Il teatrino dell’assurdo inaugurato nella primavera estate del 2006 va in scena giorno 31 marzo con
una puntata che si preannuncia all’insegna della farsa, se la notizia anticipata da La Repubblica il 27 marzo dovesse risultare vera
é Palazzi recarsi da Moratti dopo averlo convocato. L’antefatto riguarda l’esposto presentato da Andrea Agnelli lo scorso maggio. Le telefonate c’erano e malgrado tutti gli sforzi fatti per occultarle, sono venute alla luce. Insieme con una serie di sospetti che da tempo inficiano il marchio registrato dell’onestà in casa Inter.
Il 9 giugno 2010 un articolo di Alvaro Moretti su Tuttosport preannuncia un estate calda per la giustizia sportiva, con la notizia che potrebbe rivoluzionare, come già accadde nel 2006, i risultati acquisiti di campionato, coppa Italia e addirittura CL. Si tratta del deferimento che Stefano Palazzi ha inviato a Moratti, all’Inter, a Preziosi e al Genoa per aver trattato la cessione di
Milito e Thiago Motta mentre il presidente del Genoa era inibito. Notizia che lo stesso Preziosi aveva dato a Telenord riferendosi a una colazione di lavoro con Moratti, il 20 maggio 2009. A parte la lungaggine del provvedimento, ritardato di un anno, secondo l’art. 17 si potrebbero avere penalizzazioni di punti per tutte le partite giocate con i soggetti interessati in campo. In realtà Tuttosport sottolinea:
“Nel deferi¬mento, a dire il vero, l’aspetto che si rileva è anche la formulazione: Moratti viene deferito sì per viola¬zione dell’articolo 10 comma 1, ma senza fare riferimento alle conseguenze di nullità dei con¬tratti. Ciò, nonostante la Procura l’abbia a più riprese citato come «non attendibile», a differenza dell’ampia confessione fornita da Preziosi … è inverosimile - attacca la Procura - che Moratti non sapesse delle plurime condanne clamorose (due a 5 anni) del Preziosi e co¬munque (art. 2, comma 3) i comu¬nicati federali si danno per cono¬sciuti (non ammette ignoranza la legge del calcio)” . La sentenza il 9 luglio attribuirà 3 mesi di inibizione a Massimo Moratti, 6 mesi a Enrico Preziosi, più un’ammenda di 45000 euro per l’Inter e una multa di 90000 euro per il Genoa. Moratti commenterà così:
“Aveva ragione Mourinho quando diceva che quest'anno sarebbe stata dura e che ce l'avrebbero fatta pagare".Cosa gli avrebbero fatto pagare non abbiamo capito. Anche
Alessio Secco e Roberto Bettega sono stati deferiti dal procuratore Stefano Palazzi per aver partecipato alla trattativa per l'acquisto di Criscito e Masiello con Enrico Preziosi. La condanna ha previsto un mese di inibizione per i bianconeri e due per il presidente genoano, oltre ad ammende di 10.000 euro per la Juventus e 15.000 euro per il Genoa. Queste ultime trattative risultano dalle intercettazioni dei Carabinieri comprese nell'informativa 'Offside', resa alla procura della Repubblica di Napoli e acquisita dalla procura federale. Quando si tratta di intercettare la Juventus, i carabinieri sono sempre molto attivi e interessati. Il 23 marzo 2010 l’avvocato Prioreschi, durante il controinterrogatorio di Auricchio, chiede perché non siano state rese note telefonate che coinvolgono l’Inter .
Auricchio risponde candidamente che qualcosa sarà sfuggito. Per l’esattezza è sfuggito che anche Facchetti faceva il giochino delle griglie. Nell’intercettazione
Facchetti Mazzei del 25 novembre 2004, Facchetti, come tutti ormai sanno, non solo chiede espressamente per Inter Juventus del 28 novembre che sia inserito in griglia l’arbitro n 1, cioè Collina, ma suggerisce un escamotage perché gli altri due arbitri siano automaticamente eliminati. De Santis per aver arbitrato la Juve la settimana precedente e Rosetti per essere di Torino. Non solo, questa conversazione costituisce la premessa dell’intercettazione del giorno successivo, il 26 novembre 2004, quella intorno alla quale si è voluto giocare su chi tra Facchetti e Bergamo pronunci in fatidico “metti Collina”, a questo punto irrilevante. Nell’intercettazione
Facchetti Bergamo dell’11 maggio 2005 (vigilia di Cagliari Inter 1 1, semifinale di coppa Italia) Facchetti si lamenta dello score di 4 pareggi, 4 vittorie e 4 sconfitte rimediate con Bertini. Oltre a segnalare che questa è una delle intercettazioni che ancora mancano all’appello tra quelle presentate a Napoli dal perito Porto, non possiamo tacere che l’autore del famoso memoriale tenne un comportamento giudicato dallo stesso arbitro Bertini imbarazzante in un’intercettazione con Bergamo della stessa sera della partita, introducendosi prima del match nello spogliatoio degli arbitri per lamentarsi dello score segnalato al designatore. Tutte cose note, come gli ormai celebri
golfini di cachemire offerti in dono al posto dei consueti gadget alle terne arbitrali. Come quella sorta di
agenzia di collocamento nella quale la società Inter si sarebbe trasformata se tutte le precauzioni prese per scoprire il malessere del calcio non avessero dato i loro frutti nell’estate del 2006.
Il riferimento è alla vicenda clamorosamente tornata alla ribalta nell’ultima udienza del processo di Napoli: i rapporti tra
Giacinto Facchetti e l’arbitro in attività Danilo Nucini, culminati in un fascicolo aperto dalla Procura di Milano tra la fine del 2002 e l’inizio del 2003. Nucini ha ammesso il 15 marzo a Napoli di aver discusso con la Boccassini di calcio, ma non ha confermato i termini della convocazione.
Fu Moratti o Giacinto Facchetti a inoltrare una denuncia, in violazione della clausola compromissoria che prevedeva l’obbligo di informare la FIGC? In che modo si svolse la vicenda dei pedinamenti e
dossieraggi illegali (dossier Operazione Ladroni, Pratica Como, intercettazioni illegali ai danni di Carraro, GEA, Moggi, Juventus ecc.)? Si ha traccia di un coinvolgimento nerazzurro nelle dichiarazioni rese nell’ambito del processo Telecom di Milano da Tavaroli e Tronchetti Provera, nonché nella ricevuta di un saldo intestata a F. C. Internazionale Milano, ritrovata dagli inquirenti presso la sede inglese della Worldwide Consultant Security, società estera della quale Emanuele Cipriani si serviva per ricevere con discrezione i pagamenti dei clienti della sua agenzia di investigazioni. Il 31 agosto 2006 Moratti dichiara al Corriere della Sera in risposta all’ipotesi di aver messo sotto sorveglianza De Santis:
“Una persona si offrì di farlo. Conosceva alcune persone in grado di darci informazioni perché lavoravano al ministero dove aveva lavorato De Santis. Ma non ne uscì nulla” . La stessa cosa dice alla Stampa il 22 settembre 2006. Due giorni dopo, in risposta a De Santis che si era detto “schifato” da questa situazione, nel dopo gara Inter Chievo afferma che l’Inter non c’entra niente. In realtà si contraddice, perché ha già dichiarato che non ne uscì nulla, quindi che la persona in questione, Giuliano Tavaroli, si fosse offerta spontaneamente, cosa che Moratti vorrebbe far credere, o no di redigere i dossier, li aveva comunque visionati e pagati. A Borrelli Moratti ha dichiarato di aver interpellato Tavaroli per tutelare Facchetti e per un consiglio. Tirando le conclusioni, ha ammesso di sapere che un suo dirigente aveva avuto rapporti con un arbitro in attività che arbitrava partite dell’Inter. Sappiamo inoltre dalle dichiarazioni di Nucini a Napoli che Facchetti e Paolillo si adoperarono per fargli ottenere dei colloqui di lavoro presso istituti di credito. Moratti risponde a Borrelli i primi di ottobre del 2006. Facchetti è scomparso da un mese. Il 12 ottobre anche Nucini riferisce a Borrelli una delle sue tante versioni dei fatti. Si tratta di gravissimi comportamenti che vanno a infrangere non solo l’articolo 1 CGS, ma sconfinano ancora una volta, come è già stato per la vicenda di Recoba e del passaporto falso, in affari da codice penale.
Due considerazioni.
L’aver ottenuto nell’ottobre 2006 queste informazioni non avrebbe consentito l’interruzione della prescrizione per i fatti contestati all’Inter? Palazzi archivia nella primavera del 2007 il caso del dossieraggio Inter Telecom. E’ credibile che torni a mettere le mani su questi fatti? Non sarebbe stata più opportuna la sua sostituzione? Inoltre, e questa è una domanda che esige una risposta. Il processo della giustizia sportiva del 2006 si è basato essenzialmente su intercettazioni telefoniche.
Come mai furono ritenute più importanti per imbastire un processo delle dichiarazioni rese dallo stesso Nucini a Repubblica nel maggio 2006? Nell’intervista a Mensurati dice espressamente di essere stato in confidenza con Facchetti per anni. Rimane il dubbio che in quell’estate, in quel processo, si toccò il vertice del conflitto di interessi per molti personaggi coinvolti, i quali risultavano essere in orbita interista.
Il sospetto è che si glissò con disinvoltura su ciò che riguardava l’Inter. All’epoca della vicenda del cavallo di Troia il presidente della Telecom era Tronchetti Provera, azionista, tifoso e consigliere dell’Inter; vicepresidente esecutivo era Carlo Orazio Buora, vicepresidente anche dell’Inter; Massimo Moratti era consigliere. Guido Rossi, nominato commissario straordinario della FIGC il 16 maggio 2006, ha tutta l’aria di quello che va, l’ammazza e torna, perché arriva dalla Telecom e dal consiglio di amministrazione dell’Inter e fa ritorno in Telecom a settembre da presidente dopo le dimissioni di Tronchetti Provera. Sono stati in molti a dire che una delle ragioni di calciopoli è stata quella di aver coperto uno dei più grandi scandali italiani di tutti i tempi, connesso alla Telecom e alle attività di spionaggio ad essa legate.
Certo è che in piena calciopoli viene ritrovato morto, ai piedi di un cavalcavia,
Adamo Bove, manager di Telecom, colui al quale Tavaroli avrebbe commissionato il compito di stabilire le rispondenze delle utenze telefoniche fornite da Nucini a Facchetti. Registrate in un cd che potrebbe essere all’origine del fascicolo aperto dalla procura di Milano. Ci sarebbe una dichiarazione in merito di Tavaroli ai pm di Milano del caso Telecom. Tavaroli, nella trasmissione televisiva “Sotto lo stadio” del 4 giugno 2010 di Telelombardia, smentisce Moratti intorno alla data dell’incontro alla SARAS nella quale avrebbe avuto richiesta dei dossier commissionati a Cipriani, collocandolo alla fine del 2002, mentre Moratti dice essere successivo all’episodio del Concord. Cipriani ha confermato, nell’ambito del processo Telecom, la responsabilità diretta di Massimo Moratti e dell’Inter nel commissionare i dossier.
Né Moratti né Tavaroli sono stati ascoltati a Napoli. Il presidente dell’Inter, convocato, non si è presentato. Il buon senso induce a credere che chi non ha nulla da nascondere non abbia bisogno di fuggire.
Invece Massimo Moratti assomiglia sempre più a un individuo che si racconta una verità di comodo. E finisce per crederci. Vedremo se ancora una volta Palazzi si presterà al suo gioco, fingendo di non vedere nient’altro dietro una maschera.
“Ah, com’è miserabile un’intelligenza che non serve che a fabbricare alibi per far tacere la coscienza”. (Ignazio Silone, Vino e pane)
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