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Attualità di P. CICCONOFRI del 22/11/2012 11:20:07
Alemi - Palazzi e il circolo del bar sport

 

Il 20 novembre, si è tenuto nella sala dell’Unione italiana forense del Palazzo di giustizia di Napoli il convegno «Il calcio tra regole, lealtà sportiva e interessi (criminali?)» che ha visto la presenza del procuratore Federale Stefano Palazzi nella veste di ospite d’onore e tra gli altri partecipanti Carlo Alemi, presidente del Tribunale di Napoli. Un tavolo moderato da Mimmo Malfitano, firma de La Gazzetta dello Sport, che ha visto il contributo del Dott. Cantone, di Lucio Giacomardo, docente di Diritto Sportivo; Arturo Frojo, Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Napoli; Sergio Longhi, Presidente dell’Azzurra Lex; Bruno Piacci, Presidente Fondazione Avvocatura Napoletana; Marino Iannone, Presidente della UIF. (Link)

Come spesso accade ultimamente, c’è chi pensa di attirare simpatie e attenzioni, tirando fuori dal cilindro l’argomento Conte. La cosa assume contorni più gravi quando a farlo, è un uomo di legge, colui che dovrebbe essere un esempio e un garante del rispetto delle regole.
E’ successo che Carlo Alemi ha pensato di infiammare la Platea quando, prendendo la parola, ha sparato a zero contro il tecnico juventino, affermando: «È squalificato, eppure fa anche la formazione, una cosa inaccettabile». Ovviamente Palazzi ha pensato bene di lasciare intendere che quel concetto fosse corretto non replicando all’uscita dell’amico. Un’altra occasione, semmai ce ne fosse bisogno, che mostra la non professionalità del Procuratore Federale che, anziché fare le opportune precisazioni informando Alemi e la platea che aveva ascoltato l’uscita infelice del Presidente del Tribunale, ha preferito alimentare il sentimento popolare antijuventino, non chiarendo che Conte sta rispettando le norme sportive. Quel sentimento in mancanza del quale la sua sentenza e la sua inchiesta avrebbero valore di carta straccia.

Chi è Alemi? Il suo nome lo ricordiamo per una vicenda legata a calciopoli e al processo di primo grado per Luciano Moggi. Il procuratore capo della Repubblica, Lepore, scrisse al presidente del tribunale di Napoli Alemi, dicendogli: «vedi cosa devi fare per fare astenere la Casoria da questo processo Calciopoli»; e il dott. Alemi, dopo il rifiuto della Casoria, le chiese di mettere per iscritto che Lei non aveva intenzione di astenersi. Casoria sintetizzò il tutto con una frase: «il procuratore della Repubblica tiene sotto schiaffo il presidente del tribunale». Situazione questa che mostra chiaramente il tipo di potere e di interessi che si nasconde dietro all’affaire calciopoli. Scandaloso e inaccettabile è che il presidente del Tribunale, invece di occuparsi a tempo pieno della criminalità organizzata che infesta Napoli e di preoccuparsi di dare esempio di rettitudine e serietà, perda tempo e dignità abbassandosi a livello da bar sport con esternazioni rese davanti ai riflettori della tv e ai taccuini dei cronisti in cerca di scoop antijuventini.

Se la cantano e se la suonano da soli insomma, anche se più passa il tempo e più diventa intollerabile assistere a queste sceneggiate. Chi decide di essere uomo di legge, non dovrebbe prestarsi a questo spettacolo acchiappa popolarità perché perde di attendibilità. E’ successo a Sandulli che, colto dell’irrefrenabile voglia di occupare per qualche ora spazio in radio e tv, non ha potuto fare a meno di lanciare un’accusa ad Antonio Conte che poi si è rivelata una bufala e che gli è costata anche un’ammonizione . E’ successo ad Alemi, che colto dalla stessa irrefrenabile foga se n’è uscito con l’infelice battuta mostrando di non conoscere i dettami del regolamento sportivo. Avrebbero fatto più bella figura, entrambi, a starsene zitti, ma sarebbero rimasti nell’anonimato.

Questo convegno è lo spunto anche per un’altra osservazione: ancora una volta Palazzi e chi insieme con lui, può parlare, affermando quello che vuole, senza doversi confrontare con la realtà. Un pulpito creato per imbeccare e cercare protezione mediatica senza il timore di dover rispondere a domande scomode. Palazzi ne approfitta e si finge vittima di «critiche ingenerose», prendendo la palla al balzo per ripetere che «la magistratura ordinaria ha sempre riconosciuto la fondatezza del lavoro degli organi sportivi». Pur non facendo nomi, è chiaro il destinatario del messaggio. E’ chiaro anche il motivo per cui, dopo il clamoroso fiasco nelle accuse a Conte, è tornato a parlare pubblicamente e non casualmente nell’ambiente più consono; quello in cui nessuno avrebbe messo in dubbio gli assurdi teoremi sostenuti dalla giustizia sportiva e che contemporaneamente si prestasse a qualche assist per rinfocolare il sentimento antijuventino. Invito al quale non si è sottratto Alemi.

E nel momento in cui la giustizia sportiva mostra la propria faccia e i propri limiti a tutto il mondo, c’è bisogno di rafforzare quel concetto di autonomia sportiva che da sempre è la vera arma della Figc. E’ Raffaele Cantone, infatti, a precisare: «L’impatto sociale della giustizia sportiva, con le sue sentenze ha talvolta, paradossalmente, incidenza anche sul mercato azionario e quindi merita un’ attenzione e una legislazione che consentano la maggiore autonomia possibile dalla giustizia ordinaria che si muove con eccessiva lentezza rispetto alla tempistica di quella sportiva».

Etica, giustizia e retorica: il mix perfetto che ancora una volta è riproposto con la lettura univoca dei fatti, senza confronto, senza riscontro, ma solo per deterrente.
Come si può accettare una situazione del genere? Possiamo fingere di non conoscere la realtà oppure possiamo contestare il modo in cui, uomini di legge, cercano consensi all’interno del proprio circolo, raccontandoci quello che è funzionale per non perdere la faccia e avere quel riconoscimento mediatico che non disdegnano.
Senza tutte le precauzioni del caso e la protezione di cui godono, che tipo di valore potrebbero avere questi siparietti?

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