Nella primavera estate del 2006 non c’era solo calciopoli sulle pagine dei giornali. C’era il patteggiamento di Oriali e Recoba per il passaporto falso dell’uruguayano e la patente ricettata rubata alla motorizzazione di latina. Poca cosa, paragonato ad un altro scandalo che stava per coinvolgere molti protagonisti aventi in comune l’appartenenza ai vertici dirigenziali di Inter, Telecom e Pirelli. Se ne accorse Enzo Biagi, che il 16 agosto 2006 commentò il processo sportivo di calciopoli sulle colonne del Tirreno, chiedendosi: “per coprire uno scandalo di dimensioni ciclopiche hanno individuato in Luciano Moggi il cattivo da dare in pasto al popolino?”.
A Maggio Danilo Nucini aveva risposto alle domande di Marco Mensurati su Repubblica, affermando da arbitro in attività una lunga complicità con Giacinto Facchetti nella volontà di fare pulizia del malessere diffuso nel mondo del calcio, come la definirà al processo di Napoli. All’inizio del 2006 i giornalisti d’inchiesta Giuseppe D’Avanzo e Carlo Bonini avevano iniziato a scrivere di un “servizio segreto” abusivo condotto dal Tiger Team di Telecom. Il 15 giugno dello stesso anno il Corriere della Sera aveva riferito che Vieri era stato spiato quando giocava nell’Inter. Il 31 agosto 2006 Moratti dichiarava a Sabelli Fioretti per Il Corriere della sera a proposito di Nucini: “Lo mandammo dai giudici ma non confermò il suo racconto. Ebbe paura delle conseguenze”.
Aggiungendo per giustificare l’omessa denuncia alla FIGC: “Temevo che fosse una trappola per farci fare brutta figura. Però nacque la voglia di capire che cosa ci fosse di vero”. La signora Boccassini non ha mai inviato né alla FIGC né a Napoli il fascicolo 45 relativo a questa denuncia, nonostante le richieste dell’avvocato Gallinelli. Nucini ha cambiato più volte versione sui fatti comunicati a Facchetti, tra i quali un incontro presunto all’hotel Concord di Torino nel quale avrebbe ricevuto una sim da Moggi, ma ha testimoniato a Napoli di aver sostenuto in cambio della sua collaborazione con l’Inter importanti colloqui di lavoro.
Il 22 settembre 2006 Moratti confermava a Beccantini per La Stampa riguardo alla messa sotto sorveglianza illegale dell’arbitro De Santis: “Una persona si offrì di farlo. Conosceva alcune persone in grado di darci informazioni perché lavoravano al ministero dove aveva lavorato De Santis. Ma non ne uscì nulla”. Si tratterebbe di Giuliano Tavaroli, la spina nel fianco di Tronchetti Provera nel processo Telecom di Milano, che si serviva dell’agenzia investigativa Polis d’Istinto di Emanuele Cipriani per portare a termine i dossieraggi illegali. Giuliano Tavaroli negli anni ottanta era con Marco Mancini nella sezione speciale anticrimine milanese di via della Moscova, arruolato nell'Arma dei Carabinieri, ma mentre Mancini sarebbe entrato nel SISMI, si sarebbe congedato nel 1988, per passare nel settore della sicurezza privata, prima all'Italtel e poi iniziando nel 1996 una carriera per diventare top manager di Telecom-Pirelli, a capo di un gruppo di 500 unità. Secondo le inchieste di G. D’Avanzo, a causa delle vicende nazionali legate al fenomeno del terrorismo e internazionali connesse alla caduta del muro di Berlino, esplose il business dell’intelligence, che scarsamente tenuto sotto controllo dalle leggi Stato, finì per accorciare in maniera anomala le linee di collaborazione tra carabinieri e magistratura. Esaurita la fase dell’emergenza, rimase attiva la zona d’ombra denominata come “servizi segreti deviati”, allargatasi a macchia d’olio per il progredire della tecnologia e le interferenze degli interessi del business privato.
Per capire in che misura l’argomento sia pertinente anche alla storia recente del calcio italiano, occorre fare qualche considerazione. Il processo sportivo di calciopoli è basato esclusivamente su un insieme di intercettazioni telefoniche
fatte pervenire dalla procura di Napoli alla FIGC e accuratamente selezionate solo per quanto riguardava il materiale che coinvolgeva la Juventus, affinché non scadessero i tempi della prescrizione ai danni della società bianconera. All’epoca, a capo del CNAG, Centro Nazionale Autorizzazioni Giudiziarie della Telecom, era proprio Giuliano Tavaroli, amministratore delegato Telecom era Carlo Buora, che rivestiva anche la carica di vicepresidente dell’Inter, presidente Telecom era Tronchetti Provera, il quale negli stessi anni era pure presidente Pirelli e azionista Inter. All’alba dello scandalo Telecom, Tronchetti Provera ha cercato di far passare la tesi che Tavaroli e Cipriani agissero per proprio conto servendosi dei potenti mezzi Telecom a fini di lucro, ma è stato smentito da una sentenza del tribunale di Milano che nel giugno 2008 ha sancito l’inattendibilità delle sue dichiarazioni. Nel settembre del 2006 la Gazzetta dello Sport ha dedicato alcuni articoli ai rapporti tra la Telecom, Tavaroli e l’Inter. La procura federale della FIGC ha aperto un’inchiesta sui dossieraggi illegali Telecom, ascoltando anche l’arbitro Nucini e Moratti e inspiegabilmente archiviandola il 22 giugno 2007, nonostante anche la FIGC risultasse essere stata oggetto di spionaggio.
Esiste un collegamento tangibile tra la sede di Milano dove si sono svolte le indagini sullo scandalo Telecom e quella di Roma che ha condotto le indagini di calciopoli? Secondo Guido Vaciago di Tuttosport, nel 2005
uno dei computer di Tavaroli si trovava presso la seconda sezione del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Roma, in via Inselci, dove operavano “I magnifici 12” . Il computer fu sequestrato a Milano il 3 maggio 2005 e spedito a Roma per essere ispezionato, con decreto firmato il 9 maggio dal pm Napoleone, che stava indagando sullo scandalo Telecom. Il 15 maggio alle ore 14:00 sarebbe iniziata l’ispezione, proprio mentre si stavano concludendo le indagini di calciopoli.
Nel settembre 2006 Guido Rossi, proveniente dal cda dell’Inter e di Telecom, abbandonava la carica di commissario straordinario della FIGC assunta in maggio per prendere il posto di presidente Telecom del dimissionario Tronchetti Provera.
Nel maggio 2010, un mese dopo che a Napoli erano venute alla luce le intercettazioni che coinvolgevano l’Inter, Andrea Agnelli diventava presidente della Juventus e presentava un esposto contro la FIGC per ottenere la revoca dello scudetto 2005/2006 all’Inter.
Palazzi aveva un’altra occasione per rimediare al guaio dell’archiviazione dell’inchiesta sui dossieraggi Telecom, ma se la prendeva comoda e il 31 marzo 2011 preferiva non convocare Moratti e andarlo a trovare a Milano per chiarire i nuovi fatti e le nuove prove emerse a Napoli. All’inizio di luglio stendeva una relazione che teneva conto degli illeciti commessi dalla società internazionale, ma li riteneva prescritti. Il 18 luglio la commissione della FIGC che doveva decidere sulla revoca dello scudetto 2005/2006 si dichiarava incompetente.
Per la giustizia sportiva il caso dei dossieraggi illegali è chiuso. Per la giustizia ordinaria no. Calciopoli è un rivolo del processo Telecom di Milano, che il 2 novembre 2011 ha registrato la deposizione di Caterina Plateo, segretaria di Adamo Bove, il responsabile del sistema Radar di Telecom, trovato senza vita sotto il cavalcavia di via Cilea a Napoli il 21 luglio 2006, nel vivo del processo sportivo di calciopoli. Bove aveva svolto le indagini sul traffico telefonico di Luciano Moggi e Massimo De Santis. Nella deposizione la signora Plateo ha confermato le dichiarazioni di Tavaroli, affermando che la Telecom spiava i telefoni della FC Juventus, della GEA, della Football Management di Alessandro Moggi, di Ceniccola e della FIGC.
Il 6 giugno 2012 Giuliano Tavaroli ha deposto al processo Telecom e ha accusato Moratti di essere il mandante dello spionaggio illegale dell’Inter svolto in collaborazione con Facchetti. Una settimana dopo ha confermato che fu la Polis d’Istinto di Cipriani a realizzare i dossier su Moggi, pagati per un errore amministrativo dalla Pirelli alla società estera WCS Ltd affinché la prestazione rimanesse riservata.
Il 4 settembre 2012 la procura di Milano ha condannato l’Inter al pagamento di un milione di euro a Vieri come risarcimento per lo spionaggio subito. La sentenza avvalora la tesi di Moggi intorno all’utilizzo delle sim svizzere, da sempre giustificato con l’esigenza di difendersi dallo spionaggio della concorrenza e rimasto unico cardine dell’accusa al processo di Napoli. Anche De Santis ha fatto causa all’Inter per lo stesso motivo e sembra che Moggi si appresti a fare altrettanto.
Secondo Abete gli interisti possono dormire sonni tranquilli, perché tutto quanto è contestato all’Inter in materia di dossieraggi illegali sarebbe ormai oggetto, ancora una volta, di prescrizione. Giancarlo Malerba, ex membro della CAF ed ex Magistrato di Corte d'appello di Roma, ha dichiarato ad Antonello Angellini, nel corso del programma di Radio Radio, "Il Bianco e il Nero”: “… se anche questa volta faranno orecchie da mercante, si profilerebbe a mio avviso una chiara omissione di atti di ufficio ex art. 328 c.p.”. La ricetta a base di archiviazione, prescrizione e incompetenza messa a punto dalla FIGC potrebbe essere sul punto di scadere in omertà.
Pubblicato sul numero 34 di Professione calcio: :


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