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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Inchiesta/Intervista di F. DEL RE del 29/06/2012 07:59:42
Esclusiva GLMDJ: Il capannone ex-Juventus

 

Sono nato sulle montagne pistoiesi quasi per caso; per la verità “tecnicamente” sarei nato a Vinci, la città di Leonardo, ed anche in quella circostanza sempre per caso; ma ho sempre vissuto qui, fra questi monti, fra i paesi di San Marcello P.se, Campo Tizzoro, Limestre e Cutigliano.

Limestre è stata la permanenza più lunga: ben 22 anni. Qui vivono ancora i miei genitori e qui è il luogo, l’oggetto della nostra storia: un capannone industriale che i vecchi operai che vi lavoravano dentro chiamavano “Ex-Juventus”. Una storia che se collegata alla storia della mia vita, ha dell'incredibile.

Ma procediamo con ordine.

Limestre è stato il primo paese della Montagna Pistoiese che negli ultimi due secoli si è riconvertito da un'economia tipicamente agricola e pastorale ad un'economia proto-industriale e poi a quella della grande industria della lavorazione delle leghe metalliche, all'inizio del '900.

Limestre ha avuto anche particolari “record” di cui poter andare fiera: durante la fase evolutiva delle prime esperienze industriali del luogo, nel 1841 le vecchie cartiere di Limestre, edificate a loro volta su antichi mulini, furono riconvertite in fabbrica per la produzione di panni feltro allora dotata della ruota idraulica “Donkin” più grande d'Europa (Un ponte, una storia – 1789, 2005 – Sergio Maestripieri)

Ma il “record” per cui questo piccolo paese adagiato sul fondo valle dell'omonimo torrente può andar ancora più fiero è quello di aver avuto una fabbrica che costruiva, dal 1950 fino a metà degli anni '80, “le migliori viti del mondo”.

Ormai siamo già nella fase della grande industria. Dal 1899 la Società Metallurgica Italiana, S.M.I., era divenuta proprietaria di tutte le installazioni industriali esistenti e negli anni successivi praticamente di quasi tutta la valle, che fu riqualificata grazie alla cosiddetta “Bonifica agraria” del 1940.

Ed è nel 1940, periodo in cui la fabbrica limestrina fu riconvertita per il caricamento di munizioni di piccolo e medio calibro, che nell'ottica della ristrutturazione del complesso, venne realizzato un nuovo capannone la cui copertura venne acquistata a Torino dopo la demolizione delle tribune del vecchio stadio della Juventus (Un ponte, una storia – 1789, 2005 – Sergio Maestripieri)

La mia prima infanzia è scorsa felice proprio in mezzo a quei capannoni, perché la mia “tata” era la cuoca della famiglia Orlando e suo marito era il custode del complesso.

Nel campo sportivo accanto alla Chiesa io, mio fratello e i nostri amici giocavamo le nostre prime partite a pallone; su quel campo sognavamo di calcare un giorno i campi da gioco più prestigiosi; sognavamo di giocare negli stadi delle finali “Mundial” e delle Coppe dei Campioni; noi, quasi tutti juventini, tenevamo la maglia fuori dai pantaloncini come Michel Platini ed avevamo i guanti da portiere come quelli di Zoff e Tacconi.

Ma non sapevamo che a duecento metri da quel campo, che di volta in volta era per noi il “Bernabeu”, il “Comunale di Torino” o l'”Azteca”, viveva ancora, con altra funzione, un “pezzo” di un vecchio stadio torinese; uno stadio che fu teatro delle imprese calcistiche, negli anni '20 e nei primi anni '30, della nostra squadra del cuore: la Juventus.

Dopo aver scoperto questo fatto, grazie alla lettura degli scritti dell'amico Sergio, ho condotto una ricerca in merito ed ho scoperto che la copertura del capannone Ex-Juventus era stata la copertura della tribuna d'onore del Campo Juventus di Corso Marsiglia (oggi Via Tirreno) a Torino.

Quest'impianto fu realizzato nel 1922 dai soci della Juventus ed all'epoca venne ritenuto il più moderno impianto sportivo italiano. Poteva accogliere 15.000 spettatori e fu inaugurato il 29 ottobre con una netta vittoria per 4 a 0 sul Modena.

Realizzato interamente in cemento armato, fu il primo nel Paese a dotarsi di un impianto di illuminazione artificiale, grazie all'interessamento di Edoardo Agnelli, padre di Gianni ed Umberto, che il 24 luglio del 1923 era diventato Presidente del Club.

Qui la Juve giocò, vincendo 4 scudetti, fino a tutto il campionato 1932/'33 al termine del quale si trasferì nel nuovo stadio “Mussolini” rinominato, dopo la Seconda Guerra Mondiale, “Comunale” ed in fine, per ricordare le Olimpiadi Invernali del 2006, “Olimpico”.

La tribuna d'onore era coperta da una tettoia a capanna asimmetrica rispetto alla sua sezione trasversale; tale copertura, realizzata in acciaio e rivestita in Eternit, aveva sul lato lungo un doppio appoggio: uno ai bordi delle gradonate in cemento armato e uno sugli esili pilastrini, sempre in acciaio, che spuntavano dalle gradonate; il lato corto, invece, era a sbalzo sulla restante parte della tribuna.

Purtroppo non ci è stato possibile documentare come e perché tale struttura, una volta dismessa, venne in possesso della S.M.I. e rimontata a Limestre, perché durante la Seconda Guerra Mondiale l'archivio della fabbrica andò perso; negli archivi storici della FIAT e della Juventus, invece, al momento non ci è stato possibile accedere, ma chi scrive non desiste...

Per cui si può solo vagamente ipotizzare come la Famiglia Orlando potesse essere entrata in contatto con la FIAT: a Torino la S.M.I. possedeva alcune ditte metallurgiche, una delle quali era la Brown-Boveri, diretta, prima della guerra, da Rosolino Orlando, fratello di Salvatore; probabilmente fu in quel contesto che avvenne l'acquisto della struttura da parte della S.M.I.; negli anni successivi vi furono altre collaborazioni fra i due gruppi: un'azienda dell'indotto FIAT negli anni '70 realizzò, ad esempio, la coibentazione acustica del macchinario dei ribattini.

E siamo ai giorni nostri: la fabbrica di Limestre, che negli anni ebbe persino 650 lavoratori impiegati, nel 1985 chiuse i battenti. Si smise di produrre le “migliori viti del mondo” e per quasi vent'anni la fabbrica e il capannone Ex-Juventus rimasero inutilizzate, finchè il Dott. Vincenzo Manes, nuovo A. D. di KME Group (la ex S.M.I.), decise di riutilizzare la fabbrica, l'Azienda Agraria e tutti i possedimenti a monte di queste due strutture, per un'opera filantropica straordinaria: nasce così il Dynamo Camp di Limestre, una struttura, prima in Italia, dedicata alla terapia ricreativa per bambini affetti da patologie gravi o croniche, che vengono qui ospitati sia in fase di terapia che nel periodo di post ospedalizzazione; la condizione della malattia li porta ad affrontare la paura, la stanchezza e gli effetti correlati alle terapie, vincolando spesso anche la socializzazione con i loro coetanei.

E' opera di Dynamo Camp, del suo staff e dei suoi volontari, rendere ai bambini questo periodo il più sereno possibile, attraverso un soggiorno gratuito all'interno di una struttura meravigliosa, ricca di opportunità e di umanità, con un programma di attività sportive e creative, divertenti e interessanti, che siano di stimolo alle loro capacità, e il cui obiettivo è rinnovare la fiducia e la speranza.

Gli oggetti, i manufatti, non parlano, ma sanno ugualmente raccontare storie. Il capannone Ex-Juventus ci racconta una storia che dal 1922 ad oggi parla di campioni: negli anni '30 vide, sul campo da calcio che gli stava innanzi, la leggenda della Juve del quinquennio, la Juve di Combi-Rosetta-Calligaris e di Monti, Orsi, Ferrari, Bertolini, Varglien I, tutti campioni del mondo nel '34; dagli anni '40 fino al 1985 sotto di sé vide lavorare i campioni del lavoro quotidiano: dirigenti, progettisti, impiegati, operai, che sapevano progettare, costruire e commercializzare le migliori viti del mondo; ed anche di loro voglio fare alcuni nomi: Mario Del Re e Maria Cristina Sadovsky, i miei genitori; Sergio Maestripieri e Cesare Mucci, memorie storiche e preziosissime di tempi straordinari, purtroppo andati; oggi quel capannone è l'infermeria del Dynamo Camp e vi prestano servizio volontario i campioni della solidarietà, diretti dal Geom. Roberto Orlandini, nel ricordo di chi iniziò tutto questo: il leggendario attore americano Paul Newman, altro grande campione nel suo genere, oltre che grande filantropo; egli fondò nel 1988 negli Stati Uniti il primo camp dedicato ad accogliere gratuitamente bambini affetti da patologie gravi e croniche per periodi di vacanza e svago, dando vita all’Associazione internazionale “Serious Fun Children's Network”, di cui anche Dynamo Camp fa parte.

Vi ho raccontato una storia; o meglio: tante storie; storie di uomini e di donne; storie che si inseguono lungo tutto un secolo e forse più. Perché le storie, pur piccole o semplici che siano, vanno raccontate; è necessaria la conservazione della loro memoria, perché chi non ha memoria di sé, delle sue origini e dei luoghi dove vive, è destinato a non avere alcun futuro.


[i]Dedicato alla memoria di Rosa e Quartilio Sepiacci, che in questi luoghi scrissero una parte straordinaria della loro vita; che in questi luoghi mi insegnarono a camminare[/i]


Si ringrazia per la fondamentale collaborazione:

Sergio Maestripieri; Giuseppe Brillada; Claudio Santacroce; Cesare Mucci;

Per l'Associazione Dynamo Camp ONLUS: Roberto Orlandini; Francesca Maggioni; Alessandra Ghezzi.


Fonti bibliografiche:

Un ponte, una storia – 1789, 2005 – Sergio Maestripieri; www.dynamocamp.org; www.vallelune.it; www.wikipedia.org


Documentazione fotografica

Foto 1: Ricostruzione planimetrica del sito dello Stadio di Corso Marsiglia






Foto 2: Stadio “Corso Marsiglia”: vista della tribuna d’onore e del campo da calcio





Foto 3: Stadio “Corso Marsiglia”: vista della copertura dalla tribuna d’onore





Foto 4: Dynamo Camp – Capannone Ex-Juventus: vista longitudinale





Foto 5: Dynamo Camp – Capannone Ex-Juventus: vista laterale





Foto 6: Dynamo Camp – Capannone Ex-Juventus: vista interna delle capriate






Foto 7: Dynamo Camp – Capannone Ex-Juventus: vista interna; particolare costruttivo





 
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