A cavallo tra l'anno che si è concluso e quello appena iniziato, non ha mancato in più occasioni di esternare il suo pensiero il Presidente della FIGC Giancarlo Abete.
Come ogni buon “politico”, vedendo approssimarsi la scadenza del suo mandato e in previsione della sua ricandidatura (e quasi certa rielezione, ahimè), ha pensato bene di pavoneggiarsi (vabbè, chi non lo fa in queste situazioni...), elencando i meriti dell'ultimo periodo della sua gestione, che giustificherebbero un nuovo incarico alla guida del calcio italiano.
Peccato che l'elenco stilato dallo stesso Abete sia molto breve e si risolva, in pratica, solo nei risultati conseguiti dalle Nazionali (solo di quella maggiore agli Europei, in realtà, visto che la qualificazione alle fasi finali delle varie rappresentative giovanili non mi pare certo un risultato storico di cui vantarsi).
Fatico sinceramente ad individuare i meriti specifici del Presidente Federale in questo.
Gli aspetti negativi basterebbero, invece, a far pendere il piatto della bilancia dall'altra parte, ma la totale assenza di candidati credibili (così come avviene nella Lega, che non naviga certo in acque migliori) e di programmi seri non favorisce certo l'ottimismo.
I problemi indicati dallo stesso Abete (che a quanto pare preferisce glissare sul resto) si riducono, però, allo scandalo calcioscommesse e alla ingloriosa fine del progetto di legge relativo alla realizzazione di nuovi stadi.
Quanto alla prima questione, curioso il fatto che Abete non spenda grandi parole su quello che è il vero aspetto che dovrebbe interessare la FIGC, e cioè la gestione della giustizia sportiva, che in questa occasione, come nelle altre in precedenza ben note, ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza e la sua obsolescenza.
Se è vero, infatti, che una maggiore prevenzione potrebbe essere comunque attuata, è di tutta evidenza che l'individuare e perseguire i reati non può che spettare all'autorità giudiziaria, mentre quello che potrebbe fare di concreto la FIGC in merito è garantire un sistema di giustizia sportiva efficiente, rapido il giusto (non rapido tout court, solo per alcuni, a discapito dei diritti minimi) e in grado di punire con durezza chi risulti dimostrato essere effettivamente colpevole di illeciti, da accertarsi con le garanzie tipiche degli stadi di diritto,
ad evitare gli scempi cui abbiamo assistito negli ultimi mesi.
Le uniche sue parole in merito sono state, però:
“La responsabilità oggettiva è un istituto presente in tutti i codici di giustizia internazionali”, con una banalizzazione e una superficialità da far rabbrividire anche chi non è esperto in materia.
Tutto bene così, insomma.
Sugli stadi, invece, come al solito, si è limitato a scaricare la “patata bollente” e le colpe dell'insabbiamento della legge sul Parlamento.
Se è pacifico che una eventuale legge non può certo provenire dalla FIGC e che il suo Presidente non ha poteri circa il calendario delle attività del Parlamento, ci par, però, che la questione si trascini ormai da anni, compresa la parentesi tragicomica dell'assegnazione degli Europei alla Polonia e alla Ucraina a scapito dell'Italia, con quanto conseguente in ordine alla mancata occasione di rinnovamento del “parco stadi” italiano.
In tutti questi anni in cui la credibilità del calcio italiano andava ricostruita dove è stato Abete? Dal 2007 ad oggi cosa ha fatto? La questione stadi pare, comunque, stargli particolarmente a cuore ed essere il principale obiettivo della sua prossima attività di governo del calcio italiano.
Così titola il Corriere dello Sport del 3 Gennaio, citando l'intervista resa da Abete allo stesso quotidiano:
“La Roma è un segnale per tutti, il futuro è questo”, riferendosi all'annuncio del presidente giallorosso sull'intenzione di realizzare un impianto di proprietà nei prossimi tre anni.
Vero. Peccato che il “futuro” sia già “presente” da un anno e mezzo, ormai, dalle parti di Torino (cosa che non viene minimamente citata da Abete).
Forse la legge sugli stadi non è l'unico problema su cui concentrarsi, visto che è dimostrato che si possono realizzare impianti moderni senza e un Presidente federale dovrebbe, invece, dedicarsi anche ad altro.
Dal momento che l'elezione di Abete pare ormai scontata ed inevitabile, sarebbe opportuno che ne prendesse coscienza quanto prima, ad evitare di gettare al vento anche i prossimi anni del suo nuovo mandato.
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