Dovessi vignettizzare l'immagine, scriverei: “campagna acquisti Juve”, come titolo, e “portati lui, lui e quell'altro lì”, nella nuvoletta del Marcello. Perché oramai pare sia ufficiale: la Juventus è la nuova Coverciano della nazionale italiana.
Come anticipato il mese scorso ne
“il gioco delle tre carte”: «la scelta dell'allenatore diventa fondamentale per comprendere dove siederà Lippi. E qui il gioco delle tre carte potrebbe essere stato portato avanti da un
baro».
Con un baro ha avuto a che fare il pupillo di John Elkann,
Spalletti, a cui era stato proposto di sedere sulla panchina della Juventus lasciando a casa il suo staff e con libertà molto limitate sul mercato. Così, obtorto collo, è rimasto alla Roma senza rinnovare il contratto, e questa la dice lunga su quanto sarebbe stato facile portarlo via. Altra sconfitta per il povero Johnny, se ne farà una ragione anche questa volta, è abituato.
Un baro è chi si è trovato di fronte
Antonio Conte, disposto a sedere sulla panchina della Juventus a due condizioni: vincere subito e tenere Ventrone, due condizioni inaccettabili per il baro, così Conte - a quanto riportato da alcuni organi di stampa - si sarebbe sfogato: «Non sono un pagliaccio, difficilmente con questa dirigenza sarò mai l’allenatore della Juventus».
Quel baro, senza ombra di dubbio, è
Jean-Claude Blanc, ma il mazzo lo aveva già preparato da mesi
Marcello Lippi.
A questo punto corre l'obbligo di precisare una cosa: è indubbio che la Juve avesse bisogno di una figura che capisse qualcosa di calcio, così com'è indubbio che Lippi è un vincente che alla Juve ha dato tanto quanto ha ricevuto dalla stessa. Ciò che fa storcere il naso è un'altra cosa.
Se infatti è apprezzabile avere il contributo di un grande CT, da juventino mi infastidisce pensare che la Juventus possa essere utilizzata come una rimessa per fare i comodi di una nazionale targata
Abete-Albertini, cioè persone che sono già riuscite a smontare la vittoria del 2006 col solo scopo di alimentare una farsa ai danni della Juventus.
E che la Juventus sia diventata una specie di Coverciano a tempo pieno per la nazionale è un'ipotesi che prende sempre più piede. In primis abbiamo un allenatore che, sì ha fatto tanto per la Juventus, ma esordisce in panchina con una delle squadre più blasonate del mondo ed è il secondo di Lippi.
Per quanto riguarda il capitolo preparatori, sembrano imminenti gli ingaggi di Peruzzi e Bordon. Il primo, ex portierone della Juventus. Il secondo, già preparatore alla Juve ai tempi di Lippi. Entrambi nell'attuale staff della nazionale. Un fisioterapista dello stesso staff, Esposito, c'era già da tempo.
A questo punto, salvo un paio di esclusi perché già impegnati in altri club, potremo dire che lo staff della nazionale si sposta alla Juventus, anticipando la venuta di Lippi.
Oltre ad allenatore e preparatore, la nazionale ha ovviamente bisogno di calciatori. Uomini che si esprimano al meglio nella loro squadra di club, che acquisiscano una certa mentalità e che, possibilmente, abbiano anche un certo feeling con gli altri azzurri. Niente di più semplice se puoi portare mezza nazionale a giocare in una sola squadra di club!
Alla Juventus ci sono già: Buffon, Chiellini, Camoranesi, Iaquinta, Del Piero e, per ultimo, Legrottaglie. Il caso, che è sempre piuttosto razionale quando si parla di Juventus, ha voluto che tornasse un certo Fabio Cannavaro. Siamo a 7 nazionali, più l'eventuale aggiunta di Amauri. Essendo diventato quest'ultimo un titolare inamovibile, giocoforza tra Iaquinta e Trezeguet uno dei due deve rassegnarsi a restare stabilmente in panchina, tenendo conto anche di un certo Del Piero, e chi poteva essere il prescelto? Ovviamente Trezeguet, che aveva fatto della Juventus la sua nazionale, e non Iaquinta, che serve al Marcello. È vero, mi direte che Iaquinta ha disputato un ottimo finale di stagione, ma vi invito a ricordare le sue prestazioni ad Udine, anche lì alternava dei periodi entusiasmanti ad altri in cui ogni palla finiva in tribuna. In più è prossimo ai 30 anni, non parliamo di un giovane che sta maturando e crescendo.
Capitolo prossimi acquisti. Quali sono i nomi più quotati? Ancora una volta il “caso” è incredibilmente lucido e attento: D'Agostino, Dossena, Grosso. Tre che piacciono a Lippi. Il primo ha bisogno di esprimersi in una grande squadra, ma nessuna grande - salvo la Juve - è interessata, gli altri due rischiano di far panchina e rovinerebbero i piani per i mondiali, ma bisognerà comunque sceglierne solo uno.
Gli altri nazionali non hanno alcun problema, sono ben piazzati e incedibili, salvo Giuseppe Rossi che nella Juve non c'entrerebbe proprio manco a spingerlo.
Solo coincidenze? Non c'è nulla di male nel comprare dei nazionali? Ho i miei dubbi su entrambi i quesiti. La Juventus ha sempre costruito la nazionale italiana. Era la Juventus che sceglieva dei giocatori e poi la nazionale non poteva fare a meno di convocarli. Ora invece sarebbe il CT della nazionale a parcheggiare i suoi preferiti alla Juventus. La differenza è notevole. Vorrei ricordare ai nostri amati dirigenti che la Juventus non deve vincere la Coppa del Mondo, ma Scudetto e Champions League. Alcuni nazionali sono nettamente inferiori a stranieri che giocano nello stesso ruolo, questo vuol dire essere meno competitivi. I soli Diego e Sissoko non bastano. Lo stesso Guardiola ha eliminato diversi rami secchi e costruito una squadra di campioni, non ha giocato con la primavera, né con scarti di altre big e men che meno con quelli della nazionale spagnola.
Con questo genere di allarme, non si può assolutamente pazientare né “dare tempo alla dirigenza”, come si suol dire, perché la Juventus non può diventare un parcheggio per nessuno, Marcello Lippi compreso.
Ciro Ferrara è un pilastro della storia bianconera. Vincente, ha lo stile che piace ai tifosi e la simpatia che cercano i dirigenti. Da capitano saprà farsi rispettare nello spogliatoio e qualcosina, in tutti questi anni alla Juventus, l'avrà pur imparata.
Il Ciro allenatore però dovrà anche tenere testa a dei dirigenti che di calcio non sanno nulla e all'ombra dell'ex-tutor Marcello Lippi, pretendendo il rispetto per il
proprio ruolo e delle
proprie decisioni. Perché è questa la strada dei grandi allenatori e non ce n'è un'altra.
In bocca al lupo, caro Ciro, e sempre forza Juve!