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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Farsopoli di P. CICCONOFRI del 08/07/2011 11:52:00
Il nuovo gioco della gazzetta: equiparare

 

Abbiamo letto tutti negli ultimi giorni la presa di posizione di Moratti nei confronti della gazzetta che prontamente, con un editoriale del direttore Monti, ha risposto all’ offesa mediatica. Quello che mi ha colpito e che conferma un certo atteggiamento, è questo passaggio:
«Ma chiunque abbia visto una curva sa che, in Italia, è maturato un gigantesco e pericoloso equivoco attorno alla parola "tifo", per molti sinonimo di malattia, non di passione. Moratti, purtroppo, lo ha pericolosamente evocato con tutta la potenza di cui dispone un uomo di carisma» .

Il messaggio volutamente forzato del patron nerazzurro ha scatenato da subito le reazioni, non solo verbali, dei sostenitori interisti che per anni sono stati abituati a non dover mai rispondere per le condotte della società. Un rifiuto ad accettare il contenuto di una relazione, quella di Palazzi, resa subito pubblica - forse inaspettatamente - da tutti i media. Tanto vera questa situazione, e tanto irreale la reazione - dove anche la gazzetta denuncia pesanti minacce al giornale da ambienti del tifo interista - che Moratti si è visto costretto ad emettere un nuovo comunicato stampa in cui predicava calma ai propri tifosi e “nessuna reazione eccessiva” . Eccesso che è presente in ogni realtà interista. Colui che soprattutto la gazzetta ha eretto a uomo simbolo negli ultimi anni, troppo spesso cade in gesti che lo sconfessano tale. Parlo proprio di Moratti. E’ anche questa una di quelle realtà che portano il nostro calcio sempre più lontano da quegli standard necessari per far maturare una vera cultura sportiva, che implica anche saper perdere con dignità e non soltanto alzare la voce, infuocando gli animi dei tifosi, per imporre una vittoria su carta.

Ma in tutto questo, ed è stato sempre ben in vista anche in quei giorni in cui Moratti lamenta di aver subito una campagna anti-interista inaccettabile, si ribadisce con forza un distinguo:
«In questa brutta storia, una sola verità mi preme di ristabilire. Sulla Gazzetta non è mai comparso un rigo che abbia oltraggiato la memoria di Giacinto Facchetti o che lo abbia equiparato a Moggi sul piano delle responsabilità» .

Forse il nostro mondo, quello da rancorosi, è un reale universo parallelo, ma non condivido l’affermazione di Monti, anzi ne do la lettura opposta. Equiparare significa anche poter essere giudicati in modo equo: Calciopoli di equo non ha avuto niente . Da cinque anni stiamo vivendo da “diversi” solo perché è mancata quella serenità, quella volontà di fare giustizia, dove , forse volutamente, la strategia è stata quella di aver tralasciato i fatti - quelli che avrebbero potuto rendere chiaro l’intero sistema - esaltando invece quelle affermazioni da bar sport - a volte anche veri e propri incitamenti non propriamente etici - che hanno portato a vivere il tifo come odio, magari con il timore che prima o possa sfociare in una vera e propria violenza.

Vale anche il discorso inverso. Se ogni occasione pubblica fosse stata sfruttata in egual modo da dirigenti juventini, con incitazione ai tifosi alla rivolta contro il sistema, sia sportivo che mediatico, con gli stessi modi e gli stessi contenuti utilizzati dall’ambiente nerazzurro, a ragione o a torto, sicuramente quello scontro fra tifoserie sarebbe stato ancora più acceso e di positivo non ci sarebbe stato un bel niente!

Equipariamo correttamente, in modo equo, sulla base di dati reali e circostanze provate, i comportamenti delle società cercando di non tirare la corda quando è stata già spezzata. Calciopoli, per essere compresa, richiede solo questo. Il fatto che qualcuno non accetti di essere giudicato e che ancora una volta copra le proprie vergogne dietro alla prescrizione (che non c’è, ricordiamolo), è anche colpa di chi come Monti in tutti questi anni, ha sistematicamente protetto un unico universo di onestà, fingendo di non conoscere l’altra verità (nascondendola), la stessa che ha preso forma , nel tempo, nell’unica sede credibile: quella di un aula di tribunale.

Non denunciando situazioni conosciute (oggi possiamo dirlo) e proteggendo quel mondo esaltato dal falso idealismo, sono proprio i media ( la gazzetta di Monti ha avuto un ruolo fondamentale) ad aver permesso la non equa distribuzione delle colpe. Ha pagato solo chi non ha goduto di questa protezione, non chi ha commesso illeciti.

Lo scopriamo “ufficialmente” dopo cinque anni, ma lo sapevano tutti “ufficiosamente” da sempre, con colpevole dolo di chi l’ha condiviso, senza denunciarlo, pur avendone i mezzi.
Ora lo possiamo vedere tutti.

 
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