A dicembre è d'obbligo fare i bilanci dell'anno che sta per finire. Il presidente del Catania non fa eccezione. Dopo essersi rallegrato per i quarantanove punti raccolti nell'anno solare, non manca di esternare quello che è il suo più grande rammarico: la partita persa con la Juve. Laddove ci fu un evidente errore ai danni del suo Catania. Noi scriviamo di "errori" (grossolani ma pur sempre errori), il buon Pulvirenti invece, dimentico di tutti gli altri "errori" - qualcuno a suo favore e altri a sfavore, come quello di appena sette giorni prima a San Siro-, vuole gettare l'ombra di qualcosa di più grave sulle decisioni sbagliate che Rizzoli prese in quella gara:
«Ho capito perfettamente sin da subito che Rizzoli non c'entrava nulla in questa storia». E chi "c'entrava" allora, il palazzo?
I protagonisti del nostro calcio sono sempre pronti a
"far stordire e gonfiar le teste ed i cervelli con i calunniosi venticelli". Tutti buoni a far la morale additando la Signora di Torino. Pulvirenti in più si autoreferenzia come ottimo presidente in virtù non solo dei buoni risultati sportivi, ma anche in forza del recente aumento di capitale da nove milioni di euro effettuato per il Catania calcio. Non vorrei trascendere dallo stretto ambito calcistico, ma mi farebbe piacere sapere da questo esempio di specchiata moralità imprenditoriale-sportiva come si sono concluse altre vicende imprenditoriali che lo hanno visto (suo malgrado?) protagonista nella scorsa estate. Dal Procuratore federale invece non ci aspettiamo nessun provvedimento, non vorremmo che il presidente catanese avesse ancora di che lamentarsi.
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