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Farsopoli di E. LOFFREDO del 14/07/2011 07:27:10
Il Consiglio federale è competente

 

Perché vari componenti del Consiglio federale della FIGC vogliano sottrarsi dal prendere la sola decisione possibile sullo scudetto del 2006 è facilmente intuibile: il timore. Il timore di revocare quel titolo per alcuni è di fare uno sgarbo all'amico Moratti (Cellino e Tavecchio), per altri è dovuto all'incertezza su cui molti hanno volutamente gettato l'organo federale (che ne possono sapere Baggio, Grosso e C. di procedure, codici e codicilli federali?).

All'interno del Consiglio il più strenuo sostenitore della tesi della non revoca è il consigliere Tavecchio. Ovviamente la sua dichiarata fede interista non influenza la sua posizione... In pratica Tavecchio sostiene che senza una sentenza di condanna dell'inter non si può procedere alla revoca del cartone assegnato nel post calciopoli: «Il Consiglio Federale non è l'organo competente. Non esiste nel diritto una sentenza che si prenda solo sulla base della requisitoria di un pm: se così fosse, si aprirebbe un pericoloso precedente, un vero e proprio vulnus». Il tentativo è apprezzabile, ma non è convincente.

Questa teoria dell'incompetenza non convince per una ragione almeno: il Consiglio federale non è chiamato a “sentenziare” come vorrebbe farci credere Tavecchio. I consiglieri devono avere bene a mente che si deve decidere su un provvedimento di imperio che l'allora commissario Guido Rossi prese con una forma irrituale. Provvedimento di assegnazione che, secondo una avanzante opinione, neanche esisterebbe, essendo il comunicato ufficiale non idoneo all'assegnazione di quel titolo. Il Consiglio federale dovrebbe solo prendere atto della insussistenza dei motivi che portarono Guido Rossi ad assegnare quel titolo e, nel pieno delle proprie competenze -che all'epoca aveva il commissario straordinario e oggi ricadono sull'organo federale-, procedere in autotutela a revocare l'assegnazione alla squadra di Moratti. Il consiglio federale agirebbe alla stregua di una pubblica amministrazione che revoca un proprio atto.

Comunque sia, c'è poco da fare i cavillosi nascondendosi dietro pareri e «approfondimenti tecnici» delle ultime ore, si deve avere il coraggio di guardare nella sua evidenza la questione, e agire come rettitudine impone. E pazienza se a Milano qualcuno potrebbe rimanerci male.

Poi se il consiglio federale davvero volesse prendere in considerazione tutta la vicenda, e anche la sentenza del 2006, non dovrebbe fare altro che avvedersi della mostruosità della stessa e, magari solo per quanto riguarda la dichiarata (e smentita) “esclusività dei rapporti” addebitata a Moggi, attivarsi per approdare finalmente alla revisione delle sentenze sportive che cinque anni fa colpirono solo la Juve.

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