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Attualità di A. ZAINA del 04/04/2009 15:31:39
Gasperini e Conte, tecnici “juventini” crescono

 

Parte I – Gaseprini –

- Sono giovani. Sono bravi. Sono juventini. Nel senso che le loro radici sono fortemente bianconere e il loro destino sembra quello di tornare, prima o poi, alla base....

“Chi non vorrebbe allenare la Juventus?”
Poche, semplici, chiare parole che potrebbero uscire dalla bocca di qualsiasi allenatore al mondo.
Sì perchè la panchina della Vecchia Signora è sempre stata – in questi 112 anni di gloriosa leggenda - il punto di arrivo, l’Everest, l’Olimpo su cui misurare le proprie ambizioni di tecnico.
E tutti noi perdutamente innamorati del bianconero sapevamo che chiunque si fosse seduto su quella sedia, avrebbe profuso il massimo sforzo per legare il proprio nome a quello della più grande società italiana.

Purtroppo l’estate del 2006 ha segnato anche questo primato, del quale i tifosi bianconeri avrebbero fatto volentieri a meno: instillare il dubbio di avere alla guida tecnica una persona non all’altezza del compito assegnatole.

Raramente infatti, già all’inizio di una nuova conduzione, si è avvertita una tale divisione all’interno della tifoseria; nemmeno durante l’infausto periodo maifred-montezemoliano.
Ranieri sì...Ranieri no...Ranieri forse...

L’umore degli juventini è diviso: chi reputa il tecnico testaccino persona capace e chi invece lo apostrofa quotidianamente come “Cantante” (il riferimento al popolare Massimo è sin troppo evidente).

Ma in concreto, chi altri (tralasciando i nomi impossibili Benitez, Hiddink, Wenger et similia) sarebbe ben visto al mare magnum della tifoseria più numerosa d’Italia?
La ...anzi le risposte ancora una volta potrebbero arrivare dall’impareggiabile storia della Juventus e rispondere a due nomi precisi: Giampiero Gasperini oppure Antonio Conte.

Il popolare “Gaspe”, dopo una carriera trascorsa tra A e B (capitano del Pescara-champagne di Galeone) inizia la carriera di tecnico proprio alla guida del settore giovanile della Juventus attraverso tutta la trafila: giovanissimi, allievi e Primavera con la quale vince anche un Viareggio.
Passa poi al Crotone in C1 con il quale ottiene una promozione in B durante il campionato 2003/04 e finalmente dal luglio 2006 approda a Genova –sponda rossoblù- e in serie A al termine della stagione 2006/07.
Ma è nell’attuale campionato che Giampiero sta realizzando il suo capolavoro: con una squadra costruita grazie agli “scarti” delle cosiddette grandi (Sculli, Ferrari, Thiago Motta, Olivera), a qualche mestierante della provincia (Milanetto, Marco Rossi, Mesto ecc ecc..) e ad un manipolo di giovani dalle belle speranze (Criscito, Bocchetti, Palladino, Jankovic) oltre all’unico vero campione in rosa (El Principe Diego Milito) è in piena corsa per un posto nei preliminari di Champions League davanti a squadre sulla carta ben più attrezzate quali Roma, Fiorentina e Lazio.

E lo sta realizzando grazie ad un gioco brillante, corale ed equilibrato: non a caso il Grifone è la 3° difesa della serie A pur non annoverando tra le sue fila nessun elemento dal nome roboante.
Il Genoa si schiera con un 3-4-3 di stampo molto “europeo” fatto di grande movimento senza palla e continui inserimenti da dietro.
Anche lo stesso Milito, principale bocca da fuoco dei rossoblù con i suoi 16 centri, non è il classico centravanti da area di rigore ma grazie alla sua tecnica eccellente consente a chi gioca al suo fianco di presentarsi spesso in condizioni di battere a rete.

Sculli, Jankovic e lo stesso Palladino ( due su tre scuola Juve, sarà un caso?) stanno disputando forse la loro miglior stagione in serie A sotto le sapienti cure di Gasperini.
Milan, Inter ( a San Siro, a Genova c’è stato il solito intervento della provvidenza), Roma quest’anno hanno provato sulla propria pelle quanto sia terribile il Grifone quando in giornata di grazia.

Purtroppo c’è un rovescio della medaglia: il gioco espresso dalle squadre di Gasperini è molto dispendioso dal punto di vista fisico in quanto richiede continui movimenti a supporto del portatore di palla da parte di tutta la squadra; ed inoltre è giocato sempre a gran velocità.
E’ evidente che, non avendo uno stuolo di fuoriclasse, una simile interpretazione può risultare efficace solo quando tutto il complesso è al 100% del suo potenziale (ed infatti un Genoa appena dimesso è stato brutalizzato dalla Juventus a Torino) non potendo far affidamento sul campione in grado di risolvere la partita con un solo pallone giocabile.

Resta però un modo di giocare molto in voga in Europa, basta guardare fatte le debite proporzioni, i moduli di gioco di Liverpool, Man United e Barcellona.
Anche per questo, nelle modeste intenzioni di chi scrive, Giampiero sarebbe un allenatore da Juventus, perchè in lui si intravedono quella spavalderia nel mettere in campo la squadra, quella voglia di raggiungere i risultati attraverso il gioco, quella voglia di imporre la propria forza che rammentano il più grande “conducator” degli ultimi 20 anni bianconeri: Marcello Lippi da Viareggio.

E se ci ricordiamo che anche Lippi non vantava un curriculum di prim’ordine prima di approdare alla Juventus, i ricorsi storici si fanno ancora più suggestivi.

Certo, c’è sempre il dubbio di come Gasperini potrebbe reggere l’impatto con la maglia più pesante d’Italia, ma il buon Giampiero conosce l’ambiente e sa cosa significhi “essere” bianconero.

Se son rose fioriranno recita un adagio popolare: restiamo in attesa Gaspe, dipende anche da te!

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