Per la società guidata dalla
famiglia Elkann è divenuta consuetudine pubblicare comunicati stampa per le sciocchezze e far finta di non sentire quando gli attacchi alla Juventus si fanno pesanti.
Su “Il Sole 24 Ore” dello scorso 29 aprile era possibile leggere i risultati di un sondaggio, condotto da IPR, che vedeva il famoso “bacino d’utenza” bianconero scendere a quota sette milioni di tifosi. Il valore di tale sondaggio era nullo, poiché i “conti ufficiali” li hanno sempre fatti altre società di ricerca. Però: vuoi perché l’adesione sul nuovo spazio Facebook ufficiale è composto da un insulto ogni tre commenti; vuoi perché c’è grande tensione – proprio in queste settimane – sul come spartirsi la quota dei diritti TV; i nervi da quelle parti sono sempre più scoperti ed è sbucato il comunicato:
«Secondo le recenti stime di Eurisko e CRA che da anni monitorano il comparto calcistico, la quota dei tifosi bianconeri rappresenta il 28% del totale degli appassionati di calcio italiani e vanta circa 4 milioni di tifosi in più rispetto ai diretti competitor». In realtà i «tifosi», simpatizzanti esclusi, per CRA sarebbero otto milioni e mezzo, con un distacco di circa tre milioni (non quattro) dai competitor. Che siano sette, otto o dieci,
la società dovrebbe spiegarci perché non sono più quattordici milioni, come fino a pochi anni fa. Di chi è la colpa? Leggendo che IPR ha incluso nel campione rappresentativo anche ragazzi di quindici anni, io un’idea me la sono fatta. La farsa è scoppiata cinque anni fa e da allora la Juventus non solo non ha vinto nulla ma ha anche evitato qualsiasi forma di difesa. Chi oggi ha quindici anni, allora ne aveva dieci, ed è plausibile che fosse molto difficile legarsi alla società di nonno Cobolli e zio Blanc a quell’età; senza un nuovo Del Piero, un Baggio, uno Zidane in grado di farli sognare. Senza vincere nemmeno uno scudetto e con l’onta della retrocessione che resta uno sfottò valido dai cinque ai novant’anni. Se nonno Cobolli, zio Blanc e cugino Elkann sono stati i primi a non difendere la Juventus, non vedo perché questo compito sarebbe dovuto spettare a dei bambini; perché avrebbero dovuto sorbirsi anni di prese in giro dai compagni di classe e pure dagli stessi insegnanti.
Questo problema in società non se lo sono mai posto, essendo i tifosi l’ultimo dei loro pensieri, però torna ogni volta che si parla dei diritti TV, col calo del numero dei tifosi che è costante nel tempo. Ascoltando il “vivace” programma che Elkann ha in mente per i prossimi anni, è facile prevedere che il numero di tifosi bianconeri continuerà a crollare; la stima ipotizzabile fra tre anni è di sei milioni e mezzo. Dopo aver ridimensionato il numero di titoli vinti, la squadra, il blasone e le ambizioni, sono riusciti a ridimensionare anche i tifosi. Cominciare a scrivere note quando su “Il Sole 24 Ore” – e altri quotidiani – si fanno illazioni sulla storia della Juventus o appare in prima pagina «Inter-Juventus 12.000 a 0», sarebbe un buon modo per favorire l’inversione di tendenza. Perché
i numeri che contano davvero, alla fine,
sono quelli dei trofei vinti, difesi ed esposti.«Abbiamo vinto 21 scudetti in un po’ meno di 90 anni di storia. È più di uno scudetto ogni cinque campionati. Qual è la nostra prospettiva per l’avvenire? Di vincerne uno su quattro, di migliorare la media. Qual è il numero dei nostri tifosi? Sono più di dieci milioni, un italiano su cinque; speriamo che diventino uno su quattro, questo è il nostro obiettivo», «discorso sul divenire della nostra squadra e dei suoi tifosi» firmato Gianni Agnelli.
Pubblicato da CalcioGP, 3 maggio 2011