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Editoriale di E. LOFFREDO del 20/03/2009 22:05:42
L’uomo delle stelle

 

Nel film “L’uomo delle stelle”, di Tornatore, il personaggio interpretato da Sergio Castellitto vagava tra i paesini della Sicilia del dopoguerra spacciandosi per il talent scout di una grande casa di produzione cinematografica. In cambio di poche lire assicurava un meraviglioso futuro nel mondo del cinema. Un venditore di fumo.
Leggendo le recenti dichiarazioni di JC Blanc, “sostituiremo i campioni con altri campioni” , immediato è stato in me l’accostamento del nostro al personaggio di quel film: trattasi di due spacciatori di bugie! Come potremmo credere a questi annunci?

In questi anni le magagne di una dirigenza di inadeguati (magari in buona fede, ma pur sempre inadeguati), sono state coperte dall’attaccamento alla maglia e dall’impegno che sul campo hanno profuso i reduci dell’estate della vergogna. Buona parte della tifoseria ha sempre sottolineato che se siamo rimasti a galla, è grazie alla mentalità dei vari Nedved e compagnia bella. Parlo di impegno sul campo, non di altro come ho voluto ricordare nel mio ultimo editoriale.
Se gli acquisti di cui parla l’A.d. bianconero saranno della stessa levatura dei vari Poulsen, Andrade, Almiron e così via, beh allora spero che si astenga dal farne.

Un dato importante credo emerga dalle dichiarazioni dell’omino Blanc, questa dirigenza comincia ad allargare i propri orizzonti. L’ovattata beatitudine che regna in corso Ferraris è tata sconquassata dalla sopraggiunta consapevolezza che quando gli attuali beniamini non ci saranno più, sarà difficile continuare a soggiogare il popolo bianconero. Ecco allora gli squilli di tromba, “venghino venghino siore e siori! Compreremo i campioni”.

I cinque anni di tempo che erano stati preventivati per tornare alla vittoria sono in buona parte trascorsi e le premesse per i restanti non sono affatto buone. Aggiungiamo che questa scadenza quasi corrisponderà con la fine della carriera dei reduci del pomeriggio di Bari.
Morale della favola, rischiamo di ritrovarci alla fine del quinquennio con una squadra priva di identità e senza gli artefici dei recenti fasti. A quel punto la dimensione da provinciale sarebbe piena ed effettiva.
Prima di arrivare a quel traguardo però, è necessario abbindolare il tifoso e fare in modo che anche per il futuro (dopo la scadenza dei cinque anni tanto per essere chiari), rimanga costantemente rabbonito. Ecco perché gli si vende fumo e si esaltano acquisti ancora non fatti e la cui àlea è riversata per intero sulle sorti della Juve.

Jean Claude quindi guarda in là, cerca di legittimare la propria permanenza oltre il “piano quinquennale”, furbo lui! È curiosa in proposito una delle ultime esternazioni di Andrea Agnelli, “Si sono dati cinque anni per tornare a vincere, e sono a metà del percorso. Il giudizio lo daremo alla fine”. Qualcuno ha letto nelle parole dell’erede di Umberto l’invito ad essere clementi e pazienti con questa dirigenza. Io invece molto più ottimisticamente ho immaginato che poteva essere un messaggio rivolto proprio all’attuale establishment bianconero. Per la serie “gli anni passano e alla scadenza faremo i conti”.

La speranza, non la presunzione, che questa possa essere la giusta chiave di lettura di quella frase, Andrea Agnelli me la dà quando dice, “All'epoca Ifil scelse di azzerare per poi ripartire. Non condivisi quella scelta, anche perché avevo in mente la dichiarazione che aveva fatto l'Avvocato in occasione di Tangentopoli: "i miei uomini vanno difesi fino all'ultimo grado di giudizio". Dobbiamo ricordare che non è la prima volta che prende le distanze da quelle decisioni?

Difendersi il più delle volte è come esprimere il proprio istinto di autoconservazione. La proprietà della Juve in quell’estate non difese la società e diede il via al suo appassimento.

A conclusione di questa lunga stagione del ridimensionamento, non vorremmo che la Signora si ritrovasse come la protagonista femminile del film di Tornatore, senza futuro e disillusa dalle promesse dell’uomo in cui aveva riposto fiducia.

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