Manca ormai pochissimo all'apertura dei cancelli del nuovo stadio della Juve.

Sono passati quasi 11 anni dai primi "rumors" che riferivano la volontà della società più blasonata d'Italia di dotarsi di un impianto nuovo esclusivamente per il calcio; un impianto di proprietà per recuperare quello che già allora un lungimirante Antonio Giraudo, AD mai troppo rimpianto da chi ha veramente a cuore questi colori, riteneva essere un gap preoccupante nei confronti del football inglese, spagnolo e da lì a breve persino tedesco.

Oggi dovremmo ringraziare tutti coloro che da Antonio Giraudo fino ad Andrea Agnelli hanno consentito che quel sogno lontano diventasse realtà.

Ma c'è stato un momento difficilissimo, giusto un anno dopo lo scoppio della Farsa, che sembrava aver posto fine al sogno, che sembrava averci confinati per sempre nello stadio Olimpico, ex Comunale, ex Benito Mussolini, ovvero la mancata assegnazione nel 2007 degli Europei di calcio del 2012 all'Italia in favore del duo Polonia-Ucraina, a testimoniare quanto il nostro football fosse sprofondato nella considerazione dell'UEFA.

In quel momento difficile si distinse per stile, solidarietà e lungimiranza il presidente dei "cugini" del Toro; parlo di lungimiranza perchè quel fallimento avrebbe negato, anzi: negherà, anche al Torino la possibilità di attingere a fondi ed agevolazioni per migliorare, anzi che dico, per comprare l'Olimpico.

Quell'affermazione tanto ardita e gonfia di sicumera che viene riportata nella foto introduttiva al presente articolo, a distanza di soli 4 anni si è rivelata una vera e propria "gufata all'incontrario".

Grazie Urbano Cairo: grazie per averci regalato emozioni in tutti i derby che abbiamo giocato insieme (a proposito: chissà quando rigiocheremo il prossimo...); grazie per essere stato così incredibilmente anti-profetico; grazie per essere il presidente del Toro che ogni juventino desidera.