Giulemanidallajuve
 
 
 
 
 
 
 
  Spot TV
 
 
 
 
 
 
 
JUVENTUS
Mercoledì 15/05/24 ore 21,00
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Farsopoli di G. FIORITO del 05/11/2011 08:40:24
FIGC: un edificio di menzogne

 

“Ecco il punto: dobbiamo trovare da fuori un modo di descrivere l’Edificio come è da dentro” . Umberto Eco, Il nome della rosa
E’ il terzo giorno di permanenza presso l’abbazia, l’ora è quella dei Vespri e Guglielmo dice ad Adso che bisogna agire in tal modo per scongiurare il rischio di nuovamente perdersi dentro il labirinto della Biblioteca.
Quante volte anche noi ci siamo persi dentro i labirinti di calciopoli, con l’animo di Guglielmo che nel quarto giorno, all’ora dei Vespri, dichiara di essere vicino alla soluzione senza sapere a quale, poiché, per non diventare schiavo di nessun errore, ne immagina molti.
Quante volte ci è parso di poter individuare nella mappa di calciopoli una serie di circostanze e coincidenze che avrebbero potuto descrivercela come una parte o piuttosto una derivazione o una conseguenza dell’affaire Telecom.

L’effetto delle dichiarazioni di Caterina Plateo al processo di Milano ci ha posto, similmente ad Adso e Guglielmo, in posizione esterna rispetto al labirinto, in modo da decifrare l’enigma. Caterina Plateo collaborava con Adamo Bove, trovato morto sotto un cavalcavia nell’estate di calciopoli. Ha confermato, sotto giuramento, le dichiarazioni già rese nel 2006: la Telecom spiava i telefoni della Fc Juventus, della Gea, della Football Management, del signor Ceniccola (attraverso un telefono di De Santis) e utenze della Figc. Precisando che l’attività di intercettazione iniziata l’11 febbraio 2003 si era avvalsa del sistema Radar, diverso dal portale predisposto per le investigazioni richieste dalla magistratura e quindi destinato ad attività deviate.

Come ha fatto Alvaro Moretti su Tuttosport, non è difficile ricomporre le date. Bergamo a Napoli ha raccontato di un incontro con un Moratti scontento nel luglio del 2002 per aver perso lo scudetto del 5 maggio; il 25 settembre 2003 avrebbe avuto luogo l’episodio del Concord, protagonista Nucini che tentava di infiltrarsi come cavallo di Troia nel presunto sistema Moggi. Moratti giustificò così con Borrelli l’incontro con Tavaroli e i dossier commissionati a Cipriani, che tuttavia erano già stati diffusi nei primi mesi del 2003. Nel 2004 Casarin riferì di ammonizioni mirate.

Riprende forma il teorema accusatorio che Narducci, Beatrice e Capuano, coadiuvati da Auricchio e dagli altri carabinieri del suo gruppo, hanno messo a punto per inchiodare alle loro presunte colpe gli artefici della cupola più sgarupata dell’universo.
Quella che realizzava uno score di punti superiore con arbitri non amici di quanto facesse con arbitri adepti. Quella imbastita, secondo la requisitoria da record di Narducci, sul finire del millennio scorso per sfociare appena in tempo nello scudetto annegato a Perugia con Collina intento a verificare su quale zona del campo si potesse far rimbalzare un pallone e nel tricolore soffiato alla Juve dalla Roma di Capello, che giocò tutta la stagione con un numero di stranieri in esubero, regolarizzato a poche ore dalla fine del campionato.

Caterina Plateo ha anche dichiarato che nel maggio 2005 le fu ordinato di distruggere 18 dossier. Forse l’indagine era ormai ufficiale e saldamente nelle mani di coloro che sarebbero riusciti a renderla monca, ma credibile quanto bastava al diffuso sentimento popolare e alla fretta di un processo degno di Bernardo Gui, al quale, come sottolinea Guglielmo dopo l’interrogatorio da questi condotto contro il cellario Remigio, non interessava scoprire i colpevoli, bensì bruciare gli imputati.

Furono un pugno di intercettazioni, abilmente manipolate attraverso il gioco del cuci e scuci, a finire arbitrariamente sui giornali nel maggio del 2006 e a determinare la farsa. Così accadde che in un clima di caccia alle streghe fu deciso che a finire sul rogo dovesse essere la Juventus, la fidanzata d’Italia. E mentre gli intercettatori venivano risparmiati, gli intercettati venivano puniti, a guisa di seguaci dolciniani, colpevoli dell’eresia di vincere senza spendere cifre folli, come era costume dell’Inter, che Carraro si preoccupava di non dover sanzionare con la serie B nemmeno dopo il caso del passaporto falso di Recoba.

Terribile eresia comprare Platini per un tozzo di pane e lasciare che ci mettesse sopra il foie gras, come amava dire l’Avvocato, scomparso una ventina di giorni prima dell’inizio dei dossieraggi Telecom, ma anche realizzare con Zidane una plusvalenza da capogiro e neppure fittizia. Non è un caso se l’Inter, approlfittando dei clamori suscitati dalla Juve in serie B, ebbe tempo e modo con il Milan di prepararsi per l’estate successiva al patteggiamento sui falsi in bilancio, consentito dal provvidenziale inserimento di un paio di articoli nel codice di giustizia sportiva, dopo aver atteso le sentenze dei processi ordinari, privilegio mai concesso alla Juventus. A pochi giorni dall’archiviazione dell’inchiesta della Federazione sui dossieraggi illegali Telecom.
Che hanno fruttato all’Inter il breve spazio di un quinquennio di false vittorie, devastando non solo i valori dello sport e il calcio italiano, ma anche le vite di molte persone.

Oggi il vessillo dell’onestà nerazzurra si è troppo sbiadito ed è stato sostituito dall’ombrello della prescrizione, fornito da Palazzi e invocato dai legali della Pirelli (sponsor dell’Inter che pagava i conti dei dossieraggi illegali) nella causa intentata dall’ex designatore Bergamo, dopo quella di Vieri, per risarcimento alla Polis d’Istinto, la società di investigazioni di Cipriani che agiva per conto di Tavaroli e della security deviata di Telecom.
Vista da fuori calciopoli svela l’incongruente ingiustizia di gravi reati mai puniti, che la FIGC ha colpevolmente occultato, ancora prima di prescrivere. Mentre 6 trasgressioni veniali dell’art. 1 hanno generato la figura immonda dell’illecito strutturato, simile a una di quelle fantasiose miniature che nella stanza dei fumi della biblioteca confondono distogliendolo dalla realtà Adso.

“Avevo sempre creduto che la logica fosse un'arma universale e mi accorgevo ora di come la sua validità dipendesse dal modo in cui la si usava. D'altra parte, frequentando il mio maestro mi ero reso conto, e sempre più me ne resi conto nei giorni che seguirono, che la logica poteva servire a molto a condizione di entrarci dentro e poi di uscirne” . Adso, IV giorno, Laudi. Umberto Eco, Il nome della rosa

Commenta l'articolo sul nostro forum!
 
  IL NOSTRO SONDAGGIO
 
Dopo la Cassazione su Moggi, cosa dovrebbe fare ora la Juve?
 
  TU CON NOI
   
 
   
 
  AREA ASSOCIATI
   
 
 
 
  DOSSIER
   
 
   
 
  LETTURE CONSIGLIATE
   
 
   
 
   
 
  SEMPRE CON NOI
   
 
   
 
Use of this we site is subject to our