Christian Vieri non è stato un campione qualunque. Nella lista FIFA 100, stilata in occasione del centenario della FIFA, Pelé lo ha inserito tra i 125 giocatori più forti della storia e occupa il 71° posto nella classifica dei migliori calciatori del XX secolo della rivista World Soccer. Nato a Bologna nel 1973, ha iniziato a tirare i primi calci ad un pallone a Sidney, in Australia, dove è cresciuto. Arrivato giovanissimo in Italia, partendo da Prato, ha militato in 12 squadre diverse. Dall’Atalanta è approdato alla Juventus nella stagione 1996/’97, vincendo scudetto e Coppa Intercontinentale e disputando la finale persa contro il Borussia Dortmund. Ceduto all’Atletico Madrid, ha vinto la classifica dei marcatori con 24 reti in 24 partite ed è passato alla Lazio per 55 miliardi di lire, dopo il mondiale di Francia. Nel 1999 è stato acquistato dall’Inter per la considerevole somma di 90 miliardi di lire. 190 gare ufficiali, 103 goal. Nel 2002/2003 ha vinto la classifica marcatori di serie A con un numero di reti, 24, superiore a quello delle presenze, 23, aggiudicandosi un record che era stato solo di Felice Borel. Dopo una breve parentesi nel Milan, dal gennaio 2006 ha giocato nel Monaco, dove un grave infortunio lo ha fermato impedendogli di disputare i mondiali 2006. Per la stagione 2006/’07 ha sottoscritto un contratto annuale con la Sampdoria, rescisso senza mai vestirne la maglia e si è trasferito all’Atalanta con un ingaggio proporzionale al rendimento. Nel 2007 è passato alla Fiorentina, a parametro zero. Nel giugno 2008 è ritornato per la terza volta nell’Atalanta, con qualche contestazione da parte dei tifosi. 2 goal in 9 partite, una serie di infortuni e nuova rescissione consensuale anticipata del contratto. In azzurro ha disputato i mondiali 1998 e 2002 e gli europei 2004. Centravanti titolare per anni, ha vissuto le gestioni Maldini, Zoff, Trapattoni e Lippi. Al 9° posto tra i migliori marcatori azzurri di sempre, con 23 goal in 49 presenze, con Paolo Rossi e Roberto Baggio detiene il record di 9 reti messe a segno da un calciatore italiano ai mondiali.
Il 2006 ha segnato per Bobo Vieri una frattura, che ha causato l’inizio del tramonto della sua brillante carriera nel mondo del calcio. Un dato, anzi, una data che lo accomuna alla Juventus, squadra nella quale ha militato solo per una stagione. Ma c’è di più. Il suo nome entra con prepotenza anche nella vicenda
calciopoli. Bobo Vieri è stato uno dei pochi in questi cinque anni a levare alta la sua voce controcorrente.
E’ stato l’unico, insieme e prima di Andrea Agnelli, a mettere seriamente in dubbio la paternità dello scudetto strappato alla Juventus e assegnato a tavolino all’Inter nell’estate 2006. Come mai, se l’Inter è la squadra nella quale ha militato più a lungo e ha segnato il goal n 100, salutato dai tifosi con uno striscione con la scritta:
100 volte fieri di Bobo Christian Vieri? Era il 6 gennaio 2004. Il 2006 ha spostato la prospettiva su molte cose. Non fu solo l’infortunio del marzo 2006 a incidere negativamente sulla sua professione e sulla sua vita. Giuseppe Guastella ha scritto sul Corriere della sera dell’11 dicembre 2008:
“Voleva farla finita con il calcio Christian «Bobo » Vieri. Era la depressione, certificata da una perizia medica che il bomber ha appena depositato alla decima sezione del Tribunale civile di Milano. Per nove mesi l'ex attaccante della Nazionale e di Juventus, Atletico Madrid, Lazio, Inter, Milan, Monaco e Fiorentina, prima di andare all'Atalanta è stato sul punto di appendere le scarpette al chiodo quando nell'autunno 2006 seppe dai giornali che, nell'ambito dell'inchiesta Telecom, era stato trovato un dossier su di lui dal quale emergeva che era stato pedinato e che, altrettanto illegalmente, erano stati acquisiti i suoi tabulati telefonici. «Volevo lasciare il pallone, la passione della mia vita. Ancora oggi non riesco a capire perché mi hanno controllato», racconta”. Dall’articolo apprendiamo che il titolare dell’agenzia investigativa Polis d’istinto, Emanuele Cipriani, avrebbe realizzato un fascicolo su richiesta dell’Inter, che intendeva scoprire perché il rendimento del calciatore si fosse eclissato.
Nell’aprile 2007 Vieri ha fatto causa alla Telecom e all’Inter chiedendo un risarcimento rispettivamente di 12 milioni e di 9 milioni e 250 mila euro per danni all'immagine, alla vita di relazione e per mancati guadagni. Dopo che i pm di Milano hanno chiuso l'inchiesta chiedendo il processo per 34 persone e per le società Telecom e Pirelli, il legale del calciatore, l'avvocato Danilo Buongiorno, ha depositato nella causa civile la perizia medica e alcuni atti dell'indagine penale. L’Inter ha sostenuto che le motivazioni della depressione del calciatore fossero antecedenti ai fatti contestati.
Vieri ha difeso la sua vita di professionista del calcio, mostrandosi turbato e avvilito per le illazioni sulla sua condotta, con sospetti di notti in discoteca la cui divulgazione internazionale sui giornali avrebbe nuociuto alla stipula da parte sua di contratti con l’estero. L’avvocato Buongiorno così si è espresso:
“Moratti ha dichiarato alla giustizia sportiva di non aver mai chiesto al capo della sicurezza Telecom Giuliano Tavaroli di intervenire. Le prove che abbiamo depositato contraddicono le sue affermazioni” . Da una decina di giorni si è avuta notizia che forse, alla prima richiesta di revoca dello scudetto 2005/’06 all’Inter, avrebbe fatto seguito da parte di Vieri un secondo esposto alla FIGC con ulteriori dettagli che riguarderebbero le deposizioni rese al processo Telecom di Milano da Tronchetti Provera, Tavaroli e Cipriani. Utili al procuratore federale Palazzi nell’ambito della convocazione di Massimo Moratti prevista per il 31 marzo. L’udienza del tribunale di Milano del procedimento civile intentato da Vieri contro Inter e Telecom, decisiva per l'ammissione dei consulenti tecnici per la quantificazione del danno, era stata prevista per il 21 marzo, ma è stata rinviata al 30. La vicenda è certamente di grande interesse, vista nel quadro di quanto è emerso nel corso dell’udienza del tribunale di Napoli del 15 marzo, quando le deposizioni di Gianfelice Facchetti e di Danilo Nucini hanno nuovamente sollevato legittimi interrogativi intorno alla vicenda dei dossieraggi Telecom.
Un vizietto, quello di condurre indagini per proprio conto, che potrebbe costare caro all’Inter. La chiave per scoprire se la procura di Milano indagò su segnalazione dei dirigenti nerazzurri, chiamando a deporre proprio Danilo Nucini, che a Napoli non ha smentito, è la consegna del documento noto come modello 45, un sistema nel quale il pm ha facoltà di assumersi la decisione di archiviazione, da parte della Boccassini.
Il 25 marzo è prevista la decisione relativa alla ricusazione della giudice Casoria. Lo stesso giorno si celebrerà l’ultima udienza del processo d’appello GEA, già rinviato lo scorso 1 febbraio. La settimana si preannuncia molto calda. Sembra di essere giunti all’epilogo di un avvincente romanzo giallo, al quale qualcuno sta tentando di strappare le ultime pagine.
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