Zoff, Gentile, Cabrini. Oriali, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Antognoni, Graziani.
Buffon, Cannavaro, Grosso, Chiellini, Zambrotta, De Rossi, Pirlo, Gattuso, Rossi, Iaquinta, Quagliarella.
Come nei giochini della Settimana Enigmistica verrebbe da chiedere: “che differenza c’è tra queste due squadre?”
E qualcuno risponderebbe: una ha vinto i Mondiali di Spagna, l’altra ha preso schiaffi dall’Egitto e dal Brasile nella “Confederations’ Cup”. Risposta esatta.
Ma allora facciamo un’altra domanda.
“Cos’hanno in comune queste due squadre?”
E anche qui immagino la manina del più furbo che si alza per dire “Un Rossi in attacco!”. Giusto. Ma sbagliato, perché non era quello il punto.
Nel lontano ’82 un attaccante argentino o tedesco che si avventurasse palla al piede verso l’italica porta, avrebbe incontrato una muta di pitbull a tinte bianconere: Tardelli, Gentile, Cabrini. Dietro di loro, un elegante Maresciallo e un libero implacabile, Gaetano Scirea. E se proprio gli avesse detto bene, rimanevano ancora da superare le manone sante di Dino Zoff, l’uomo che fermò il cuore dell’Italia, insieme ad un colpo di testa sulla linea contro il Brasile di Falcao.
La coppa del Mundial di Espana 82 è stata quindi, indubbiamente, anche frutto della difesa della Juve.
Quella Juve che in Italia era la Signora del calcio, non solo nel significato più “elegante” del termine, ma anche nel senso di “dominatrice”.
Ventisette anni dopo, la storia parrebbe ripetersi.
Un’altra difesa “made in Juventus”: Buffon, Chiellini e Cannavaro. E aggiungiamoci Grosso, che tanti danno per prossimo Juventino.
E se vogliamo, Gattuso là davanti fa un pò le veci del nostro Momo, che non può per ovvi motivi vestire l’azzurro.
Già, ventisette anni dopo la storia si ripete, ma in negativo.
Una difesa della Juve di ieri che ha fermato in tre giorni Zico e Maradona.
Una difesa della Juve di oggi che ha subìto un solo gol dall’Egitto, ma perché graziata da attaccanti di caratura non eccelsa e dai cognomi sconosciuti, oltre che di difficile pronuncia.
Tant’è vero che, con uno schieramento molto simile (Grosso sostituito da Dossena, guarda caso anche lui in orbita mercato-Juve), si è sciolta letteralmente come neve al sole quando si è trovata davanti a Kakà, Robinho & C.
Una difesa della Juve di ieri che in Italia dominava grazie anche ai “non-Nazionali”: il gigante buono Brio, il biondo Bonini, Capitan Furia...
Una difesa della Juve di oggi che fa preoccupare per la mancanza di alternative: Molinaro in convalescenza ancora per chissà quanto, Zebina ed i suoi svarioni quotidiani, Legrottaglie che è tra i migliori in Italia ad orchestrare il fuorigioco, ma che in marcatura denota i soliti limiti...
Non possiamo neppure continuare a sperare che Chiellini giochi ogni partita come quella contro la Spagna agli Europei dell’anno scorso. Lì tenne in piedi la baracca da solo per 120 minuti. Lo stesso, contro gli Egiziani ha invece imbroccato la giornata “no”, che prima o poi può capitare a tutti.
Lasciamo perdere poi contro il Brasile: lì a Chiellini si chiedeva di fermare un attacco che - visti i costi attuali - manderebbe in crisi le calcolatrici del calciomercato. E magari pure di intonare l’inno, provvedere al riempimento delle borracce e di fare la spesa al Carrefour, già che c’eravamo.
E i problemi son venuti tutti a galla.
Cannavaro è ormai la copia sbiadita del grande difensore che fu (e noi genialoidi l’abbiamo richiamato dal Real).
Grosso fa la sua onesta figura quando si tratta di “spingere”, ma in fase di interdizione lascia molto a desiderare (ma allora perché lo compriamo quando abbiamo già De Ceglie?).
Dossena idem come sopra: in avanti è uno dei più attivi quando il Brasile decide di riposarsi, ma dietro i laterali verdeoro vanno e vengono che è un piacere. Per loro, ovviamente.
E Buffon... beh, mi dispiace dirlo, ma Gigi non è più Supergigi. Attenzione: non ho detto e non dirò mai che il Gigi nazionale è una pippa. Ma mentre prima dei guai alla schiena era di un livello assolutamente superiore alla media, un uomo in grado di garantire DA SOLO una decina di punti all’anno, ora è “soltanto” un buon portiere. A livello di un Frey, di un Manninger.
E qui cominciano le grane.
Già, perché il calcio della Juve, nonostante i mille allenatori succedutisi negli anni, ha sempre rispecchiato il prototipo del calcio italiano. Quello che si faceva bello tacciando Trapattoni di difensivismo a oltranza, ma che ha avuto sempre come stella polare il Dogma del “Primo: non prenderle”.
Solo per informazione, in tutto il mondo la prima regola è, invece, “Farne uno in più degli altri”.
Guardiamoci in faccia un attimo, signori: siamo il paese che ha inventato il “Catenaccio”, e chi sa che una squadra può giocare anche con un 3-4-3 è solo perché l’ha visto su Fifa 08 o sul PES.
Le partite che da noi finiscono 4 a 3, 6 a 4, sono un evento che viene giudicato “eccezionale”, nonostante si sia introdotta la regola dei tre punti le vittorie di misura ed i pareggi a reti inviolate restano una costante di tutte le nostre domeniche calcistiche.
Primo difendersi e non buscare gol, poi se va bene si prova anche a farne uno.
Bene, in questa Repubblica fondata sul 5-3-2, in questo Campionato fatto di Linee Maginot e di barricate coi sacchi di sabbia, la nostra amata Juventus rischia di presentarsi il prossimo anno con un “tallone d’Achille” proprio in quella zona così importante del campo.
Molto ben equipaggiata come artiglieria: Del Piero, Giovinco, Diego, Iaquinta, Trezeguet (se non sarà ceduto) sono un reparto di fucilieri che fa impressione.
Ma con una corazza di latta: la volta che Sissoko e Chiellini dovessero avere contemporaneamente un’influenza intestinale, beh, Gigi, faresti bene a farti segnare in anticipo una giornata alla voce “straordinari” sul libro paga.
Con questo non voglio sminuire Molinaro, Legrottaglie ed il resto della retroguardia. Sono persone oneste, che danno l’anima, ma la volontà non riesce sempre a tappare quel buco qualitativo.
Fino a pochi anni fa, a mio modestissimo parere, il Milan ha avuto al centro della sua difesa uno dei giocatori più sopravvalutati degli ultimi vent’anni: Billy Costacurta.
Ripeto, lo dico a mio personale e modestissimo parere, ma per me la cosa più meritevole che ha fatto è stato sposare la Colombari. Sul campo non ci ho mai visto più nulla di un Mellberg o di un Grygera.
Però non dobbiamo dimenticare che giocava con Baresi (il vero guardialinee in campo nelle partite del Milan dell’epoca), Maldini nei suoi anni d’oro, Tassotti… In quella Difesa avrebbe ben figurato anche il Ragionier Filini.
Appunto.
In quella difesa.
Che Dio ce la mandi buona.
Commenta l'articolo sul nostro forum!