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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Editoriale di I. SCALISE del 01/05/2009 22:38:06
POTERE ASSOLUTO

 

Smentite le voci sulla Juve povera che non poteva permettersi dei veri campioni (oltre 100 milioni buttati in due anni) e quella dei dirigenti che non potevano trattenere i giocatori, è arrivato il momento di tornare a sfatare il mito della “Juventus Cenerentola”, ovvero il mito di una Juve che non può difendersi da poteri che sono troppo forti rispetto al nostro azionista di maggioranza.
Squadristi, rancorosi a mezzo servizio, tifosi a cui di solito interessa solo il lato sportivo, sono tutti concordi nel ritenere la società Juventus una società debole. Persino nelle ultime settimane, in cui era oramai data per certa l'elezione di Beretta ai vertici della Lega ho sentito queste assurde, quanto fuorvianti, affermazioni.

Ieri Beretta è stato eletto presidente, la sua elezione ha spaccato la Lega Calcio facendo nascere la nuova Lega A e mandando a casa un certo Matarrese. Beretta è un uomo FIAT.
Maurizio Beretta già vent'anni fa, da caporedattore, poteva vantare un rapporto diretto e privilegiato con la casa automobilistica. A seguito della lunga carriera in RAI, culminata nel 2000 con la nomina a direttore di RaiUno, Beretta passa alla FIAT, dopo mesi di anticipazioni e sdegnate smentite, assumendo la carica di Direttore alle Relazioni Esterne e Comunicazione. In FIAT rafforza il suo legame con Luca Cordero di Montezemolo e comincia a collezionare cariche all'interno del Gruppo. Nel 2004, un Montezemolo eletto Presidente di Confindustria, con la benedizione di un Marco Tronchetti Provera che lo aveva talmente a cuore da affidarlo alla tutela del suo uomo migliore (con cui ovviamente non parlava mai), annunciava alla stampa il «rammarico» per le dimissioni di Parisi e si portava appresso il fido Beretta a prenderne il posto di Direttore Generale di Confindustria, dov'è rimasto fino al 30 gennaio di quest'anno.
E poteva forse il nostro Luchino abbandonare il fido compagno scaricato dalla truce Marcegaglia? Certo che no. Già quando il nostro manager era in odor di liquidazione, sembra che Montezemolo cercò di riportarlo in FIAT, chiedendo a Marchionne di offrire una sistemazione al suo pupillo, ma Marchionne era in altre faccende affaccendato e deve non aver sentito. Così cosa fa Luchino? Lo mette in aspettativa piazzandolo in Almaviva, perché anche la poltrona nel cda del Sole24ore vacillava da tempo e rischiava di restare a secco. Ma Beretta non si accontenta e Montezemolo neppure, così ecco l'idea: c'è un presidente di Lega da eleggere e gli interessi di tutta la Serie A da curare. I presidenti della Serie A sono per lo più imprenditori importanti, con grosse società alle spalle e grande influenza in tutti gli ambienti, la torta si fa appetitosa e a febbraio spunta il suo nome. Spunta … in modo strano, non una semplice “proposta” ma un uomo da eleggere ad ogni costo che vede quasi tutte le società di A dalla sua parte!
Allora le cose sono due: o Marchionne è un incompetente e questo potrebbe spiegare il motivo per cui non l'ha ripreso subito in FIAT, o il caro Beretta è quel jolly che i potenti della A attendevano da tempo e, di fatto, il presidente della Confindustria del calcio è diventato Montezemolo. Fate voi, per onore di cronaca aggiungo solo che, casualmente, qualche giorno fa Montezemolo, l'amico Diego della Valle e i due Abete si sono trovati - lo ripeto: casualmente - all'interno dello stesso albergo in cui i presidenti della serie A erano riuniti per decidere il da farsi. Questo è il potere di un uomo che ruota attorno al nostro azionista di maggioranza e che, secondo Blatter, nel 2006 si impegnò affinché la Juventus accettasse la Serie B.

Altra persona, per niente potente, del Gruppo Fiat è un certo Sergio Marchionne, scelto e portato in FIAT da Umberto Agnelli. Tutti avrete sentito parlare dell'affare Chrysler-FIAT e delle voci su una futura acquisizione di Opel, basta dare un'occhiata alla situazione economica di FIAT per comprendere che non c'è nulla di normale in tutto ciò. Allo stesso tempo, è sufficiente controllare gli storici rapporti, economici e politici, FIAT-USA per pronunciare il solito “tutto il mondo è paese” e farsene una ragione. A quanto pare non siamo deboli nemmeno all'estero, parola di Obama.

Vogliamo citare Gabetti? Passato per i CdA di Rockefeller Center Properties Inc., Mediobanca, Sequana, Bank of America…
Il collega in tutorato, nonché Presidente Onorario (???) della Juventus, Franzo Grande Stevens, CdA di Campari, RCS e tutto quanto gira attorno all'Exor, procuratore della Banca Vaticana (IOR). Un tempo grande legale, oggi, visti i risultati del 2006, non mi fiderei più di tanto, anche perché in società sono tutti concordi nel dire che per la difesa della Juventus fu fatto tutto in buona fede. Citofonare Margherita per ulteriori info.

Al “piccolo” tutore, si è aggiunto nel CdA di RCS anche il fratellino di Lapo, rispetto al 2006 la quota della Giovanni Agnelli & C. SAPA è scesa ma resta l'azionista più influente, proprio come lo era tre anni fa. Il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport sono quotidiani di RCS, il secondo è stato il nostro peggior accusatore, eppure il potere forte ce l'avevamo in casa. Ai quotidiani e periodici di RCS si aggiungono ovviamente Tuttosport e La Stampa. Quindi i media sono ampiamente coperti.

Come non citare poi gli avvicendamenti in Telecom Italia? Guido Rossi regala lo scudetto all'Inter, finisce in Telecom Italia, dove pare abbia cercato di sfilare la società a Tronchetti insieme al dimenticato Buora (altro ex), piazza i suoi uomini e poi torna dal “potere debole”, la cara vecchia FIAT con cui intrattiene rapporti da decenni.

Libera il tavolo Guido Rossi e arriva in Telecom baffetto Pistorio, altro uomo FIAT. Va via Pistorio e viene eletto Presidente Gabriele Galateri di Genola, trent'anni in Fiat, è stato vicino al piccolo tutore, a Cobolli Gigli e a Winteler anche alla Rinascente. L'AD è Franco Bernabè, altro nome per niente nuovo alla FIAT.

E quando si parla di FIAT e di poteri forti, il giochetto delle relazioni potrebbe andare avanti per diverse ore, il risultato finale sarà sempre e comunque quello di una società che quando punta i piedi ottiene quello che vuole e non importa se l'avversario sia un'azienda, una banca o un governo.

La realtà è un'altra e non c'entra nulla con società esterne né con i “poteri forti” estranei all'azionista di maggioranza. La realtà è quella che abbiamo sotto gli occhi e che è difficile da ammettere: dalla morte del Dottor Umberto Agnelli la Juventus è tornata ad essere un giocattolo che và usato quando conviene e per cui non vale la pena di sforzarsi per tutelarlo. Con Giraudo al timone, uno che non ci teneva ad essere simpatico e che conosceva bene il peso della Juventus, nessuno provava a prendersi gioco della società perché in un attimo si sarebbero trovati il club iscritto alla Premiere League e una Serie A con le pezze al culo senza i 12 milioni di tifosi davanti alla TV, oggi che nessuno tutela la Vecchia Signora è invece facile fare i propri interessi e lasciare gli scarti.

I responsabili? Tanti, troppi.

La responsabilità è di quei campioni, ed ex-campioni, che si sono abbeverati per anni alla Juve e che, per non rischiare di perdere una minima parte di quel patrimonio o per evitare di chiudere la porta della società, hanno assistito con indifferenza a tutti gli eventi che ci hanno travolto. Domani verrete ricordati anche per questo.

La responsabilità è di Blanc perché da uomo doveva ammettere i propri limiti anziché tuffarsi in progetti e competenze che non rientrano nel suo bagaglio d'esperienze. Appuntamento alla prossima assemblea per i dettagli.

La responsabilità è di Cobolli Gigli perché, nonostante Umberto Agnelli abbia fatto tanto per lui, ha permesso che Andrea Agnelli e il suo più fedele collaboratore venissero scacciati come appestati. Come aggravante, in tutto ciò, c'ha messo la faccia. Responsabilità diretta.

La responsabilità è di John Elkann perché a 33 anni non si è più ragazzini e la scusante dell'inganno ad opera dei tutori non regge più. Lui pensa di guadagnarci molto, dimentica però che quella degli Agnelli non è stata una dinastia molto “fortunata” con gli eredi. Ogni tanto farebbe bene a confrontarsi con persone lontane dalla campana di vetro in cui è stato rinchiuso, scoprirebbe un mondo del tutto diverso: quello reale. Caro John, qualcuno sta continuando a mangiare alle tue spalle mentre tu metti la faccia su ogni insuccesso (Ciaoweb, movimenti in FIAT, la “nuova Juve”, per ultimo quel “basta parlare” a cui non ha obbedito nessuno) , fino a quando potrai continuare a collezionarne prima che venga fuori il dato di fatto che nessuno è insostituibile, te compreso? E se fossero proprio i loro consigli a farti fallire?

La responsabilità è di Lapo Elkann, che nella sfera privata fa lo “juventino cazzuto” e poi in pubblico parla di una “Juve operaia” o di soddisfazione per un pareggio.

La responsabilità è di Franzo Grande Stevens, Pierluigi Gabetti, Carlo Sant'Albano e di quanti sono diventati qualcuno grazie a Gianni e Umberto, mentre oggi godono nel calpestare la passione dei due fratelli di cui è ancora impregnata la nostra maglia bianconera.

Mandanti e colpevoli sono tutti sotto il nostro stesso tetto, tutti da sempre protetti da uno scudo che per noi tifosi è debole ma che per il resto del mondo rimane l'impenetrabile potere assoluto di Casa Agnelli.

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