Siamo avvezzi a sentire spesso parlare in ambito sportivo di “occasioni” . Di vincere, di segnare un goal, di indossare la maglia di una squadra importante, di scattare in volata, di partecipare ad una grande kermesse dal respiro mondiale.
L’occasione è un contesto che si presenta e nel quale si ha la possibilità di ottenere un risultato. A voler volare alto, scavando a fondo nel vero spirito sportivo, è qualcosa ancora di più profondo: è un infinitesimo istante nel quale si può dimostrare qualcosa, superare un limite preesistente o che inizialmente sembrava invalicabile. Dando prova davanti agli altri delle proprie capacità, ma soprattutto a chi riesce nell’intento di superarsi : perché in primis la competizione dovrebbe sempre essere con sé stessi, per dimostrare che si può sempre arrivare un passo più in là di quello che inizialmente si era riusciti a fare.
Le storie di sport si intrecciano con quelle della vita, e allora ci sono occasioni in cui la prova di essere un vero atleta e quella di essere un vero uomo possono finire con il combaciare. In tempi come questi nei quali i valori di Olimpia soggiacciono spesso e volentieri alle logiche opportunistiche dell’interesse, la suggestione di lasciar libere le ali della fantasia verso il compimento di gesti anche piccoli ma comunque rivolti verso gli ideali sopra esposti è quasi un dovere per chiunque. Per un tifoso della Juventus, da ormai cinque anni smarrito dalle note vicende giudiziarie con connesso tracollo societario e sportivo, è anche un’ancora di salvezza per superare le molte incertezze del presente.
In questa settimana, successiva al tracollo interno con il Bologna e a poco tempo dallo scontro con il Milan, le occasioni per vestirsi dei sogni non sono mancate. C’è una causa in corso a Napoli, nella quale chiunque abbia prestato attenzione e letto le deposizioni dei teste da mesi a questa parte, ha avuto tutta l’opportunità di chiarirsi circa l’inconsistenza delle accuse cardine che hanno causato farsopoli nel 2006. Un processo che la logica vorrebbe vedere avvicinarsi alla assoluzione dei suoi imputati,e che pure nelle udienze appena trascorse ha registrato un rallentamento improvviso e disarmante, con l’ammissione di nuove trascrizioni sulle telefonate, la necessità di rivedere il lavoro del perito, il pericolo di dilatazione dei tempi che con orrore provoca brividi al solo pensiero di rischiare di sfiorare l’ennesimo caso italico di archiviazione per prescrizione, con conseguente impossibilità di poter sancire l’effettivo stato delle cose, al di là delle campagne acclamanti o diffamatorie condotte dai quotidiani mai disinteressati. Due grandi occasioni, per la Juventus e Andrea Agnelli, e per Luciano Moggi. La Juventus che vorrebbe allontanare da sé le ipotesi di essere stata connivente con lo scempio del 2006 per ragioni intestine all’universo degli Agnelli, ma sulla quale pendono le ammissioni di colpevolezza per non aver commesso il fatto (?) del suo avvocato difensore (?!) Zaccone, le affermazioni di John Elkann (“sono state fatte cose riprovevoli”), il ritiro del ricorso al Tar (con Blatter che ringraziava pubblicamente Montezemolo per la sua intercessione). Sarebbe l’occasione per dimostrare che, quale sia la causa passata dell’arrendevolezza e agevolazione del calpestio alla storia bianconera, oggi c’è un’altra volontà. Un’occasione per tutto il mondo Juve di allontanare da sé certe dicerie, o meglio ancora per Andrea Agnelli di dimostrare che davvero ha in mano il timone del nuovo corso, e può invertire la rotta intrapresa cinque anni fa. Sarebbe anche l’occasione per Luciano Moggi di assurgere davvero a paladino della verità, se nonostante la persecuzione mediatica di questi anni arrivasse a rifiutare l’eventuale opportunità della prescrizione (sua facoltà) volendo invece giungere al giudizio, innalzando il valore della verità sopra tutto il resto e anteponendolo agli interessi personali. Grandi occasioni per Andrea Agnelli e Luciano Moggi, che sarebbe bello se venissero sfruttate.
E’ stata anche la settimana in cui i giornali hanno cercato di condire al cianuro il contorno della vicenda del rinnovo contrattuale del capitano Alessandro Del Piero per una nuova e conclusiva stagione. Si è parlato di mezzucci ricattatori, ma a sentire i protagonisti della vicenda non sembrerebbe proprio. Un video con dichiarazione d’amore di Del Piero verso i propri tifosi, con l’idea di “firmare in bianco” qualsiasi proposta per amore della maglia. Che occasione per Alex e per il management juventino di suggellare il rapporto tra il campione di Conegliano e la Juve con un gesto simbolico di sapore ormai antico eppure ancora così dolce, come le vecchie indomabili glorie che non smettevano mai la maglia del cuore fino al termine della carriera. Un gesto che al campione veneto non intaccherebbe il sostanzioso conto economico maturato in questi anni, innalzandolo a leggenda. E che non avrebbe che da apportare beneficio alla società bianconera, se correlato dalla volontà di richiedere alla sua bandiera di caricarsi sulle spalle lo spirito di gruppo venuto a mancare nel recente periodo: fungendo da uomo simbolo di spogliatoio, contemporaneamente già investendo lentamente della responsabilità chi sarà designato per la sua successione, e lasciando il campo solo come componente marginale, vista l’evidente età avanzata del calciatore, che riuscirebbe comunque anche in pochi attimi a far brillare il suo enorme talento.
E’ infine stata anche la settimana del toto-allenatore, delle illazioni su Delneri e la sua popolarità all’interno del mondo Juve, giocatori e dirigenza. Un’occasione per dimostrare al mondo il contrario, la partita contro il Milan.
Per il futuro chissà … mentre qualche buontempone, in relazione ai dissapori tra Mourinho e il Real Madrid e le dichiarazioni dello special one di essere pronto a ritornare in Inghilterra o in Italia, ha tentato di accostare il tecnico portoghese alla panchina della Juventus. Che occasione per un allenatore che ha vinto tutto ma sempre con a disposizione gli organici più forti, e per di più assistito anche da eventi esterni sempre terribilmente favorevoli (gli accoppiamenti fino alla finale del Porto nella vittoria in Champions League, la decimazione degli avversari dell’inter nel campionato italiano, le ripetute sviste arbitrali tutte a favore dei nerazzuri nel cammino in Champions League della passata stagione). Potrebbe smentire tutti coloro che dubitano delle sue capacità, e anche qualcosa di più: dato il tetto ingaggio della Juventus immensamente più basso di quello di altre concorrenti per raggiungere il tecnico portoghese, sarebbe l’occasione per mostrare al mondo che per Josè è molto più importante dimostrare il proprio valore come tecnico che non tenere alta la propria immagine di vincente, accogliendo sempre e solo le proposte con bassissima (quando non nulla) probabilità di insuccesso.
Ogni momento della vita, ogni strada che si percorre, ogni contesto in cui ci si confronta, le occasioni sono sempre lì ad aspettare che qualcuno le colga… Perché come diceva Lichtenberg , fisico tedesco di fine settecento, fine amico di Goethe e di Kant, e con il quale si confrontò il nostro Alessandro Volta per i suoi esperimenti sull'’elettricità, “l’occasione non fa solo i ladri: ma anche i grandi uomini”.
Seduti sulla riva del fiume, pazienti e idealisti come sempre, siamo noi gli spettatori che avranno l’onere e l’onore di vedere con i propri occhi chi davvero saprà dimostrarsi un grande uomo.
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