È passata così, come se non fosse nulla di importante, come se il possibile
rinvio a giudizio di un presidente federale sia notizia di poco conto. Ma noi vi spieghiamo che cosa sta accadendo e che cosa è accaduto.
Per prima cosa facciamo un salto indietro al 16 aprile scorso quando si è tenuta l’udienza di fronte al gip Roberto Saulino nella quale erano in due a dover rispondere delle accuse formulate dall’ex vice procuratore federale ed ex vice presidente della Commissione Antidoping della FIGC
Gino Tapinassi, in riferimento a nomine e designazioni illegittime di ispettori antidoping (per questi reati l’allora presidente della Commissione Antidoping è già stato processato dalla giustizia sportiva e condannato) i due erano
Giancarlo Abete e, appunto, il professor
Pino Capua. Le violazioni contestate ad Abete e Capua fanno riferimento agli artt. 323 del codice penale (
omissione di denuncia ) e 362 c.p. (
abuso in atti d’ufficio ).
Il Pubblico Ministero Fasanelli nelle sue considerazioni aveva fatto intendere che, pur ravvisando le ipotesi di reato contestate da Tapinsassi, era intenzionato a chiedere l’archiviazione perché per il presidente federale Abete non c’era la prova concreta dell’avvenuta violazione e per il professor Capua era sopraggiunta la prescrizione. Gino Tapinassi non è uomo che si arrende facilmente e nel corso del dibattimento ha argomentato e motivato le accuse mosse contro i due.
In primis
Abete aveva firmato le sentenze di condanna e squalifica, sia della Commissione Disciplinare Nazionale (Comunicato Ufficiale 16/CDN del 7 settembre 2009) che della Corte di Giustizia Federale (Comunicato Ufficiale 107/CGF del 23 dicembre 2009), di Capua. Inoltre l’articolo 28 del Codice di Giustizia Sportiva prevede che il
procuratore federale informi il presidente dell’avvenuto deferimento dei dirigenti e Abete come incaricato di pubblico servizio, non poteva non sapere della squalifica e che altri al posto di Capua potevano effettuare le designazioni.
Per quanto riguarda Pino Capua, Tapinassi ha evidenziato il fatto che l’ipotesi di
avvenuta prescrizione non sussiste, perché le designazioni illegittime avvennero anche nella stagione 2005/06, in quanto le due persone che hanno effettuato i controlli antidoping senza averne i requisiti sono state poi nominate nel settembre ’06 dal Commissario Straordinario della FIGC Luca Pancalli.
Come se non bastasse, aggiungiamo noi, nel novembre del 2010
Abete ha riconfermato tutti i componenti della Commissione Antidoping escludendone uno solo. Sapete chi? Proprio quel Gino Tapinassi che aveva denunciato Capua. Strano vero? Come si è difeso Abete? Il suo legale l’avvocato Tito Lucrezio Milella, ha sostenuto che: il presidente federale
firma i comunicati ma, udite udite, non li legge…. n seconda battuta ha affermato che i controlli antidoping furono effettuati da persone “con le carte in regola” secondo le procedure WADA, in pratica per l’avvocato di Abete, se c’è stata violazione questa riguarda solo la giustizia sportiva che aveva già condannato Capua.
Finita qui? Proprio no perché c’è un problema che non deve passare in secondo piano e riguarda gli ispettori incaricati che hanno, indebitamente, percepito la diaria: il reato di abuso in atti d’ufficio è riscontrato quando c’è vantaggio patrimoniale per sé o per altri soggetti. Anche dopo il pronunciamento del Gip Saulino che ha ritenuto di non dover rinviare a giudizio Giancarlo Abete c’è da analizzare le parole del suo avvocato che ci mostrano un presidente che firma i comunicati ma non li legge, perciò è indubbio che ci troviamo di fronte ad un uomo
che non sa comandare perché non è a conoscenza di quello che gli accade sotto al naso. Inoltre stiamo parlando della Commissione Antidoping una delle più importanti dell’intera Federcalcio e non possiamo credere, e non vogliamo, che il numero uno di via Allegri non sapesse della squalifica di Pino Capua.
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