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Udienze Processi di M. ROCCA del 02/07/2009 14:49:13
Processo calciopoli: CAPOBIANCO

 

Tribunale di Napoli - Udienza del 30 giugno 2009

Del poco o nulla che ha da dire di credibile Maurizio Capobianco, chiamato a testimoniare al processo di Napoli, è conscio per primo il P.M. Narducci.
Da qui l'intuizione: estrarre dal cilindro una busta "piena di documenti compromettenti", per cercare di mettere a segno almeno un punto per l'accusa che altrimenti rischia il cappotto.
Documenti messi a disposizione della difesa solo al dibattimento, così che almeno nel breve termine si posa dire che "almeno qualcosa c'era". Vedremo.

Andiamo per ordine. Maurizio Capobianco è un ex dipendente della Juventus presso la quale ha prestato la sua attività lavorativa dal settembre '84 all'agosto 2005. Carriera a salire da impiegato della biglietteria fino a Responsabile del backoffice (“qualcosa di più di un ufficio acquisti”, come lo definisce lo stesso) dal 1999. Passato poi a Semana s.r.l., dal 2005 al marzo 2006, quindi ad Alpitour e poi a spasso.
Che abbia il dente avvelenato è un dettaglio ma il tono usato nella deposizione e soprattutto il modo di tirare conclusioni maliziose anche se irrilevanti su ogni particolare riferito, determinano questo dettaglio come una riflessione assoluta.

Dunque, ad inizio 2005, la Signora Gastaldo, dirigente Amministrativo della Juventus, gli avrebbe consegnato questa fantomatica busta “da portare fuori sede” per evitare che cadessero nelle mani della Guardia di Finanza in controlli futuri. Li porta a casa e nessuno ne chiederà più la restituzione.
Ma come? Non si trattava di documenti importantissimi e compromettenti? Bah!

Contenuto:

a) Un foglietto in cui sono annotati acquirenti di automobili Fiat che hanno avuto sconti, fino al 50%, sull'acquisto.
Tra gli acquirenti abbiamo dirigenti Juventini, calciatori ed anche:
- la Signora Brignotto, cui vicino ci sarebbe appuntata la sigla “Pair”, moglie di Pairetto, che nel '95 acquistò una vettura.
- la Signora Bertetti, cui vicino ci sarebbe appuntata la sigla “Trent”, moglie di Trentalange, che nel '95 acquistò una vettura.
- I funzionari della Federazione, Turchetti e Nizzola, che sempre nel '95 acquistarono una vettura.

b) Un carteggio tra Juventus, Nizzola e Uefa su un presunto caso di positività alla cannabis di Torricelli, sempre epoca '95.

c) Un elenco di fruitori di orologi e regali per le festività e per le celebrazioni delle vittorie a procuratori, giornalisti, dirigenti del calcio, giocatori e staff tecnico e dirigenziale della Juventus.

d) un contratto di sponsorizzazione in cui tal Savan Cubra Dario ricevette un ciclomotore Suzuki, tale personaggio secondo Capobianco sarebbe un amico di Pairetto ed il ciclomotore non sarebbe stato restituito.

Questo è quanto. Ora qualche riflessione sparsa me la concederete...

Allora, prima di tutto, perchè consegnare a Lui questi documenti e non distruggerli, visto che sono datati oltre 10 anni fa? C'era qualcosa di essenziale per il proseguio dell'attività societaria?
Non è mai stato chiarito il motivo del suo licenziamento da Juventus, fossi Travaglio direi che probabilmente un motivo potrebbe essere che il Capobianco portava a casa documenti.
Io, garantista, mi limito alle domande sopra.

Poi, io avrei appuntato vicino ai nomi delle mogli non le sigle “Pair” e ”Trent”, potrebbero confondere, io avrei appuntato al fianco dei nomi delle signore “Pairett” e “Trentalang”, così ero più sicuro dell'anonimato!
Queste cose sono tutte oggetto di giudizio in quel di Torino per il processo ai bilanci societari e non sono stati ritenuti oggetto di imputazione. Quindi non mi pare siano nè così decisivi nè, riguardo alle imputazioni di questo processo specifico, tanto pertinenti. Contenuti insoddisfacenti dal punto di vista probatorio ma scatenanti pruriti colpevolisti, il life motiv di Capobianco e probabilmente anche del PM.

Quindi si entra nel solito circuito malizioso del «Chi frequentava la sede della Juventus?»
«Pairetto l'ho visto qualche volta», e non era vietato. Altri del settore arbitrale? Nessuno, ma «non ero l'usciere».
«Alessandro Moggi era di casa» ma al controinterrogatorio deve ammettere che vedeva in sede anche gli altri procuratori. Bella scoperta.
«Fabiani era di casa» ma al controinterrogatorio deve altresì ammettere che vedeva anche gli altri dirigenti di società. Altra stupefacente scoperta.
Il circuito delle malignità passa quindi al «Moggi e la Gea erano la stessa cosa» e al controinterrogatorio anche a Lui pare sia sfuggita la sentenza di Roma, che sbugiarda tale affermazione.
Interesante invece il passaggio in cui, sempre la confusa Signora Gastaldo, gli chiede consulenza su come far rientrare a bilancio spese irregistrabili effettuate in contanti, come appunto i costi delle schede svizzere. Lui si ingegna e consiglia di vendere gadget e orologi a magazzino per ripianare l'ammanco. Lui sì che se ne intende!
Sempre se fossi Travaglio, direi che questa abilità e ingegnosità nel “fare le creste” potrebbe essere un'altro motivo per cui è stato silurato. Ma si sa che ad un garantista tal pensiero scivola senza attrito.
Pensate che il teste una volta trovò, in una lista degli accrediti degli ospiti della Juventus per una partita di coppa, l'Avv. Gallavotti.
Se fosse un reato accreditare come ospite un dirigente federale, Lotito e la Sensi, che domenicalmente ne hanno a mazzi, dovrebbero finire i propri giorni a Guantanamo!

Su specifica domanda del PM, sostiene inoltre che Moggi gli chiese di mettere a disposizione di Fabiani un'auto e che ne venne acquistata una allo scopo.
L'avv.Morescanti nel controinterrogatorio gli fa notare che tale vicenda è stata oggetto di archiviazione in quel di Messina. «Non è un problema mio», la risposta disarmante.

Ancora la disperata signora Gastaldo è a pregarlo di occuparsi di una prestazione da pagare a Gea di 250.000 euro, per la quale, sostiene, studia un fittizio contratto con la soc. Brond House che, secondo Lui, sarebbe una soc. di copertura della stessa Gea.
Qui nel controinterrogatorio viene smentito dall'avv. Prioreschi che gli fa presente come tale circostanza sia già stata vagliata dal processo di Roma in cui è risultato che tale contratto fosse stato stipulato per un'indagine di mercato di Brand House, che nulla, é stato accertato, ha a che vedere con Gea e/o con i suoi soci.

In fondo, Capobianco, di strafalcioni sulle presunte proprietà delle società ne ha già fatti parecchi, il più eclatante fu attribuire la Semana s.r.l. a Giraudo, mentre poi si scoprì essere di Franzo Grande Stevens e figli. Non proprio la stessa cosa. Sorprendente che prese quell'abbaglio disquisendo su una società per la quale aveva lavorato, figuriamoci l'autorevolezza che ha quando diquisisce di quelle che non conosce!
Sempre a proposito di Semana s.r.l., afferma che nel periodo in cui ha lavorato lì ha intuito il metodo di sostentamento economico del tifo organizzato e degli ultras «tramite il pagamento delle coreografie ad un fantomatico fornitore» ... «non bandierine, ma anche striscioni con insulti».
Per salto logico, quindi, Grande Stevens secondo Lui avrebbe sovvenzionato gli ultras.

Ma non preoccupatevi, perchè Capobianco, Juventus e Semana non hanno più alcun contenzioso in corso: “hanno transato”.
Un'altra formula per dire che la nuova gestione Juventus ha patteggiato di nuovo. Un vizio.

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