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Editoriale di M. VIGHI del 23/04/2009 23:21:13
Orgoglio e pregiudizio

 

Non è affatto semplice commentare qualsiasi intervista, notizia o informazione ponendosi con il giusto spirito di imparzialità.
Tutti noi siamo il frutto delle nostre esperienze, dei nostri sogni e delle nostre speranze. Ed esse non possono mancare di affiorare in superficie ogni qualvolta ci si pone di fronte ad una valutazione.
Se poi non solo l’aspetto razionale ma anche quello emotivo viene portato in causa nell’esprimere il giudizio, come ad esempio quando si entra in contatto con la sfera degli affetti, l’operazione diventa ineluttabilmente ancora più complicata.
Nell’analisi di una intervista ci sono due attori, l’intervistato e l’intervistatore. Essi tessono una trama. E noi, spettatori, peccheremmo di giudizio critico se prescindessimo dal tutto e concentrassimo le nostre valutazioni limitatamente al contenuto, giacché il significato delle parole è legato al personaggio che le rilascia. Parimenti, volgessimo il nostro sguardo solo agli interpreti, commetteremo uguale se non più grave errore, privando i concetti di ogni valore. A quel punto inutile assistere ad ogni spettacolo: se tanto il pregiudizio nei confronti dell’attore non ci permette di andare al di là della sua presenza, ogni trama ne risulterebbe inevitabilmente uguale e identica a sé stessa, anche qualora fossimo in realtà in presenza prima di un film d’amore, e successivamente di un horror b-movie.
Ci si imbatte così nelle dichiarazioni rilasciate da Lapo Elkann al Corriere della Sera, edizione del 21 aprile 2009.
Lapo. Illo Lapo, quello della famosa dichiarazione sulla triade: "Quei tre mi ricordano Caino e Abele. Pensa che tra tutti il più simpatico è Moggi. Ti basta per farti capire la mia opinione sulla dirigenza Juve…".
Illo Lapo, il grande sostenitore dell’operazione simpatia.
Illo Lapo, mai pervenuto quando la Juventus avrebbe avuto bisogno di qualcuno che la sostenesse, difendesse e amasse davvero, nella triste estate del 2006 quando fu malinconicamente abbandonata a sé stessa (incluso da molti suoi tifosi…).
“E’ più facile spezzare un atomo che un pregiudizio", sosteneva Albert Einstein.
Avrà certamente ragione, certo è che i pregiudizi da soli non nascono né crescono.
Ci vuole qualche maligno che ne promuova la divulgazione. Oppure qualche fondamento di verità…
Proprio metaforicamente dalla bocca di questo Lapo, per il quale il pregiudizio è acclarato e giustificato, una folata di parole juventine, juventine davvero, come da troppo non si sentivano, investe il tifoso bianconero sempre più abbruttito ed avvezzo alla pratica del patteggiamento, prostrazione e sorrisini e sorrisetti alla banda di Milano.
"Se lo vince, e ribadisco se lo vince, per me questo sarà il primo scudetto dell’Inter di Moratti.
Incredibile ma vero.
Il passaggio sopra citato è altamente simbolico, e rimarrà naturalmente sulla bocca di qualche tifoso per un po’ di tempo.
Limitarsi ad esso sarebbe però riduttivo. L’abituale faziosità delle domande dell’intervistatore, inequivocabilmente tese ad alimentare le polemiche prima incalzando e provocando nella diatriba Balotelli ("la sanzione a porte chiuse?", "i cori per 90 minuti non le hanno dato fastidio?", "Torino è una città razzista?"), poi scontatamente e un po’ vigliaccamente riproponendo il trito e ritrito presunto fallo da rigore di Iuliano su Ronaldo, ha forse reso più agile il compito di Lapo Elkann, punzecchiato nell’orgoglio come uomo, come torinese (si fa per dire) e come juventino (ognuno commenti a modo suo).
Certamente, e da che io ricordi è la prima volta in assoluto quanto a juventinità, le parole del fratellino di John risultano eccellenti. Non solo in quanto a diretta risposta alle domande del giornalista, ma anche nelle sfumature.
" Balotelli è fischiato ovunque, capita ogni domenica anche a Sissoko e prendono la Juve come capro espiatorio. Questo mi dà fastidio" è una buona risposta.
"Io dico che non ci può essere amore tra Juventus e Inter. Parlo da tifoso, non da azionista bianconero. Non è strutturalmente possibile. E tutti sappiamo perché" e "Tra Juve e Inter ci può essere rispetto, che è doveroso in qualsiasi competizione e in qualsiasi combattimento, di business o di sport. Ma tutti sanno perché tra Juve e Inter non può esserci amore. E noi bianconeri lo sappiamo meglio di loro, perché siamo andati in B" sono ottime risposte, poiché vanno oltre alla domanda, e vengono al cuore di quello che i tifosi che non hanno dimenticato vogliono sentirsi dire.
Dichiarare poi che Balotelli è un giocatore scorretto che si rende antipatico a tutte le tifoserie è discretamente coraggioso, poiché, ritengo coscientemente, Lapo sappia di esporsi a facili strumentalizzazioni di queste sue parole.
Due frasi meritano però di essere sottolineate, perché suonano (finalmente!) come orgogliosamente pronunciate da un qualcuno che si sente privilegiato di far parte dei sostenitori della Signora più amata e irraggiungibile del calcio italiano. Nelle parole " I cori razzisti non ci sono solo a Torino e la Juve è una squadra multirazziale. Anche se più italiana dell’Inter" non si fatica a scorgere un certo vanto verso la politica della Juventus, che non a caso ha sempre costituito con i suoi giocatori l’ossatura della nazionale italiana, specie nelle occasioni vincenti, così come fu anche per l’ultimo mondiale, con i nostri campioni che sul campo avevano meritato il 29° scudetto.
La seconda affermazione, che non rivela meno amor proprio, è la risposta alla domanda se Mourinho possa essere il giusto educatore per Balotelli: "Non lo so e non mi interessa. A me interessa solo la Juve. Balotelli non è un problema mio".
Orgoglio di essere juventino. Sentimento di privilegio, e convinzione di superiorità, frutto della storia. Voglia di guardare in casa propria e di non preoccuparsi degli affari degli altri. Poca demagogia. Un briciolo di coraggio.
Tanto di quello che da tre anni il tifoso juventino spera di sentire dalle parole di illustri tifosi, avendo frustratamene rinunciato a sentirle dalla bocca di chi ci rappresenta in quanto a proprietà e dirigenza, sono arrivate dall’uomo che meno ci aspettavamo.
Non si può pensare che tutto ciò addolcisca più di tanto il gusto amaro che hanno in bocca i tifosi.
Martin Luther King metteva in guardia che "non ricorderemo le parole dei nostri nemici, ma i silenzi dei nostri amici".
Di più.
Da tempo si vocifera che il mandato in scadenza di Cobolli Gigli non verrà rinnovato, e vi sarà un ingresso ufficiale dei fratelli Elkann negli assetti societari della Juventus. E in quest’ottica, non siamo dei polli, questa intervista sarebbe un brillante viatico per cominciare a farsi accettare.
Ne abbiamo viste e sentite troppe in questi anni per non dubitare in prima battuta di tutto e tutti (e in seconda, e a volte terza…).
Lasciateci dubitare.
Con onestà intellettuale e cercando il più possibile di tralasciare il pregiudizio, ci permettiamo di apprezzare e sorridere e un po’ addolcirci con questa bella intervista.
Tanto bella che probabilmente, non avessimo letto che ad averla rilasciata fosse stato Lapo Elkann, anziché limitarci a compiacerci delle parole forse ora saremmo qui ad applaudirla!

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