Lo so, spesso nel nostro meraviglioso Paese il grado di importanza e di responsabilità di certi incarichi non va di pari passo con la competenza e le capacità di chi è chiamato ad assumerli, ma a me piace pensare che -da che mondo è mondo- un panettiere è capace a fare bene biove e michette, un meccanico a cambiare freni e frizioni, un cuoco a preparare carbonare e amatriciane.
Va da sè che un "addetto alla comunicazione" dovrebbe per sua natura essere uno che abbia piena padronanza del linguaggio, che conosca tutti i segreti della lingua di Dante, che sappia usare la parola giusta al momento giusto.
Per questo motivo, quando ieri mattina ho ascoltato ai microfoni di
Radio Sportiva tale Signor Paone, addetto alla comunicazione del Cagliari, non ho potuto fare a meno di trasalire per certe dichiarazioni. L'istinto immediato è stato quello di classificarle tra le "scelte sfortunate dei vocaboli", ma poi, a mente fredda e forte di quella convinzione di cui sopra, non ho trovato altra via che ascriverle nella folta schiera dei "lapsus freudiani", quei malaugurati casi in cui vogliamo dire qualcosa, ma il nostro subconscio trova una parola men opportuna, ma più attinente alla realtà.
Ma andiamo con ordine.
L'intervista inizia con la consueta filippica secondo cui la Juve ruba sempre e comunque, la Juve è antispotrtiva, l'arbitraggio è stato scandaloso, l'espulsione inaudita e bla bla bla. Il Signor Paone dimostra, quindi di saper fare benissimo il suo mestiere, gettando benzina sul fuoco del "Sentimento popolare" secondo gli insegnamenti di un vero e proprio Maestro dell'Arte della Propaganda e dei Principi che lui stesso dettò una settantina di anni fa: "Calunnia, calunnia, alla fine qualcosa resterà".
Ovviamente l'intervistatore non lo pone davanti ai "fatti", ma si limita a un salomonico "gli errori ci sono stati da ambo le parti" ...e vabbè...
Poi eccoci alla questione stadio. Ora io non voglio entrare nel merito di chi abbia ragione e chi torto, mi limito a chiedermi con che coraggio si fanno entrare migliaia di persone in un complesso sportivo dove l'agibilità si ha "in deroga" settimana per settimana. Voglio dire: se lo stadio "Is Arenas" è sicuro al 102%, ben venga il suo utilizzo per tutte le partite del Cagliari e anche per tutte le altre manifestazioni possibili. Ma se c'è anche solo uno 0,001% di dubbio, io non voglio vederci spettatori, giornalisti, giocatori, neppure solo un netturbino a farci le pulizie.
L'Heysel e Hillsborough non hanno insegnato niente?
Ma non stiamo parlando di questo, quindi mi limito all'intervista... fatto sta che il Signor Paone ad un certo punto si lamenta di essere stato costretto a trovarsi
"a giocare una partita in casa ed essere stati insultati noi".Da che si capisce una cosa: il "fattore campo" non è più, nel nostro Bel paese, la "spinta" in più data dai propri tifosi come il celebre "dodicesimo uomo" in campo.
Nossignore, il vantaggio di giocare in casa, alla faccia di De Coubertin, è dato dalla quantità di inviti ad andare a quel paese o di attestazioni sulla scarsa castità delle proprie madri che si possono rivolgere agli avversari.
E poi non ci lamentiamo se i ragazzini dei campi di periferia aggrediscono l'arbitro, visto l'esempio che viene dall'alto.
Ma non è tutto. E qui andiamo su qualcosa che travalica la questione prettamente sportiva. Che mi offende proprio come Italiano, come persona civile.
Parlando del futuro prossimo, dell'utilizzo o meno dello stadio "Is Arenas" nel 2013, tanto il giornalista quanto l'intervistato si sono augurati che, finalmente, queste questioni si risolvano una volta per tutte e non si debba più assistere a telenovele stucchevoli come quella degli scorsi giorni, nè a chiamate "alle armi" di tifosi contro la volontà degli organi competenti. Specie considerato il fatto che si è fatto tutto il possibile
"per aggirare gli ostacoli" all'apertura dello stadio.
Ogni commento sarebbe superfluo. Io non voglio insinuare nessun dubbio sull'onestà della dirigenza isolana, mi limito solamente alle parole utilizzate da chi, in quel momento, la sta rappresentando.
Se davvero fosse così, se cioè gli eventuali ostacoli all'utilizzo dello stadio in questione fossero stati "aggirati" (e sappiamo, da sempre, cosa questo significhi) invece che "superati" mediante gli opportuni adempimenti di sicurezza (impippandosene dei rischi fatti correre a migliaia di ragazzi, padri, figli, ultrà o semplici simpatizzanti), beh, francamente credo che non avrebbe senso nulla. Il nostro stare qui, dissertare di un passaggio di Pirlo o di una rovesciata di Jovetic, di una parata di Andujar o di un'incornata di Milito sarebbe solo un mucchio di vane chiacchiere davanti all'ennesima occasione di vergognarci di essere Italiani.
Caro Signor G., quanto la sapevi lunga, quanto ci manchi.
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