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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Farsopoli di M. LANCIERI del 24/03/2011 13:27:40
La noia del processo di Napoli

 

Ebbene sì, lo confesso: il processo di Napoli mi ha definitivamente stufato. Dopo quasi 5 anni di chiacchiere, prima sui giornali, poi nelle hall degli hotel e alla fine nelle aule di giustizia, la situazione è molto chiara: abbiamo buttato via 1.500 giorni a chiacchierare sul nulla. Dov’è la novità? Mi ritrovo a ripetere le stesse identiche cose che dicevo nell’estate del 2006, quando parlavo senza avere letto montagne di trascrizioni, senza avere ascoltato testimonianze di ogni tipo ed avere scoperto l’esistenza di personaggi pittoreschi come il mitico Armando Carbone. Passano i giorni e la certezza della farsa è sempre la stessa.

È una scoperta che si ripete ad ogni nuova udienza. Un giorno parla Dal Cin, un altro Gazzoni, un altro ancora Nucini, poi arriva il turno di De Cillis, della Sanipoli, di Manfredi Martino, di Varriale, di Zeman. Tutti personaggi più o meno sconfitti dalla vita, che profittano del banco dei testimoni per lagnarsi contro il destino cinico e baro, contro il “sistema” che non li ha premiati e, alla fine dei conti, non ci svelano niente più che le loro frustrazioni. Più che ad un’aula di tribunale, molti di loro farebbero meglio a rivolgersi ad uno psicologo o ad un prete, pagando con le loro tasche, anziché con quelle dei contribuenti (tra l’altro, nel caso del prete, se la caverebbero con un’offerta libera). Poi si acquisiscono “nuove” (si fa per dire… roba vecchia e ormai ammuffita) intercettazioni, si ripescano diari con le penose elucubrazioni di un anziano dirigente inviperito dalle sconfitte. E, come nel racconto di Borges “Le rovine circolari”, pare quasi di vivere in una realtà onirica, in cui talvolta il tempo si ripete e gli avvenimenti sono ciclici. Così, dopo la ricusazione della prima ora, eccone un’altra, diversa nella forma, ma identica nella sostanza. Ed ecco ancora le stesse tragiche (nel senso più umano del termine) e noiose testimonianze sul vuoto assoluto. Il tempo sembra essere rallentato, dentro quell’aula: ogni volta pare di essere sull’orlo di un abisso, ma poi ci si rende conto che lì dentro non succede mai niente. Una noia mortale.

E allora tante tristi domande affiorano. Perché si è permesso di cominciare un processo del genere? Tutto questo tempo, impegnato ad ascoltare queste fanfaronate, a cosa ci ha portato? Tutti i soldi spesi dalla comunità, per tenere in piedi il teatro dell’assurdo messo in scena a Napoli, quanti problemi seri avrebbero potuto risolvere? E la domanda più inquietante: perché, dopo tanti anni, siamo ancora al punto di partenza? Ah, che brutta bestia la noia!

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