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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Attualità di G. FIORITO del 27/01/2013 09:46:51
Alex e Gigi. Due campioni, un solo cuore

 

Mercoledì 23 gennaio 2013 è il giorno che segna la fine del periodo che ufficialmente ha visto vacante il trono virtuale di giocatore rappresentativo, capitano nel senso più ampio di quello attribuibile a una fascia sul braccio, “bandiera” della Juventus. Se c’è qualcuno tra voi che onestamente pensa che stiamo parlando del sesso degli angeli e che si lascia prendere dal nervoso solo a sentir frusciare nella mente di un tifoso bianconero l’idea che questo o quell’altro, si chiamino pure Boniperti, Platini, Zoff o Scirea, siano o siano stati la Juve, lasci perdere e si dedichi ad altro. Ogni pensiero è legittimo. Ma è fuori di dubbio che tra le righe della conferenza stampa che ha sancito che Buffon rimarrà alla Juve fino al 2015 è emersa un’investitura. Che ciascuno è libero di leggere filtrandola tra le pieghe dei suoi pensieri e i ripostigli del suo cuore.

Nessuno può osare discutere il valore di Buffon come portiere e duole veramente che, come ha ricordato il presidente Andrea, le giurie che hanno presieduto all’assegnazione del Pallone d’Oro abbiano sentito solo una volta l’esigenza di assegnare questo prestigioso riconoscimento a un portiere, il russo Lev Ivanovič Jašin nel 1963. Nei 14 anni trascorsi alla Juventus Gigi ha mantenuto tutte le promesse che venivano da Parma. Ricordo che fu proprio quando maturò il passaggio in bianconero di Buffon e Thuram che presi coscienza dell’importanza che il gruppo dirigente, oltre che la proprietà della quale è diretta emanazione, di una società di calcio fa la differenza. E che se la mia vita era stata accompagnata per intero da un’irresistibile scalata della Juventus verso tutti i successi possibili ed immaginabili, lo dovevo non solo ai miei beniamini, a tutti quei ragazzi che avevano riempito di poster le pareti della mia stanza di bambina e adolescente, ma soprattutto al cervello operativo che si nascondeva dietro quei gesti atletici e quei sorrisi, a Gianni e Umberto Agnelli, a Boniperti, all’avvocato Chiusano, alla Triade, che era veramente in grado di tradurre i miei sogni in realtà.

Se non ci fosse stata di mezzo calciopoli, penso che allo stesso modo nessuno potrebbe osare giudicare il valore dell’uomo Buffon. Perché è vero che i casi umani sollevati di recente intorno a Cassano e Balotelli hanno acceso la miccia sulla definizione di soldatino, ma hanno finito per scomodare tanti campioni passati per la Juve prima, durante e dopo e addirittura insieme a Di Livio, titolare ufficiale del nick-name, i quali a esser definiti tali ci tengono proprio in considerazione dei trofei vinti “rigando dritto”. Tuttavia non posso fare a meno di pensare quanto amore abbia avuto per un capitano coraggioso come Furino e poi anche per uno scapestrato cavallo pazzo e chitarrista ribelle come Camoranesi, a dimostrazione che al cuore non si comanda.

Sicché l’elogio dell’uomo Buffon tessuto da Andrea Agnelli mi è sembrato posticcio. Non per i trascorsi reali o supposti sul Buffon di destra o amante delle scommesse, spesso strumentalizzato e non solo dai media. Nemmeno per quel mal di vivere che pure lo ha colto nel cerchio degli anni vissuti intorno a calciopoli, quando il fenomeno ha investito e ogni tanto travolto tanti di noi. Una cosa voglio dire prima di tutto. Buffon in serie B è una vergogna che l’Italia intera si porterà per sempre come una macchia indelebile. Una carriera che è volata alta nonostante le sue ali siano state spezzate. Gigi, a detta di Andrea Agnelli, sarebbe un uomo trasparente, dotato della volontà di dare pane al pane e vino al vino senza guardare in faccia nessuno. E’ una dote che apprezzo. Ma non è carisma.
Per me è un problema. E ne voglio parlare. Tanto me lo hanno già detto che sono orfana di Moggi, vedova di Giraudo e Bettega forse m’avrà tradito con una bionda più giovane. Che vuoi che sia se ora per qualcuno ho perso pure un figlio?

Io a Del Piero ho voluto sempre bene. Me lo sono sentito sempre dentro. E’ finanche giusto che Buffon si assuma la responsabilità della sua eredità morale, carriere alla mano, ma non c’è confronto. Non è per quelle due o tre “crisette” di quando Gigi si è messo a dire di volere voltare pagina su calciopoli. Che anche Alex lo sbaglio l’ha fatto di affidarsi a Crosetti per scrivere il suo ultimo libro.
E’ perché certe cose non si possono decretare dall’alto. E’ come il linguaggio. Che puoi anche vietare di chiamarlo “hashtag”, ma “cancelletto” e “mot-dièse” tanto non lo dice più nessuno. E’ come la destra e la sinistra. Che non è che scompaiono perché l’ha detto Casini. E così è l’amore. Specialmente se è stato un colpo di fulmine. Che subito ha generato il più pazzesco degli orgasmi nella finale dell’Intercontinentale del 1996. Che ti ha fatto soffrire per un ginocchio che volevi dargli il tuo. Che vi siete scorticati l’anima su quei campi di Rimini e Crotone, ma Alex si era messo a capo della nave. E con una lettera ci ha convocati tutti sopra quella bandiera e ci ha riportati a Itaca. Perché voleva essere Achille e non sapeva di essere Ulisse. Alex che ha rivoluzionato il modo di essere calciatore. Che ha iniziato a dare l’immagine di un ragazzo semplice che amava la musica e non gliene fregava niente delle veline. Che voleva una ragazza che faceva la commessa e ci ha fatto tre bambini. Alex che desidera soltanto giocare fino a 40 anni e per questo si è scelto un preparatore personale, spostando il limite, ma non come Zanetti. Alex che tutti i bambini vogliono ancora essere come lui e Mediaset dichiara che nonostante il Sidney, a causa del fuso orario, giochi alle 7 o alle 8 della mattina delle domeniche italiane, c’è almeno l’1% di share con 70.000 spettatori incollati davanti alla tv. Alex di quando ci siamo alzati in piedi nelle nostre case come fossimo anche noi al Bernabèu. Alex accusato di spaccare lo spogliatoio e di aver firmato un assegno in bianco. Alex che non ci sarà mai più tra le figurine dell’album Panini. Alex che c’ero anch’io quando tutto lo stadio ha pianto quel 13 maggio 2012 in cui la Juve è ritornata Signora del calcio italiano. E non c’era più posto per lui. Che appartiene a un’altra Juve e invece dovrebbe essercene una sola. Come se tutta quella gioia e tutto quel dolore non fossero stati un solo amore.

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