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Attualità di P. CICCONOFRI del 24/01/2013 13:48:04
Quale calcioscommesse c’è stato davvero in Italia?

 

Giustizia sportiva da rifondare? Certamente, ma prima c’è da cambiare gli uomini che la rappresentano.
L’inchiesta di Palazzi è crollata sotto i colpi del fuoco amico, quello del TNAS, che di sentenza in sentenza ha finito per radere al suolo il lavoro del procuratore federale, che nelle intenzioni doveva punire chi si era macchiato di reati sportivi legati al fenomeno delle scommesse illegali.
I pentiti “credibili”, le cui parole sono state poste alla base dell’intero lavoro di Palazzi, oggi non lo sono più. Carobbio e Gervasoni non sono più testimoni attendibili, questo sia per il TNAS, sia incredibilmente per la stessa Federcalcio.

Proprio di recente, nella discussione del caso “Ferrari”, il legale della Federcalcio ha sostenuto che Carobbio «non è credibile» perché «amico di Ferrari». Insomma, il super testimone di Palazzi, coccolato e protetto, quello a cui è stato concesso di integrare di volta in volta alla bisogna le sue confessioni, è credibile a inchieste alterne.
Era già successo che l’attendibilità di “Pippo” fosse messa in dubbio ufficialmente. Ricordiamo a questo proposito la storia di Mavillo Gheller. Palazzi lo deferisce per illecito sportivo con richiesta di squalifica per tre anni e sei mesi dopo le solite confessioni di Carobbio. Il TNAS, il 5 novembre lo assolve da ogni accusa.
Vincenzo Italiano giocatore del Padova, a seguito delle accuse di Carobbio, ha subìto la richiesta di squalifica per 3 anni per la presunta combine della partita Padova-Grosseto. Su richiesta dei legali della Federazione il pentito collaboratore è stato ascoltato anche come teste, per la prima volta in aula, non brillando nella sua deposizione ma mostrando qualche amnesia e incertezza di troppo.
Andrea Alberti, ha visto di recente accolto il suo ricorso e annullata la sanzione della squalifica di tre anni e sei mesi: per il TNAS le dichiarazioni di Carlo Gervasoni non sono credibili.
Il TNAS ha accolto il ricorso del portiere del Novara Alberto Fontana contro la squalifica di tre anni e sei mesi che in primo e secondo grado lo aveva colpito per la presunta combine del match di Coppa Italia Chievo-Novara 3-0 del 3/11/2010. Scrive il TNAS su Gervasoni: «Non è dato capire (né è stato fatto capire al Collegio) come una dichiarazione di un soggetto già imputato per una serie corposa di altri e diversi accordi fraudolenti per alterare l’andamento di un numero considerevole di partite, già ampiamente ammessi con altre ripetute precedenti dichiarazioni (perciò già ampiamente auto accusatorie) possa considerarsi, per tale solo fatto, credibile ed attendibile, addirittura più di un semplice testimone terzo. »

Gli esempi riportati rendono bene l’idea: il lavoro di Palazzi non ha dato certezze. Oggi ci sono società e tesserati che hanno patteggiato o sono stati penalizzati sulla base delle stesse dichiarazioni che prosciolgono altri tesserati e altre società. I pentiti, che come tali hanno avuto sconti e benefici per la loro presunta collaborazione, sono stati bollati dagli stessi tribunali sportivi come “non credibili”.
Ci ritroviamo quindi nella situazione in cui chi per propria ammissione ha venduto partite, alleandosi con la mafia del calcioscommesse e che ha avuto l’astuzia di assecondare una certa versione utile alla Procura federale per le sue inchieste, oggi sconta una squalifica inferiore a quella dovuta. Chi era innocente, ma è stato tirato in ballo poiché funzionale al teorema, si ritrova nel migliore dei casi con una carriera a rischio oppure, come nel caso Conte, con una fedina sportiva macchiata.

E’ stato creato un nuovo mostro giuridico che ha punito, per analoghe situazioni, solo alcune società e solo alcuni tesserati, facendo bella mostra del famoso metodo dei due pesi e delle due misure, vanto della giustizia domestica targata Figc.
Dopo aver visto quelle che da parte di Palazzi sembravano a tutti gli effetti “crociate contro qualcuno “ (non solo Conte, ma anche l'obbrobrio della responsabilità oggettiva da trascinamento) e aver assistito allo spegnersi del sacro fuoco inquisitorio in occasione delle richieste di condanna per il Napoli, qualche domanda dovrebbe essere fatta a chi aveva deciso, con tempismo "discutibile", di riconfermarlo. Perché a questo punto viene proprio da chiedersi: quale calcioscommesse c’è stato davvero in Italia? È stato il solito siparietto per vendette trasversali da mascherare con la storiella della giustizia sportiva autonoma a cui basta il sospetto per condannare?

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Pubblicato sul N° 3 - 24 gennaio 2013 - ANNO 5 - di :

 
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