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Farsopoli di F. DEL RE del 30/12/2011 14:07:21
Calciopoli, un’inchiesta da riaprire e capire

 

Essendo nato in Toscana ed essendo ivi residente in casa si legge il giornale locale, ovvero La Nazione testata per la quale spesso scrive il Signor Bucchioni.

Il giorno di vigilia, accompagnando l’articolo riguardante le rivelazioni del cosiddetto “pentito” di Calciopoli, Bucchioni scriveva l’editoriale “Calciopoli, un’inchiesta da riaprire”, al quale mi permetto di criticarne in toto lo spirito e di confutarne il senso punto per punto.

1) Se un colonnello dei carabinieri dovesse “render conto” di una delazione anonima riportata a mezzo stampa credo che la ben poca rimanente dignità di questo paese e della sua sgangherata giustizia andrebbe definitivamente in malora, visto che il colonnello Auricchio ha reso ampia (e lacunosa) testimonianza già durante il processo di Napoli; e questo lo dice uno che di Auricchio non ha la benché minima stima.

2) Le intercettazioni che riguardavano l’Inter non sono state cestinate: all’inizio il PM Narducci, mister “piaccia o non piaccia”, aveva dichiarato che non esistevano, per poi dover clamorosamente ritrattare quando queste intercettazioni furono scovate dal team difensivo di Moggi; queste telefonate a livello sportivo hanno portato a un documento incriminatorio ex art. 6 del c.g.s. da parte del procuratore-tartaruga Palazzi nei confronti dell’Inter, mentre nel processo penale i PM, ricordatisi stranamente della loro esistenza dopo che gli avvocati di Moggi gliele hanno sbattute sotto il muso, le hanno considerate ininfluenti al fine di un quadro probatorio di colpevolezza, ovvero irrilevanti. Peccato che alcune di esse i carabinieri le avessero marchiate coi celeberrimi “baffi rossi” che testimoniavano contenuti tutt’altro che “irrilevanti”

3) Guido Rossi parla giustamente trincerandosi dietro le sentenze penali e sportive; ma non perché queste siano dogma di fede, come sento dire spesso da chi ritiene che “le sentenze vadano rispettate”, ma perché nessuno è mai entrato nel merito di quelle sentenze, ovvero nessuno le ha mai analizzate attraverso il metro di giudizio dell’ascolto delle varie udienze. Infatti, le sentenze non si rispettano, ma si analizzano, si commentano e se sono sentenze aberranti come quelle partorite da tutta la vicenda Farsopoli (sì: Farsopoli, iniziamo intanto a chiamare le cose col proprio nome) si criticano ferocemente e si disconoscono addirittura. Il problema è averne piena conoscenza per far ciò: altrimenti ci si riduce ad una serie di sterili “Grandi Perché” ai quali i Guido Rossi di turno risponderanno sempre a modo loro, ovvero: “fate tacere le stronzate”.

4) Che nell’articolo non si difenda Moggi mi pare evidente, lapalissiano; è scritto per un giornale fiorentino che difende gli interessi della Fiorentina e dei suoi proprietari; legittimo, e ci mancherebbe altro, ma in questo caso, e non solo in questo, clamorosamente fuorviante: da un giornalista ci aspettiamo che non si presti a vellicare gli istinti vendicativi della tifoseria viola, ma che faccia seriamente il mestiere per il quale viene profumatamente pagato: informazione e giornalismo. Perché se solo avesse assistito ad una delle tante udienze del processo di Napoli una frase inutile e demagogica come quella su Moggi non l’avrebbe mai scritta (“le responsabilità dell’ex DG della Juve sono chiare” ); difatti è nell’ascolto delle udienze che avrebbe capito che Calciopoli è Farsopoli, per tutti: Della Valle come Moggi; Mazzini come De Santis. Avrebbe visto forse l’Italia moralmente ed eticamente peggiore, ma innocente di fronte alla legge; avrebbe visto tutti e dico: tutti i testi dell’accusa di fatto contraddire le tesi dell’accusa stessa; avrebbe scoperto che[b] le SIM sizzere possono essere intercettate[/b], contrariamente a quanto affermato dagli inquirenti e allora si sarebbe chiesto perchè tali intercettazioni non siano state eseguite, ma si sia lasciato il popolino nella convinzione che [b]"chissà cosa tramassero ai telefoni non intercettabili..."; [/b] avrebbe ascoltato le palle, anzi: le palline di Manfredi Martino su come “non” truccavano i sorteggi; avrebbe scoperto come le mitiche ammonizioni preventive dell’Udinese in previsione del match con la Juve fossero state comminate a giocatori che non erano diffidati, mentre l’unico squalificato fu Jankulovsky, che aveva preso a pugni un avversario; si sarebbe accorto che la telefonata fra Moggi e Della Valle era stata di fatto alterata, ovvero tagliata proprio in quel pezzo in cui si capisce che fra i due non c’è alcun accordo truffaldino; avrebbe scoperto come la Juve avesse una media punti inferiore quando diretta dagli arbitri affiliati alla presunta cupola rispetto a quelli ritenuti onesti; e poco importa se quelli onesti in realtà si incontravano con dirigenti di altre squadre a mò di carbonari nei ristoranti fuori orario di apertura. Insomma: avrebbe avuto modo di “togliersi la sete col prosciutto”, come si dice dalle mie parti e sviscerando gli atti del processo, che ci sono e sono sotto gli occhi di tutti, anche di quelli che stranamente oggi li richiedono, capirebbe l'incongruità dell’affermazione su Moggi, in quanto è chiaro come il sole che la procura e i giudici hanno considerato Moggi e Della Valle sodali di una cupola e che salvare l’uno continuando ostinatamente a ritenere colpevole l’altro è esercizio impossibile da risolvere.

5) Alla teoria degli organi federali “condizionati dal momento” non crede neanche Petrucci. Chi ha condizionato pesantemente questa vicenda sin dal 1998 è sempre stata la Gazzetta dello Sport, che se per propria bocca “nasce interista”, nell’anima è juventina, o meglio: “agnellina”, visto che la Exor ha una quota rilevante di RCS, leggasi: Corriere della Sera e Gazzetta. Per non parlare de La Stampa, giornale della “real casa” da subito arroccatosi su posizioni colpevoliste.

Per cocncludere questa disanima lascio lì un consiglio spassionato, quasi da arci-italiano: ci si chieda perché la categoria dei giornalisti italiani, quella dei Montanelli, dei Bocca, dei Brera, dei Viola langue placida e grassa al settantaduesimo posto nella classifica mondiale della libertà di stampa.

Ci si chieda come mai per tanti, per troppi casi giornalistici la "categoria" ha demandato il lavoro e l’arte di informare a semplici dilettanti: forumers di siti di appassionati che ricercano la verità e non la compiacenza del proprio editore; ci si chieda perché l’informazione sulla farsa l’abbia dovuta fare un sito come Giulemanidallajuve.com, del quale mi vanto e mi onoro di essere redattore; ci si chieda come mai un gruppo di avvocati, architetti, operai, dottori, salumieri, casalinghe, ecc., ecc. abbia svolto, da dilettanti, il lavoro che si richiede ai professionisti e soprattutto ci si chieda come mai l’abbia fatto molto meglio dei professionisti stessi; infinitamente meglio; ci si chieda come mai a distanza di cinque anni da quei fatti possa ancora uscire un editoriale ricco di errori (Auricchio le indagini le iniziò molto prima del 2005) e di domande ovvie e scontate che neppure si danno l’apparenza del “pezzo d’inchiesta” come quello di Bucchioni della Vigilia di Natale.

E mi credano tutti coloro che leggeranno queste righe: far parte di un sito di tifosi juventini non ci sminuisce affatto nel ruolo di ricercatori della verità, anzi: abbiamo talmente conosciuto e sviscerato la Farsa che se avessimo avuto coscienza della colpevolezza degli ex dirigenti bianconeri ce ne saremmo accorti noi per primi, visto che noi, ed altri siti come il nostro, e solo noi appassionati bianconeri, per causa di forza maggiore ci siamo impegnati strenuamente nella ricerca di quella che Bucchioni chiama “verità vera”


Dal QS – La Nazione del 24/12/2011
Il commento – “Calciopoli, un’inchiesta da riaprire

Di: Enzo Bucchioni


Il colonnello Auricchio ha cambiato lavoro, alla divisa di carabiniere ha preferito la forse più comoda poltrona di capo di gabinetto del sindaco di Napoli, ma qualcuno prima o poi dovrà comunque chiedergli conto dei troppi inquietanti interrogativi che ruotano intorno all’inchiesta da lui condotta tra il 2005 e il 2006 passata alla storia come Calciopoli.

L’ultima domanda l’ha fatta proprio un uomo del team di Auricchio. L’investigatore che riferisce dell’incontro tra il designatore Bergamo, il vice presidente della Federcalcio Mazzini e i fratelli Della Valle, si chiede dove siano finite le trascrizioni di quel colloquio e, soprattutto, perché non siano mai state messe agli atti.

Già, perché? E perché le intercettazioni che riguardavano l’Inter (ma anche di altre squadre) sono state cestinate? E ancora: perché altre 130 mila telefonate non sono state trascritte?

Ormai questa è l’inchiesta dei Grandi Perché e quando Guido Rossi pretende di tappare la bocca a tutti barricandosi dietro le sentenze sportive e penali, non può non sapere che le sentenze si fanno sulle carte prodotte dall’inchiesta e se le carte sono parziali le sentenze diventano ingiuste.

Non siamo qui a cercare di difendere Moggi o sminuirne il ruolo: le responsabilità dell’ex DG della Juve sono chiare . Ma interrogativo dopo interrogativo si rafforza la sensazione che questa inchiesta nata male sia stata condotta ancora peggio.

C’era un teorema da seguire e perseguire a tutti i costi? Questa volta siamo noi a porre una domanda alla quale non è difficile rispondere: i sospetti non mancano. E se anche il presidente del CONI Petrucci ha scritto nel documento poi non approvato dal tavolo della pace che nel 2006 “gli organi federali sono stati condizionati dal momento”, è arrivato il momento di una revisione di quell’inchiesta, di quei processi, di quelle sentenze in nome e per conto di una verità più vera.


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