anni a togliersi ben poche soddisfazioni oltre a battere i nemici storici. Abituati a vincere e ad andarci vicino anche in Europa, giudicano ordinaria amministrazione realizzare tre punti in casa, specialmente se non ci vedono nemmeno uno scontro diretto per il tricolore. L’Inter è diventata “la” squadra da battere, seppure spesso battuta. Lo spauracchio è ridurre le ambizioni a tentazioni di provincia. Anche se l’orgoglio e la grinta dei nostri giocatori sembrano ancora una volta quelli di sempre. Siano essi glorie collaudate del calcio italiano come Toni o talenti finalmente in grado di esprimersi in una squadra titolata come Matri. Vincere aiuta a vincere. Nel recente passato purtroppo non è stato così. La tensione per il derby d’Italia ha avuto il sopravvento e ci ha lasciati svuotati, impoveriti. Come una guerra. Come un castigo mortale. Come il nemico divorato che ti divora dentro. Un’ansia sconosciuta prima ha modificato la prospettiva. Ha spostato il fine. Che era vincere la partita. E adesso assomiglia a una sete inesauribile. Che non è facile circoscrivere dentro un rettangolo verde. Dentro 90 minuti. Perché c’è un pezzo di storia che è stata smarrita. Un vuoto di memoria da recuperare. Lunedì 14 febbraio 2011. Aci Trezza. Il mare si stende blu cobalto sopra gli scogli di pietra scura. Un gabbiano bianco con le sue ali nere descrive un cerchio nello spazio di cielo tra me e Antonio. E’ il nostro derby. Di parole.
la juventina: "Ciao triplettaro. L’hai digerita la Matri-ciana?"
l’interista: "Se non era per la traversa…"
la juventina: "Sei campione di tutte le galassie e ti bastava un pareggio? Quest’anno lo scudetto te lo sogni."
l’interista: "Però, che bella partita al Massimino. Lodi, Lodi…"
Eccolo lì. La storia è sempre la stessa. Dopo il derby d’Italia mi torna a tifare il Catania. |