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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Udienze Processi di N. REDAZIONE del 27/10/2011 10:49:57
Dichiarazione spontanea di Paolo Bergamo

 

Tribunale di Napoli. Udienza del 25 ottobre 2011. Dichiarazione spontanea di Paolo Bergamo

La ringrazio Signor Presidente per questa opportunità. Io mi accingo a dire alcune cose con molta umiltà, perché ho ascoltato fino ad oggi avvocati molto preparati , io non sono un avvocato, quindi mi limiterò a ricordare alcuni avvenimenti che posso anche documentare con prove che sono appunto in mio possesso.

Il Dottor Narducci ha parlato in quest’aula dicendo che nel calcio sono iniziate a trasparire situazioni negative con il calcio scommesse già dal 1980. Io ho ascoltato, non posso assolutamente dire niente in proposito, mi fa piacere che sia stata ricordata questa cosa soltanto perché gli arbitri in quel frattempo non furono assolutamente colpiti da niente; ma visto che il calcio scommesse fu un elemento che fu preso in considerazione dalla giustizia sportiva, io mi sono preoccupato allora per lo meno di far conoscere quello che io ho fatto dal 1943, da quando sono nato.

Sono nato da una famiglia molto umile, una famiglia di contadini, che mi hanno insegnato principi piuttosto basilari della vita: l’onestà, il rispetto degli altri, il rispetto per il lavoro, il rispetto per la famiglia; cose che credo di aver assolutamente salvaguardato nel corso degli anni.
Da giovane ho giocato a calcio e il calcio mi ha permesso di studiare, di iscrivermi all’università. Poi un incidente mi ha obbligato ad iniziare ad arbitrare. A 24 anni ho iniziato ad arbitrare, a 30 anni ho avuto la fortuna di esordire in serie A. Non è mai avvenuto nella storia del calcio che un arbitro in sei anni potesse arrivare in seria A, io ce la feci.
E per 15 anni, i maggiori club italiani, diciamo, hanno dato fiducia all’arbitro Bergamo, perche rimanere 15 anni in serie A, mi creda, è una storia molto difficile, perché tu per 15 anni sei , come dire, a decidere sulle sorti dei campionati, sulle sorti delle retrocessioni , esclusivamente con le tue decisioni. Perché oltretutto essendo di Livorno, avevo la fortuna di arbitrare sempre partite di cartello, in quanto il Livorno non faceva la serie A. In questi 15 anni la conferma mi è sempre arrivata e vorrei ricordare un particolare di questi 15 anni, anche così per inquadrare, anche se non serve sotto il profilo penale, ma mi sembrava proprio, da parte mia, necessario farlo.

Nel 1985 ci fu un tentativo di illecito nei confronti della Roma, quello che è passato alla storia del calcio come il caso Vautrot, quando il presidente della Roma, l’allora presidente Viola fu contattato da due personaggi e gli furono estorti 100 milioni per comprare la partita e l’arbitro internazionale che avrebbe arbitrato Roma-Dundee. Io venni a conoscenza di questo avvenimento. In quel momento, senza essere diciamo vanitoso nel dirlo, avevo fatto gli europei ed ero stato premiato come il miglior arbitro degli europei, probabilmente in Italia ero uno dei primi due/tre arbitri. Venuto a conoscenza della cosa non lesinai niente nella ricerca di questo imbroglio, perché si diceva nell’ambiente che un arbitro internazionale era stato il tramite con l’arbitro francese che aveva arbitrato la partita.
Io ebbi, benché giovane, anche nelle condizioni di rimettere qualcosa in questa storia. Presi delle iniziative personali, convocai i due signori a Bologna - i signori che avevano fatto l’imbroglio - mi cucii un registratore nella giacca, registrai quello che riuscii a fargli dire e li denunciai. Li denunciai al tribunale di Roma.
Nella storia,nell’enciclopedia del calcio mondiale che io ho portato, è riportato fedelmente quello che io feci. Dove dice, l’enciclopedia “in coincidenza dell’incontro Roma-Dundee valevole per l’accesso in finale della Coppa Campioni, Paolo Bergamo, allo scopo di dimostrare la propria estraneità rispetto all’illecito stesso, perché si parlava di un arbitro internazionale, non avendo avuto alcun rapporto né con il Presidente della Roma Viola, né con l’arbitro francese Vautrot, l’arbitro promosse autonomamente un’indagine sui fatti, senza farne partecipi né superiori arbitrali, né l’ufficio d’inchiesta federale. Gliene derivò una squalifica di 9 mesi ridotta a 5 mesi”.
Cioè, io dico questo perché in quel momento, per salvaguardare un settore nel quale ho sempre creduto - io gli ho dedicato la vita - per cui non esitai, a fare l’indagine che feci e mi costò quello che ho appena ricordato. Mi costò anche un mondiale.

Nel 1989 ho iniziato la mia vita di dirigente , ho fatto il Presidente… Livorno, ho fatto il presidente degli arbitri in toscana, poi ho fatto il coordinatore di tutti i presidenti nazionali, a livello nazionale.
Nel 1993 l’Uefa mi ha chiamato a fare il dirigente arbitrale e l’ho fatto fino a quando non è scoppiato questo tumulto (io chiamo tumulto non ho altri termini).
Nel 1997 il Coni mi ha assegnato la stella d’argento per meriti sportivi.
Nel 1999, finalmente arriva la designazione con Pairetto a fare il designatore. Dico finalmente, perché ogni arbitro, in cuor suo, oltre a fare bene l’arbitro, il sogno che ognuno di noi ripone in un cassetto è quello di andare a fare designatore. E a me mi tocca farlo con le modalità che ha spiegato qui il Presidente Carraro. L’ha detto in questa aula. Io e Pairetto non lo sapevamo, ma fummo designati in due perché eravamo in una situazione assolutamente difficile, le critiche erano furibonde e noi dovevamo fare un progetto nuovo di lavoro che io stesso avevo costruito e che Carraro aveva accettato. Per cui ci accingemmo a questa esperienza con molto impegno ma anche con molta preoccupazione.
Basti ricordare che gli ultimi 8 campionati precedenti alla nostra nomina, erano stati vinti: 5 volte dal Milan e 3 volte dalla Juve. La situazione era quindi incandescente.

Narducci ci ha detto però che nel 1999, io arrivo lì, naturalmente parlo per me ma potrei parlare anche per gli altri senz’altro, e malgrado una vita fatta da persona perbene nella vita privata, perché ero riuscito a costruirmi una situazione professionale importante, e malgrado quello che ho fatto nel calcio, dove anno per anno venivo confermato, anno per anno la mia attività veniva giudicata e ricevevo delle promozioni, divento un imbroglione. E che dice il pm, già dal primo anno iniziamo ad imbrogliare per favorire la Juventus.

Io a questo proposito vorrei ricordare soltanto un particolare. Noi imbrogliamo per far vincere la Juventus, faccia conto che a 8 giornate dalla fine, la Juventus batte il Torino, in un derby che è sempre difficile per chi lo gioca tra le due squadre, e la Lazio perde a Verona . La classifica vede la Juventus prima in classifica con 9 punti di vantaggio. 9 punti di vantaggio. La Lazio dopo 2 giornate deve andare a giocare Torino, quindi è un campionato che la Juventus avrebbe potuto vincere in carrozza, anche senza il nostro aiuto, ma certo con il nostro aiuto non poteva farselo sfuggire. Guarda caso la Lazio va a giocare a Torino, vince, arbitro Farina. Si avvicina alla Juventus. Si arriva all'ultima giornata con la famosa giornata della pioggia a Perugia dove io ero presente in tribuna. La Juventus perde a Perugia e perde il campionato.
Ora, io credo che evidentemente noi eravamo un gruppo di imbroglioni sgangherato perché se non riuscimmo a far vincere quello campionato alla Juventus evidentemente qualcosa non andava per il giusto verso. Vinse la Lazio perché era la più forte, perché aveva uno squadrone, era un’armata. Se io le faccio nomi che magari a lei non interesseranno, ma lo faccio così, per dovere di informazione. La Lazio aveva Marchegiani, aveva Nesta, aveva Favalli, Stankovic, Veron, Nedved, Simeone, Mancini, Mijhanovic, aveva.. era una corazzata. Vince il campionato perché era la più forte e intanto, dopo 8 campionati, una romana vince il campionato.

Nel 2001-2001 c’è la prima risposta ad un teorema che è stato trattato in questa aula, cioè il teorema che noi, io e Pairetto, avremmo barato per far carriera. Bene. Dopo questo campionato che la Juventus perde, all’Uefa io vengo nominato membro della commissione arbitrale. E’ un posto di assoluto prestigio. Io in quella – diciamo – in quella posizione sono designatore della coppa dei Campioni, sono designatore in coppa Uefa. Ho il rispetto del calcio internazionale, per cui credo che intanto la mia carriera andava avanti, se si vuol chiamare carriera; per noi non era una carriera, è una vita da sportivi, una gioia. E intanto ho questa soddisfazione.
Il campionato lo vince la Roma. Per la prima volta nella storia del calcio, per due anni consecutivi lo scudetto non va al Nord, perché di solito andava a Milano o Torino. Per due anni consecutivi lo scudetto si ferma a Roma: un anno la Lazio, un anno la Roma.

Quindi, questo tentativo di falsificare le cose non riesce a concretizzare, anzi, crescono le gelosie, crescono le invidie, tant’è che a Natale qualcuno ci prepara una polpetta avvelenata.
Questo qualcuno si chiama Gianfranco Teotino, che è attualmente l’addetto stampa della Fiorentina, che su una sua rivista che si era inventato, chiamata “Rigore”, che ha avuto vita breve ma che in quel momento ci ha assolutamente rotto le ossa..come si dice. Su questa rivista scriveva anche l’ex designatore Casarin, che non ci ha mai voluto bene per gelosie, niente di più naturalmente.
Però lui scrisse proprio nel periodo di Natale che noi avremmo truccato un sorteggio per fare dirigere Roma-Juve all’arbitro Borriello. Bene, lo abbiamo denunciato, l’abbiamo querelato, il tribunale di Roma lo ha condannato ad un anno di reclusione. In appello la condanna fu condannato perché fu già dimostrato all’epoca c he il sorteggio non si poteva truccare.
E quindi avemmo questa soddisfazione che comunque la Federazione ne prese le giuste distanze. Bhe, disse, se ci sono queste voci, naturalmente all’inizio della denuncia non potevamo sapere come si sarebbe risolto il giudizio, fu deciso di mettere un notaio e un giornalista, per cui già dall’epoca le contromisure la Federazione le prese.

Il terzo anno 2001-2002, il campionato se lo giocano la Lazio e l’Inter, la Juventus è sempre lì, perché la Juventus è sempre stata nelle prime posizioni.
All’ultima giornata,dico ultima giornata, in una partita tranquilla, dove l’inter poteva vincere tranquillamente con la Lazio ed era prima in classifica. La squadra dell’inter giocò una partita pessima; in difesa giocarono malissimo, e hanno perso partita e campionato. Quindi è il terzo campionato che non lo vince la Juventus perché era rimasta sempre in seconda/terza posizione. Lo vince perché lo perde l’Inter. Perché l’inter, l’ultima giornata, fa questa partita assolutamente negativa.

Io naturalmente di questa situazione, una volta presone atto, presi anche atto di una telefonata che mi fece il presidente Moratti che, disperato al telefono, mi disse che aveva piacere durante l’estate - visto che lui la passa a Forte dei Marmi - di incontrami per poter parlare così del più e del meno, naturalmente di cose sportive. Io accettai. Dissi naturalmente che avrei gradito che l’invito fosse esteso anche a mia moglie. In luglio io e mia moglie siamo andati a Forte Del Marmi, a casa del presidente Moratti a Forte dei Marmi. Ho fatto questa cena, e credetti di averlo convinto che gli arbitri non avevano niente in contrario nei confronti dell’inter, era l’inter che non aveva una squadra vincente e non vinceva. E cercai anche di essere convincente nelle cose che dissi.
Evidentemente non era così, perché poi è accertato, ci ritornerò fra cinque minuti, che proprio quell’anno Moratti incaricò – e Facchetti – incaricano la security della Telecom di svolgere indagini e controlli bancari che sono stati fatti per me, per mia moglie, mio fratello, le figlie, per tutti. Evidentemente molto convinto non lo era.

Nel 2002-2003, quarto campionato, se lo giocano il Milan e la Juventus. E se lo giocano in maniera talmente evidente che sono le più forti, che faccia conto che Milan e Juventus, vanno in finale in coppa campioni. E’ una cosa incredibile perché è la prima volta nella storia, evidentemente io in quel periodo ho avuto la fortuna di assistere ad avvenimenti che per la prima volta nella storia del calcio si sono verificati. Per la prima volta nella storia del calcio nazionale, due squadre del nostro campionato vanno in finale della Coppa dei Campioni. Quindi figuriamoci se questa squadra, la Juventus, aveva bisogno del mio aiuto. In finale oltretutto perse, il Milan dimostrò di essere ancora più forte della Juventus . Ma insomma, in Europa arrivare primi o secondi, io credo che abbia un significato molto, molto importante.

Quell’anno, evidentemente avevo svolto un buon lavoro all’Uefa, vengo promosso alla Fifa, che è il massimo ordine sportivo che esista. La Fifa è quella che organizza i Mondiali. Io entro alla Fifa come membro della commissione arbitrale. E quindi passo da designatore, a parte quello che facevo in Italia, da designatore a livello europeo, quindi Coppa Campioni, Coppa Uefa, passo a fare il designatore alle Olimpiadi, alle Confederation Cuo e ai Mondiali. Mondiali under 17 e mondiali del 2006.
Probabilmente ero un imbroglione che riusciva a farla franca, perché continuo ad avere promozioni.
Non è vero che io ho imbrogliato in Italia per avere delle promozioni perché le promozioni me le sono guadagnate sul campo, una per una e questo è dimostrato dai fatti, non lo dico io, ma lo dicono le certezze delle quali mi sto, diciamo, dilungando.

L’anno successivo ancora fu per me un anno particolare perchè venivamo da una serie di incontri che non la Roma non avevamo mai Fortuna. Io ero convinto che - fortuna nel senso che gli arbitri arbitravano male - io ero convinto che questo dipendesse dagli atteggiamenti che Capello, quindi un nome che tutti ben conoscono. Aveva in panchina dei, come dire, un comportamento non collaborativo, chiamiamolo così, con le decisioni dell’arbitro. Era sempre polemico, ad ogni intervento arbitrale faceva seguito una sua protesta, le panchine protestavano. Erano i primi anni che, purtroppo questo continua ancora, le panchine sono in contatto con chi vede la partita in televisione per cui le partite sono immediatamente informate degli eventuali errori arbitrali. Un caos.
Io chiamai Capello e gli dissi: “Guarda Fabio, noi ci conosciamo da anni. Ti ho arbitrato, se tu hai fiducia nel nostro gruppo di arbitri, devi dare fiducia anche a me e invece di protestare facciamo un patto: io e te ci sentiamo tutte le settimane, e tutte le settimane parliamo dell’arbitro che ti ha arbitrato e di quelle che secondo te sono state le situazioni negative e gli errori che hanno fatto gli arbitri. Però tu mi devi garantire che qualunque sono le decisioni degli arbitri, quindi, non mi protesti, non alimenti il clima di tensione in tribuna, perchè gli spettatori vedono te e si eccitano; la panchina me la tieni ferma. A fine partita vai e ringrazi l’arbitro comunque abbia arbitrato secondo il tuo parere. Ne parliamo insieme e se c’è da correggere atteggiamenti, se c’è da correggere delle situazioni; se ci sono errori che noi abbiamo sottovalutato o che a noi sono sfuggiti, tu me ne parli e vedrai che le cose miglioreranno”.
Bene, quell’anno per noi, nei confronti della Roma, fu un campionato bellissimo. La Roma arrivò seconda e io con Capello ho ancora il piacere di intrattenere rapporti perché lui mi dette atto che questo nostro scambio di telefonate, fu senz’altro positivo e portò a qualcosa di costruttivo.

In questi anni, signor Presidente, noi, posso dirlo con orgoglio mi creda, ci siamo distinti anche nel sociale.
Faccia conto che nel 2000, il 30 marzo del 2000, noi abbiamo fatto una partita per beneficienza a Salerno. Abbiamo incassato 140 milioni, che abbiamo devoluto alla famiglia di un nostro collega che operava nel settore dilettantistico, che era stato ucciso in una rapina. Noi ci siamo messi in movimento. Grazie alla nazionale cantanti abbiamo fatto questa partita. Grazie a questo incontro abbiamo raccolto 140 milioni che abbiamo interamente devoluti alla famiglia.

L’anno successivo, il direttore del carcere di Milano, il Dr Pagano, ci invitò, tutti gli arbitri, a fare una visita ai detenuti. Noi facemmo questa visita. Andammo tutti un giorno a Milano. La cosa ebbe un seguito molto positivo, non sulla stampa, perché la stampa probabilmente… eravamo antipatici ai giornalisti; ma fu un seguito molto positivo nelle istituzioni e il direttore Pagano ne rimaste veramente entusiasta. Tanto è vero che l’anno dopo ci invitò di nuovo, facemmo il sorteggio in carcere, visitammo molti luoghi – mi sfugge il nome – del carcere, parlammo con i detenuti e facemmo una partita all’arena Garibaldi con i detenuti stessi, che momentaneamente uscirono dal carcere. Fu un avvenimento che destò ammirazione da parte di tutti gli opinionisti nazionali. L’incasso della partita, perché la giocammo all’arena di Milano, fu devoluta alle famiglie dei detenuti più poveri. Ed anche questo credo che sia un avvenimento importante.


Siamo andati due volte in televisione a “Carramba che sorpresa”. Siamo andati, abbiamo partecipato più volte a Teleton. Abbiamo stipulato contratti, fior di contratti, che la Federazione naturalmente non io, ha fatto. Io le leggo queste due righe dove non dico questa società che per correttezza non faccio il nome. “La campagna è denominata “arbitri ha coinvolto stampa e affissioni. Lo sport tv oltre 4 direttori di gara che erano: Collina, Paparesta, De Santis e Trefoloni. Ha come protagonista un volto noto al pubblico, attore già visto nei panni…etc, etc“. Questo contratto è valso alla Federazione oltre 2 milioni di euro, perché evidentemente l’immagine degli arbitri non era così negativa come qualcuno voleva far pensare. Ci stavamo guadagnando la fiducia di un mondo che veicolava la diffusione dei propri prodotti e servizi attraverso la nostra immagine.

Il massimo della nostra soddisfazione la toccammo in due situazioni quando una prima volta siamo stati ricevuti da sua Santità, Giovanni Paolo II e la seconda volta siamo stati, diciamo, di nuovo ricevuti in seduta privata e straordinaria dal Papa. Perché, il padre spirituale che noi avevamo nel nostro gruppo - perché avevamo un padre spirituale - che sapeva tutto di noi, perché riusciva dagli arbitri ad avere anche le più personali confessioni. Naturalmente erano cose che riguardavano lui non me. Ma si era talmente attaccato al gruppo che volle di nuovo la secondo visita al Papa. Non solo. E io parlo di questo padre spirituale che ha un nome, vivo e vegeto, si chiama Don Giovanni D'Ercole, vescovo dell’Aquila, volle oltre a quello che ho detto, riservarci un trattamento speciale: fece chiudere la Cappella Sistina, e soltanto il nostro gruppo, per 10 minuti, un quarto d’ora, si è come dire, concentrata, ha pregato, ognuno ha fatto quello che in cuor suo riteneva giusto fare, nella Cappella Sistina che era chiusa al pubblico. Questo lo volle il nostro padre spirituale.


Inizia poi il 2004-2005. Il 2004-2005, ce lo ha detto Collina in questa aula, credo molto chiaramente, ci ha confermato che io, già l’anno precedente, ero stanco di questo lavoro perché era massacrante. Avevo chiesto che lui prendesse il mio posto, però mi disse subito no.
All’inizio dell’anno 2004-2005 prima che io avessi la conferma dell’incarico, lo andai a trovare a Viareggio con mia moglie, con sua moglie, e cercai di convincerlo ancora a prendere questo incarico.
Io volevo questo perché Collina era uno che credeva molto nel lavoro che stavamo facendo. Perché era una metodologia assolutamente nuova che però ci stanno copiando in Inghilterra, in Spagna in Gemania, alla Uefa, in Giappone, quindi... Ma lui, la passione per l’arbitraggio era ancora troppo forte, mi disse: “Paolo guarda, il prossimo anno avrò finito. L’anno prossimo se mi sarà proposto l’incarico lo farò” .
Ed io non me la sentii di abbandonare questo lavoro perché volevo lasciarlo in mano ad uno che mi garantisse il proseguimento di questa metodologia di lavoro.
Non partecipai al raduno precampionato perché ero responsabile delle designazioni alle Olimpiadi di Atene. Ci sono stato 40 giorni.
Fu un anno molto duro. Oramai era chiara la convinzione, perché la stampa così scriveva, e gli opinionisti così dicevano,che le gare si vincevano per gli errori degli arbitri. Se un arbitro sbagliava, sbagliava per far vincere una squadra, sbagliava per far perdere l’altro; sbagliava per far vincere il campionato o far retrocedere la squadra.

E’ una teoria volutamente non veritiera. In quel momento si volevano coprire altri problemi che c’erano nel calcio. E io ne faccio un elenco che nessuno può smentirmi di quello che è accaduto nel calcio in quegli anni. Allora, tutti gli anni il Milan dichiarava i suoi debiti con contributi che la famiglia Berlusconi faceva alla società; l’Inter, quando la Saras è andata in Borsa, la Saras è la società del presidente Moratti, (un processo a Milano..non lo dice Paolo Bergamo, io l’ho soltanto letto), va in borsa e il titolo viene sopravvalutato di 1 euro e mezzo, perché dicono fra loro, i collocatori, servono questi soldi alla famiglia Moratti per ripianare per ripianare i debiti che la società ha fatto con il calcio. Questo assolutamente lo dico, me ne assumo la responsabilità, perché l’ho letto nelle carte del processo che a Milano è stato, si è svolto, si è concluso, e il Giudice ha deciso che i sottoscrittori delle azioni, che ora valgono 1 euro, che hanno voglia di farlo, possono ricorrere e chiedere il risarcimento dei danni per questo; la Lazio fu abbandonata da Cragnotti che aveva speso un mare di soldi e non era più in grado di far fronte agli impegni della società; la Roma, la famiglia Sensi si è dissanguata -mi passi il termine - per mantenere in piedi la società; la Fiorentina di Cecchi Gori è fallita. E la Fiorentina è retrocessa, Cecchi Gori è fallito; il Parma si è salvato.... ; il Napoli fallì e retrocesse; il Bologna di Gazzoni Frascara è fallito e retrocesso; il Perugia di Gaucci è fallito e retrocesso; L’ancona è fallito e scomparso.
Questo era in quel momento il mondo del calcio e quindi tutto quello che si riusciva a dire di negativo nei confronti nostri serviva a coprire altri problemi che c’erano, non i nostri. Veda, non i nostri.
La stampa naturalmente doveva sostenerle queste situazioni, perché anche per la stampa, che ogni giornale ha la sua matrice, chiamiamola così: Tuttosport ha la sua, la Gazzetta ha la sua e il Corriere dello Sport la sua. Per matrice intendo insomma il bacino d’utenza. Ci sono giornali che escono in una certa zona, e quindi devono anche sostenere certe politiche e difendere le squadre che hanno in quella zona particolare rilievo. Quindi non ci sono dubbi che questa situazione era situazione vera, accertata.

Comunque io posso parlare tranquillamente perché ho lavorato sempre alla luce del sole. Del resto io alla fine di quell’anno ho rinunciato all’incarico. Cioè io non sapevo mica che scoppiava il pandemonio che è scoppiato, io oramai ero arrivato alla convinzione che dovevo interrompere questo lavoro perché dovevo dedicarmi alla Fifa. Perché io quello che ho fatto alla Fifa, mi permetterò un attimo di addentrarmi fra un attimo.
Io sono uscito, quindi è difficile pensare ad uno che ha voglia di fare tutte queste cose e uscire dall’ambiente.
A questo punto io lo chiedo e chiedo a chi mi ascolta: come mai non è scoppiato questo pandemonio? io lo chiamo pandemonio non gli voglio dar nome. E allora Signor Presidente bisogna trovare anche il coraggio quindi di andare ad analizzare situazioni che magari non se né parlato nemmeno in questa aula.

Ma io ho letto questo libro, che è pubblicato. Quindi è un libro che ha scritto il Dr. Moncalvo”I lupi e gli Agnelli” e questa storia parla chiaramente di quello che avviene nel 2004 in casa Fiat, quando muore Umberto Agnelli. Quando il Dr. Giraudo intendendo, essendo stato l’uomo di riferimento, l’uomo di fiducia di Umberto Agnelli, intendeva continuare la sua vita sportiva nella Juventus, essendo anche il maggior azionista privato della Juventus, con l’intendimento di portare con se l’attuale Presidente - all’epoca non era assolutamente niente, uno sconosciuto, Andrea Agnelli - che era l’ultimo rampollo che poteva avere posizioni di rilievo all’interno del gruppo Fiat.
Avviene che il gruppo che si contrappone a questa idea, quindi il gruppo che fa riferimento a J. Elkann, Lapo Elkann, a Grande Stevens, a Gabetti , a Luca di Montezemolo, costruiscono le condizioni per cui Giraudo, che è obiettivo, perché Moggi è il Direttore Sportivo, ma l’obiettivo è Giraudo perché è lui che eventualmente se prende in mano la Juventus, può avere degli ascendenti in più, viene disintegrato.
E a questo proposito cito questo libro come riferimento alle verità che ho detto.

A Torino parte un'indagine. A Torino, per 26 giornate noi siamo stati controllati, siamo stati vivisezionati e poi, come è stato già detto in questa aula, il Dr Maddalena, il Dr. Guariniello e il Dr. Tatangelo e il Dr Caselli, decindono di chiudere archiviare la questione perché non c’era niente di penalmente rilevante.

Intanto, come ho già accennato, la strategia del sospetto aveva già avuto un suo svolgimento perché il Signor Tavaroli, nel processo che ha subito a Milano a giudizio - è già a sentenza, è già sentenziato - ha detto chiaramente che le fatture che la finanza gli ha trovato nei suoi archivi dell’Inter sono state pagate perché il presidente Moratti, che era l’azionista di riferimento e Facchetti, gli avevano commissionato di fare indagini riservate su un gruppo di persone , delle quali anche io facevo parte. Nelle quali per notorietà dico che c’era anche il calciatore Vieri, che è quello più conosciuto.
Io a questo proposito, non dico una cosa che non è documentabile. Io Signor Presidente il 3 di novembre sono già convocato presso il tribunale di Firenze e andrò a discutere l’eventuale danno che ho subito per queste intercettazione che evidentemente sono riconosciute ed ufficiali.
Anche dall'indagine che comunque svolse Tavaroli non emerse niente. Quindi anche quelle sono state archiviate. Torino non vede niente, questa indagine riservata privata che fa la security di Telecom non da assolutamente nessun esito.

A Napoli contemporaneamente, il procuratore della Repubblica delega i militari della seconda sezione del reparto operativo carabinieri di Roma, guidati dal tenete colonnello Arcangeli , che affida all’operatività al maggiore Auricchio, di svolgere un'indagine sui nostri comportamenti.
E l’indagine viene, lo abbiamo accertato in questa aula, interviene il Signor Franco Baldini, che guarda caso in quell’anno viene allontanato, anzi dà le dimissioni dalla Roma perché incapace a gestire una situazione così importante. Oltretutto quell’anno la Juventus aveva portato via l’ossatura della Roma, i giocatori più importanti. Per giocatori importanti intendo Emerson che era assolutamente considerato il più forte centrocampista al mondo, capitano del Brasile. Gli porta via la Juventus anche l’allenatore . Per cui il Signor Baldini, a marzo da le dimissioni, ma nel frattempo si è adoperato per dire la sua a chi faceva le indagini.


Cosa accade Signor Presidente a Roma? A Roma, dopo che sono state controllate 170mila telefonate, ci saranno state tante raccomandazioni, non so, io mi fermo qui, ne parlerà il mio avvocato e sarà questa Corte a decidere cosa ha prodotto , cosa hanno prodotto quelle 170.000 intercettazioni.
Però un fatto non possiamo negarlo. Si costruisce un avvenimento devastante. Volutamente si costruisce un avvenimento devastante che è un processo mediatico che ci ha distrutto. E io non parlo degli altri perché la privacy non me lo consente.
Un attimo voglio dire, io ero arrivato in quel momento ad essere titolare, agente generale di una compagnia primaria, con 11 agenzie con 60 addetti, con i miei famigliari che erano tutti impiegati nella mia attività e purtroppo con questo scandalo in una settimana ho perso tutto. Ma questo ai fini del processo penale, quello che voi dovrete giudicare non vale niente, ma lo dico così tanto per dire.


Cosa avviene in quel periodo? Evidentemente consci, consapevoli che le intercettazioni avevano prodotto niente, guarda caso dal computer del signor Auricchio, e questo lo dice il giudice Silvestri nel suo decreto per un’indagine svolta a Roma, accerta che un servo infedele dello Stato, che va individuato in: o Arcangioli, o Auricchio, o Vucedick , o Di Laroni, o Di Foggia o Ziino o a Palombi, ha fatto veicolare dal computer dove questi signori lavoravano, le informative che sono arrivate alla stampa.
Con questo artificio si riesce ad ottenere quello che evidentemente qualcuno voleva ottenere: uno scandalo, un processo mediatico che ci ha disintegrato. Questa è la verità, perché lo dice il tribunale di Roma.

E’ stata costruita una situazione, e non voglio togliere spazio al mio avvocato, ma alcuni passaggi devo però ricordarli io, perché io sono stato accusato che parlavo troppo.
Ma io parlavo con tutti Signor Presidente. Io arrivo a questo incarico con una esperienza che mi consentiva, avevo la maturità per farlo, perché veda, quando uno è arbitro internazionale, io sono stato internazionale per 10 anni, ho fatto 3 Europei, a livello internazionale, è una procedura il fatto che l’arbitro si intrattenga il giorno avanti in una riunione congiunta con i dirigenti delle società, con gli addetti agli arbitri. Cioè è un clima,siamo a livello superiore; quindi l’ho fatto per 10 anni. Ma non solo l’ho fatto come arbitro, ma l’ho fatto come dirigente. Io stavo dalla parte del dirigente Uefa o Fifa, con gli arbitri, gli assistenti, avevamo questi rapporti qua con le società. Al termine delle partite, sempre e comunque, se una squadra vinceva l’altra perdeva, se un arbitro arbitrava bene o male, se c’erano le polemiche … Io dovevo cercare stemperare le situazioni con i dirigenti delle società, perché questo è il ruolo di un dirigente internazionale.
Cioè io ero arrivato alla veneranda età di 60 anni, con un’esperienza alle spalle che ormai mi consentiva di avere anche una dimestichezza, una facilità di parlare con queste persone. Cioè io non voglio fare nomi, sono persone oltretutto in Italia che conosco da 20/25/30 anni, quindi il fatto è che parlare per me non era assolutamente motivo di voler commettere e perpetrare degli illeciti.

Oltretutto la Federazione in quel periodo, e questo ce lo ha fatto capire anche il presidente Carraro, voleva che si intrattenessero rapporti - no gli arbitri naturalmente ma noi dirigenti - con le società perché la Federazione non voleva polemiche sulla stampa. Voleva che le cose fossero affrontate e risolte prima. Voleva che ci fossero ambienti, quando gli arbitri andavano ad arbitrare, che non fossero del tutto ostili. Per cui c’è proprio un indirizzo. Signor Presidente non glielo leggo, perché non vorrei essere logorroico, ma questo è un elenco di 22 incontri che noi abbiamo a Roma, a Milano, nei vari alberghi negli anni; 22 incontri – non glieli leggo ripeto perché non voglio essere logorroico- ma noi ci incontriamo 22 volte con i soliti dirigenti, con tutti gli arbitri, con i soliti capitani, con i soliti giornalisti. Quindi la Federazione vuole che si crei e si esca da questa campana di vetro, che tutti ci accusavano di starci rimpiattati dentro, perché ci fossero dei rapporti.
Presidente, la Federazione mi manda a scuola da Maurizio Costanzo perché dovevo imparare le posture e la mimica per andare in televisione a spiegare gli errori. La federazione spende fior di milioni, centinaia di milioni di euro. Ci manda, me e Pairetto naturalmente, perché voleva che noi affrontassimo le situazioni anche con una movenza adeguata. Perchè dovevano andare in televisione a spiegarlo.
La Federazione ci obbliga a tenere una rubrica sulla gazzetta che noi nel primo numero diciamo che la Federazione ha preso questa iniziativa con l’idea di non sottrarsi alla richiesta di dare un giudizio sugli episodi critici del campionato, con tutti i limiti di una selezione prodotta dai margini televisivi.
Cioè noi si esce allo scoperto, in una rubrica il lunedì mattina per documentare gli errori degli arbitri.
Cioè, noi cercavamo di fare tutto alla luce del sole! Poi quello che nelle tenebre qualcuno ha manovrato io non lo so perché non esiste secondo il mio punto di vista.

Quello che Carraro diceva per noi era una missione, perché lui era presidente, lui era quello che faceva la politica federale, lui era quello che era responsabile di tutto, quindi, sapendo poi il valore e lo spessore dell’uomo, per non ci sono mai stati dubbi nell’accettare le decisioni che la Federazione prendeva.

E per il resto, credo che in questo senso il maggiore Auricchio mi ha dato anche un grosso aiuto. Perché a domanda precisa del mio avvocato ha risposto che le mie telefonate le ha sentite tutte e non mai intraudito qualcosa di sconveniente che io possa aver detto ad un arbitro o ad un assistente. Per cui credo anche in questo senso di aver ricevuto un grosso aiuto.


Si è parlato anche delle schede svizzere. Io a questo argomento non mi sono mai sottratto.
Anzi, quando io fui ricevuto appena scoppiato questo pandemonio dal Signor Narducci e dal Signor Beatrice, dissi subito che avevo una scheda. Ma era una scheda che per noi aveva un significato diverso.
Innanzi tutto dico, credo di non tradire la suscettibilità di Pairetto, quando l’ho incontrato “ Ma Gigi te ti ricordi..”, “guarda io non mi ricordo niente se è stato sarà stato una settimana, dieci giorni. Io ero ogni quindici giorni in svizzera probabilmente ti avrò anche dato questo scheda”, ma perché signor Presidente noi non potevamo, non abbiamo voluto fra me e Pairetto, avere questo scambio di telefonate. Perché io avevo già il telefono mio personale, il telefono della Federazione che mi hanno intercettato, il telefono che io tenevo per la mia agenzia, perché io avevo 60 persone che giornalmente avevano bisogno di qualche mio consiglio. Il quarto telefono che mi misi in tasca, è durato 1 - 2 settimane e devo dire che il maresciallo Di Laroni mi ha dato un aiuto in questo senso, perché ha detto in questa aula che il mio numero ha cessato di funzionare con molte telefonate fatte nella zona di Livorno. Perché? Perché io il telefonino me lo levai di tasca e dissi a mia moglie “io non ce la faccio, questo tienilo tu e finisci le telefonate che ci sono e poi fanne l’uso che vuoi”. Quindi è dimostrato che mia moglie naturalmente telefonava a qualche amica a Livorno e niente di più. E questo lo ha detto il maresciallo Di Laroni.

E mi permetta Signor Presidente di fare velocemente dei riferimenti a dei falsi, . falsi storici, che sono stati ricordati in questa aula.
E mi riferisco in primis a quello che si è sottinteso a quello che ha detto Nucini.
Nucini ci ha detto, con tutto rispetto per Nucini, che nel 2003 è andato da Moggi a Torino e quindi da quel momento li doveva diventare un sodale arbitro a favore della Juventus.
Allora Signor Presidente, Nucini un anno prima del 2003 noi lo proviamo, perché ogni arbitro deve essere giudicato, provato. Arbitra il 14 gennaio Juventus-Bologna e la Juventus vince; il 25 di febbraio arbitra Inter-Udinese e l’inter vince; l’11 di marzo viene di nuovo sorteggiato per Juventus-Reggina e la Juventus vince. Poi fa altre due partite di serie A: Bari-Perugia, Brescia – Vicenza.
. Per noi non è un arbitro all’altezza, però guarda caso lui dice che va da Moggi, quindi diventa un arbitro di Moggi. Bene, chissà quale tipo di carriera può fare.
Questa è la relazione di fine anno che io e Pairetto abbiamo fatto alla Federazione è la mia copia, qui non si può barare.
L’anno successivo il Signor Nucini che pure aveva arbitrato partite che la . Juventus aveva vinto, poi si. incontra, questo farà una carriera strabiliante. Bene, il Signro Nucini fa 0 gare di serie A. Quindi io non credo che un arbitro che si è così distinto nella sua attività, l’anno successivo faccia 0 gare.

Poi c’è Tombolini. Ha detto il Dr Narducci che io a Tombolini gli faccio una lavata di testa perché c’è una telefonata del Presidente. Mah… Allora io è vero che a Tombolini gli faccio una lavata di testa perché sbaglia in occasione di Lazio-Brescia (non concede un calcio di rigore) e dico anche al Presidente “guardi presidente che se Tombolini ha arbitrato male io gli do anche un mese di sospensione… “cioè io parlo con Il presidente, non posso mica negare che se un arbitro arbitra male non viene punito.
Bene, vediamo però cosa è avvenuto. Questa è la scheda di Tombolini, quella ufficiale, quella sulla quale non si può barare. Tombolini arbitra questo Lazio-Brescia e dall’osservatore prende un voto ottimo; ottimo gli dà un voto ottimo, 8.525, quindi continua ad arbitrare in serie A malgrado quello che io dico al Presidente. Perché il Presidente sa, fa la sua politica, e io devo salvaguardare un gruppo di 40 persone e 70 assistenti, quindi non posso fare i giochini misteriosi. Fortunatamente per noi, perché devo in questo caso, fortunatamente per noi.
Dopo un mese viene sorteggiato per Siena-Lazio. Quindi torna in ballo la Lazio. Bene. Il Siena batte la Lazio e sono due squadre che si giocano la retrocessione. Lui fa ancora un’ottima partita e continua ad arbitrare in serie A.
Dopo un mese ancora, in piena bagarre del campionato, viene sorteggiato per Lazio-Udinese, che è un gara delicatissima. Quindi voglio dire un arbitro se avesse avuto strane sollecitazioni, o con la lavata di testa come dice il dr Narducci che gli ho fatto, avrebbe chissà cosa dovuto inventarsi.
La Lazio perde in casa con l’Udinese, quindi una gara drammatica per la Lazio. L’arbitro continua a prendere ottimi voti e finisce il campionato in serie A. Quindi la teoria su di lui credo che sia assolutamente non veritiera.

C’è poi la storia di Di Mauro e Copelli. Di Mauro che piange al telefono, può darsi che io sia stato anche duro nei contatti con i miei assistiti, ma ero duro perché io dovevo salvaguardare un campionato, dovevo dare delle regole, dovevo assolutamente essere intransigente là dove dovevo esserlo. Non è vero che Di Mauro piange e poi chissà cosa succede. Di Mauro probabilmente ha pianto in quella prima fase della telefonata, poi la telefonata si dilunga, lui mi ringrazia dell’attenzione, mi dice che le cose si effettivamente la sua segnalazione non è stata adeguata.
E noi allora per punirlo, dopo una settimana per tenerlo fuori anche dalle telecamere, lo mandiamo a fare una partita internazionale. E’ segnata qua, il 20/11 lui va a fare a Tunisi, la squadra principale di Tunisi con un’altra squadra tunisina. Quindi non viene assolutamente punito, anzi a fine anno io mi batto perché abbia un anno in più, in deroga, perché lui aveva finito l’ attività come età, perché noi abbiamo un’età alla quale non si può derogare. Ma siccome era una persona seria, affidabile, che commetteva solo errori come tutti, come nell’occasione di Reggina-Juventus. Io mi batto per la deroga e Di Mauro ottiene la deroga per un anno in più da arbitrare.

Non parlo poi di Copelli, l’altro assistente, perché Copelli l’ho portato ai Mondiali. Io ero quello che poteva decidere in quel momento chi andava ai mondiali, chi non andava ai mondiali, quindi su Copelli proprio non mi voglio dilungare.


Ma voglio fare un riferimento a Racalbuto, perché Racalbuto è stata un’altra pietra dello scandalo, come si dice in Toscana.
Bene, Racalbuto fa questa partita, l’avvocato Mungiello si è già dilungato su quello che io dico a Racalbuto dopo la partita, non ha sbagliato lui, ha sbagliato l’assistente, perchè l’assistente che era il numero 1 l’ha indetto nell’errore. Però le polemiche in quell’occasione divennero veramente insostenibili.
Racalbuto rimane 8 giornate fuori dal campionato di serie A. Quindi fa degli errori, favoriscono la Juventus e non viene premiato, viene punito.
Non solo. Si è così favoleggiato su una telefonata che io faccio perché chiedo al quarto uomo di tenere un telefono sicuro a disposizione.
Bene. Questo telefono sicuro è stato tenuto. La telefonata è stata fatta tra il primo e il secondo tempo. La fortuna mia e del quarto uomo, che in questo caso è Gabriele, è che lui questo telefono lo ha conservato perché era un regalo di sua figlia, ed è stata la telefonata che gli ha dato la possibilità di uscire da questo processo. Perché io, nella telefonata che gli faccio, “fate attenzione, mi raccomando, avete concesso un gol in fuorigioco”. Gabriele questa telefonata l’ha portata, perché lui ha richiesto il rito abbreviato. Un sms, si scusate. E lui è stato assolto con il rito abbreviato è uscito dal processo. Credo quindi che la telefonata fosse una telefona adeguata alla circostanza

Si è favoleggiato pure sulle punizioni date a Paparesta. E qui è Paparesta il bugiardo Signor Presidente, perché sulle tabelle, sulle gare, non si può mentire mi creda.
Papresta quando arbitra alla decima giornata, questi sono documenti ufficiali, naturalmente se qualcuno volesse controllarli li può controllare.. Alla decima giornata arbitra Reggina-Juventus, tre giorni dopo, il mercoledì, si gioca ancora turno dio serie A. Signor Presidente, non esiste che un arbitro, neppure in casi estremi, arbitra la domenica e poi il mercoledì, perché non ha il tempo di recuperare le sue energie psico-fisiche. Per cui chi arbitra la domenica il mercoledì è a riposo. E Paparesta è a riposo.
Ma la domenica dopo, quando il turno di campionato ancora riprende, quindi riprende la serie A e la serie B, lui va subito in griglia. Non va nella prima griglia, perché la partita la partita con la Juventus aveva avuto un seguito di stampa negativissimo, lo mettiamo in una griglia dove ci sono partite di A e le più importanti partite di B. E Paparesta arbitra Torino-Venezia 1-1 e fa un’ottima partita, perché l’osservatore gli da un ottimo voto. Quindi lui arbitra. Successivamente , c’è un turno di B e lui in B non lo mandiamo. C’è un turno di serie A, la tredicesima giornata del 28 novembre, e il Signor Paparesta viene di nuovo sorteggiato per Messina-Fiorentina. Quindi lui non solo non è stato punito, ma addirittura premiato!
Perché noi naturalmente consci della prestazione, del valore dell’arbitro che secondo il mio punto di vista era il migliore dei giovani in assoluto, non riceve nessuna punizione, continua ad arbitrare perché noi non sapevamo che era avvenuto quello che è avvenuto nello spogliatoio.
Evitiamo poi le pantomine della chiusura dello spogliatoio. E’ vero che nello spogliatoi ci fu un atteggiamento negativo del Signor Moggi e del Signor Giraudo. Lui non lo scrisse Signor Presidente, perché? È semplice perché non lo scrisse.
Perché quando arbitravo io o ora che c’è la designazione, cosa avviene? Quando un arbitro ha una partita negativa con una società, il designatore per un certo periodo lo tiene fuori da quella designazione.
Poniamo, si è tanto chiacchierato in questi ultimi giorni di Inter-Napoli, l’arbitro che ha fatto la partita, siccome l’inter ha fatto delle proteste inurbane, quell’arbitro li per un certo periodo non la arbitrerà.
Per noi non poteva essere questo. Perché avendo il sorteggio, ed avendo nella prima fascia sempre Milan, Inter e Juventus, avendo lui avuto un problema con la Juventus, se lo avesse scritto, lui per un periodo usciva dalle partite importanti, perché noi dovevamo levarlo dalla prima fascia, allora ..
E’ la sua ambizione che in quel momento ha il sopravvento. E lui dice, se io scrivo questi non è che…io gli troncavo la carriera, io l’ho nominato internazionale, perché io in quel momento potevo farlo, ma quale carriera gli tronco!
Io lo avrei dovuto togliere da quella fascia, perchè in quella fascia rischiavo di farlo incrociare ancora con la Juventus .Invece da che mondo è mondo, da che arbitraggio è arbitraggio, dovrei ricordarvi che per un anno anche io la Juventus non la arbitrai, il Milan neppure, la Roma con il famoso gol di Turone, che perse il campionato la Roma, per un anno non l’arbitrai.
E’ sempre stato così, quindi non è un problema. Era un problema per lui uscire dalla prima fascia. Questa è la verità.


E ho lasciato per ultimo la parte ludica, le cene . Veda io, come ho detto un attimo fa, parlar di cene, se uno vuole fare un … non lo fa a cena e poi ero abituato veramente a contatti costanti con i dirigenti, anche a cena.
E posso ricordare, senza tema di smentita, che, non tutti quell’anno naturalmente, sono stato a visitare per parlare e capire le situazioni. Con il Signor Sensi, con il compianto signor Sensi; con Governato della Lazio; con Spinelli del Livorno, veniva addirittura in agenzia mia, tutto il personale lo vedeva, era una festa per il personale perché magari veniva anche con un giocatore; con il presidente della Salernitana Aliberti, mi sono intrattenuto a colazione con il direttore generale Ghirelli; con Corsi dell’Empoli mi sono incontrato ; con Spalletti dell’Udinese mi sono incontrato perché ero appassionato, sono ancora con la ma mentalità contadina, appassionato e abito in campagna, di fare un buon vino, un buon olio, per cui Spalletti mi portò il suo vino; con Cinquini del Parma mi sono incontrato; con Lucchesi della Roma; con Tanzi insieme a Sacchi, mi sono incontrato .
Ma quello che è stravagante signor presidente è quello che avviene nella parte finale del campionato che è stato indagato. Io vedo il girone di ritorno e mi rendo conto che Inter, Milan e Juve vengono a giocare a Livorno. Io sapevo che avrei dato le dimissioni e dico a mia moglie se avrebbe avuto piacere se io avessi inviato a casa i responsabili dell’inter, i responsabili del Milan e quelli della Juventus. Mia moglie mi dice si, per me non ci sono problemi.
Io ci tenevo, perché ci tenevo che venissero a conoscere le mie abitudini.. si vuol far passare come una civetterie e facciamola passare come una civetteria…
Ma lo stravagante è un altro signor Presidente. Che io, quando chiamo Facchetti e lo vado a prendere all’aeroporto, che viene a casa mia, che si chiama Moratti , si chiama l’ex l’addetto stampa dell’Inter - perché con me ha scritto un libro, è un mio amico - e lo chiamiamo da casa mia per parlarci. Tutte queste telefonate spariscono. Vabbè..

Poi parlo con Galliani, lo invito a casa…,poi il giorno avanti mi chiama, mi dice che non può venire, non viene. Ma le telefonate ci devono essere perché abbiamo scambiato queste opinioni . E le mettiamo via..

All’ultima partita di campionato, campionato finito, la Juventus ha vinto il campionato e viene a giocare a Livorno. Livorno-Juventus. Io chiamo il Signor Giraudo, lo invito. Viene anche il Signor Moggi naturalmente; viene anche il vice presidente Mazzini, perché io in quell’occasione oltre al piacere di averli a tavola, volevo anche che.. come dire, commiato fatto con il sorriso, far presente, come ad altri avevo fatto presente, al Presidente di Lega , a Carraro che avrei dato le dimissioni a fine anno.
Bene, quando vengono Moggi e Giraudo a casa mia, guarda caso io ho la casa circondata dai carabinieri. Fotografie, intercettazioni ambientali. Allora io dico: ma come è possibile ? Il campionato è finito, dopo una settimana do le dimissioni e per quella occasione ho la casa circondata da carabinieri? Cioè la cosa non mi torna perché le altre circostanze sono passate così come le ho detto.

E siccome in quel periodo vedevo che io più che parlavo, non mi ascoltavano, io ho scritto un libro signor presidente, 'Sono morto una notte di luglio', ed io in questo libro ho scritto tutte le cose che ho detto in questa occasione, che lei ha avuto la pazienza di ascoltare.
Mi creda, io per quello che ho scritto, non ho ricevuto nessuna denuncia, nessuno ha reclamato per quello che io ho detto, perché ho detto delle verità. Scomode magari, ma sono assolutamente delle verità.

Questo sistema ha prodotto dei danni irreparabili, però per qualcuno è andata anche bene perché il maggiore Auricchio ora è capo gabinetto al Comune di Napoli…
Mi permetta soltanto di dire che insieme ad Auricchio c’è Narducci che è assessore, c’è Beatrice che se è andato…

Dico soltanto che tutto quello che ho detto, ai fini del processo penale è irrilevante, quindi lo capisco benissimo. Ma il mio è stato uno sfogo inopportuno, non lo so, saranno gli altri a giudicarmi.
Io sono molto sereno perché, veda Signor Presidente, nella vita ognuno di noi crede a qualcosa, io credo e un giorno arriverà il giudizio finale per tutti, io sono sereno nell’aspettarlo, qualcuno è meno sereno di me signor presidente.

La ringrazio per l’attenzione.

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