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Udienze Processi di E. LOFFREDO del 03/07/2009 07:16:05
Processo Calciopoli: T. DE CILLIS

 

Tribunale di Napoli - Udienza del 30 giugno 2009

Si rivede Moggi e si riparla delle sim svizzere.

Svizzero…?

Il primo testimone di giornata è Teodosio De Cillis, il titolare del negozio di Chiasso in Svizzera dove avrebbe venduto decine di sim straniere a Moggi, ai suoi incaricati e non solo…

Narducci: «Per ragioni commerciali, ha mai intrattenuto rapporti diretti o indiretti con Luciano Moggi?»
De Cillis: «L’ho visto qualche volta, ma rapporti diretti no, non ne ho intrattenuti. Io parlavo col signor Bertolini». Bertolini è? Lo scopriremo tra venti minuti…
Narducci: «Mi scusi, nel senso che? Che vuol dire parlavo con Bertolini».
De Cillis: «Mi son state chieste delle schede che io consegnavo al sig. Bertolini. Moggi l’avrò visto due o tre volte, ma contatti non ne avevo».
Narducci: «Sì, d’accordo…» Per una volta voglio essere fazioso: mi sa che il pm ha già capito che sarà una malaparata, «…allora restiamo un attimo al rapporto che lei ha evidentemente intrattenuto con Bertolini, come è nato e cosa ha riguardato questo rapporto».

Il teste racconta che Bertolini «si è presentato in negozio e ha chiesto se era possibile avere delle schede svizzere non intestate». Siccome ciò non era possibile, il buon De Cillis ha intestato al padre le schede del gestore svizzero Sun Rise che avrebbe venduto a Bertolini.

Narducci: «E Bertolini le ha mai detto se queste schede erano per sue personali necessità o di “altri”?»
De Cillis: «No, no, no. Non mi ha detto niente il sig. Bertolini».
Al pm che chiede a quando risale questa prima vendita di sim svizzere, De Cillis risponde che non ricorda, gli sembra che si tratti del 2004.Per ottenere un periodo preciso, giugno 2004, il pm deve attingere al “verbale di sommarie informazioni” rese dal testimone in fase istruttoria.
De Cillis spiega che la scelta di intestare al padre le sim è stata una sua iniziativa, dovendole intestare a qualcuno, ha scelto un familiare. Nessuna richiesta in merito alla scelta dell’intestatario gli fu rivolta da Bertolini, che era unicamente interessato a schede non intestate

In seguito vi fu la vendita di schede di un operatore del Lichtenstein, Ring Mobile. Schede che non avevano bisogno di intestazione immediata, il cliente le poteva intestare dopo quattordici giorni dall’acquisto. Ma se non si intestano funzionano lo stesso.

A domanda del pm il testimone dichiara che non è certo della vendita di altre sim svizzere, ma pensa di averne “date” ancora oltre alle tre iniziali schede.
Narducci attinge al verbale delle dichiarazioni rese dal De Cillis il 7 giugno 2006: «dopo quella prima iniziale occasione il Bertolini è venuto a compare le carte sim all’incirca altre dieci o undici volte», in particolare in due occasioni tra gennaio e febbraio 2005 gli avrebbe venduto dodici sim del gestore Sun Rise. De Cillis chiarisce che quelle vendite furono ricostruite grazie agli appunti di un quaderno.
Il pm mostra una ricevuta recante il timbro del negozio del De Cillis, da cui si risale alla vendita di nove schede sim del gestore Sun Rise. Il teste “pensa” che le schede siano state intestate al padre, ma non ne è sicuro. Però ricorda che le ha vendute a Bertolini…

Narducci, stante il limite al numero di schede intestabili ad una sola persona, chiede se altre schede sono state intestate ad altre persone. De Cillis: «No, io le ho intestate tutte a mio padre». Il pm forse è deluso.

In merito alle schede del Lichtenstein, la pubblica accusa cerca di definire il periodo di vendita, ma il teste non ricorda. Narducci ricorrendo al verbale delle dichiarazioni del De Cillis, riporta il periodo: giugno 2005- aprile 2006 . In particolare Bertolini nel periodo in questione avrebbe comprato 45 schede (10+6+8+5+10+6) del gestore Ring Mobile e 324 ricariche (20+120+74+10+60+40).

Dopo più di venti minuti di interrogatorio il pm si ricorda di chiedere al teste “ma chi è Bertolini?”. Ecco, forse pure i giudici se lo chiedono.
Narducci: «Lei ha avuto modo di apprendere quale attività lavorativa svolgesse Bertolini?»
De Cillis «So che lavorava per la Juventus. Mi aveva regalato una maglia per mio figlio e una volta mi ha invitato a Milano per una partita. In quell’occasione ho visto in albergo il signor Moggi»
Narducci: «Lei ha detto che in una circostanza ha avuto modo di incontrare, di avere un rapporto con Moggi…».
De Cillis: «personalmente “l’ho visto” due volte a Milano, una volta a Torino prima di una partita e una volta in negozio»
Narducci: «Quando e per quali ragioni è venuto (Moggi ndr) nel suo negozio?»
De Cillis: «Non ricordo quando sia venuto. So che quando sono venuti erano Bertolini, Moggi e non ricordo se c’era una o due persone. Sono passati in negozio per vedere com’era il negozio e chi gli dava le schede. Ho fatto due chiacchiere con loro circa il funzionamento delle schede, basta nulla di più».
A Narducci che chiede di ricordare chi fossero le altre due persone, De Cillis dichiara che una delle due era Fabiani. De Cillis lo ha riconosciuto solo perché era una persona famosa, era il ds del Messina, ma non ne ricorda neanche il nome!
L’altra persona, da quanto risulta dal verbale del giugno 2006. sarebbe Ceravolo. De Cillis non può confermare, ma da perfetto Sherlock Holmes, sa come scoprirlo: alla dogana Moggi fu fermato da un finanziere desideroso di farsi una foto col dg della Juve. In quelle foto ci sono tutte le persone che erano state in negozio.
Bertolini pagava in contanti, consegnando i soldi in una busta chiusa priva di intestazioni. Narducci: «non tirava fuori i soldi dal portafogli insomma…».

Inizia il controesame, la parola a Maurilio Prioreschi.

Prioreschi chiede a De Cillis quante schede ha venduto a Bertolini nel giugno 2004. Le amnesie del teste permangono. Soccorre ancora il verbale del giugno 2005, le schede erano tre.

Prioreschi: «Lei ha intestato le schede Sun Rise date a Bertolini a suo padre. Le capitava che venissero clienti e le chiedessero di acquistare schede e di intestarle ad altre persone?»
De Cillis: «No».
Prioreschi : «Lei però ha dichiarato di aver intestato le schede a suo padre perché non poteva più intestarne a sé stesso visto che già ne aveva intestato diverse».
De Cillis: «Se ho dichiarato quello a suo tempo, avrò intestato qualche scheda a me che poi ho dato in uso a qualche cliente».
Prioreschi: «Quindi capitava? Non era un fatto così… –insolito ndr-»; «Proprio perché aveva esaurito la possibilità di intestarsene, magari ha intestato a suo padre anche schede per altri clienti…»
De Cillis: «No».
Prioreschi : «Ma prima il pm le ha mostrato una ricevuta per nove schede tutte intestate a suo padre, e lei ha dichiarato ai carabinieri che a Bertolini in quel periodo ne ha venduto solo tre al massimo quattro…»
Su questo punto il teste è molto lacunoso. Si dice sicuro che le nove schede sono state tutte vendute a Bertolini, è una certezza che ricava dall’elenco delle sim vendute in una determinata giornata. Lo stesso elenco fornito ai carabinieri di Roma che l’avevano interrogato e poi contattato telefonicamente.
Prioreschi: «Sono mai venuti a trovarla in Svizzera i carabinieri di Roma?»
De Cillis: «No».
Prioreschi: « Sicuro?»
De Cillis: «Sì»
Prioreschi: «Neanche il 7 giugno 2005 dopo l’esame sono venuti a Chiasso con lei?»
De Cillis: «No»
Prioreschi: «Tornando alle schede Ring…»
De Cillis interrompe. «Quelle è una cosa molto difficile da ricostruire»
Prioreschi: «Lei ha fornito un elenco delle schede Ring ai carabinieri?»
De Cillis: «No»
Prioreschi: «Cioè, lei non ha fornito un elenco di 385 sim Ring ai carabinieri?!»
De Cillis: «No, no»
Prioreschi: «Sicuro?»
De Cillis: «Sì»
Prioreschi: «Non sono venuti da lei i carabinieri a prendere questo elenco? Ci pensi bene…»
Il testimone resta per qualche istante in silenzio, solo dopo che l’avvocato ricorda un’informativa dai carabinieri che riporta quell’elenco, il teste ipotizza che forse ha mandato un fax con l’elenco.

Prioreschi: «Senta, dall’Italia venivano altre persone a comprare schede svizzere da lei?»
De Cillis: «Vengono, vengono continuamente»
Prioreschi: «Anche magari calciatori, personaggi famosi, attori…»
De Cillis: «Io ho tanti, tanti clienti calciatori»
Prioreschi: «Eh! Magari se ci dice»
De Cillis: «schede a calciatori non ne ho mai vendute. Ho venduto telefonini»
Prioreschi: «Quante schede Sun Rise vende all’anno?»
De Cillis: «tra tutti i gestori svizzeri, una cinquantina alla settimana»
Prioreschi: «Tremila l’anno. E di tutte le tremila, lei appunta regolarmente a chi le vende?»
De Cillis: «No»
Prioreschi: «Solo di queste?»
Interviene il Presidente Casoria: «Avvocato tutte queste domande non sono pertinenti. Usare le schede svizzere di per sé non è reato. Nessuno dice che se uno usa una scheda svizzera commette reato».

La palla passa all’avvocato Trofino

Il presidente: «Allora diamo atto che è presente l’imputato Moggi? Revochiamo la contumacia di Moggi Luciano»
Oooolé!

Trofino chiede a De Cillis se oltre ai due interrogatori del maggio e del giugno 2006 ha mai più incontrato i carabinieri. Il teste ribadisce che ha avuto solo colloqui telefonici.

Prende la parola l’avvocato Messeri (difesa Bertini) che chiede quali erano i rapporti con Bertolini e quando lo ha conosciuto.
L’avvocato Messeri poi chiede: «Conosce o ha conosciuto dal 2004 dirigenti di altre società sportive di serie A?»
De Cillis: «Sì ne conosco»
Messeri: «Mi può dire chi?»
De Cillis: «Che importanza ha dire che dirigenti conosco?» Eccolo!
Teodosio, tu di quale parrocchia fai parte? Sotto quale cupola ti ripari?
Messeri:«Io le ho fatto una domanda, se il presidente la ammette»
Teresa Casoria: «Non importa effettivamente, ma risponda»
De Cillis: «non so, io conosco calciatori…»
Messeri: «Io le ho chiesto di dirigenti»
De Cillis: «Non so…, non so nemmeno se Marco Branca è un dirigente. Lo conosco, viene a cambiare telefonino da me, ma non so che importanza…»
Interviene il Presidente Casoria: «Abbiamo acclarato che il suo negozio era frequentato dall’ambiente del calcio»
Messeri: «A me interessava sapere se dal 2004 ad oggi ha conosciuto dirigenti di squadre di serie A e chi»
Teresa Casoria: «Collega persone che frequentano il suo negozio con la dirigenza di squadre?»
De Cillis: «Molto prima che succedesse questa storia era venuto da me anche il fratello di Moratti. Però non conosco dirigenti con cui ho rapporti di lavoro»
Messeri: «Qual è stata l’utilità economica per il suo negozio dalla vendita delle schede telefoniche»
De Cillis: «Guadagnavo 13 euro per ogni scheda e 2/3 euro per ogni ricarica»
Messeri: «Al Signor Bertolini ha praticato prezzi di favore, prezzi maggiorati o prezzi normali?»
De Cillis: «I normali prezzi».

Interviene l’avvocato Silvia Morescanti, difesa Fabiani.
L’avvocato Morescanti chiede conto di due sim Sun Rise e, visto che non sono nell’elenco fornito ai carabinieri, se il teste può dare certezza (anche leggendo i suoi appunti) a chi e quando sono state date. De Cillis non offre risposte certe.

Morescanti:«Lei prima parlava di un certo Marco Branca. Chi è il signor Marco Branca?»
De Cillis: «Senta una cosa, io non voglio tirare in ballo altre persone…»
Morescanti: «Senta io le ho fatto una domanda su una risposta che lei ha già dato al tribunale!»
De Cillis: «Io abito a Como e conosco un sacco di persone. Quindi, l’inter è lì, è ad Appiano. Vicino casa mia abitano tantissimi calciatori dell’inter»
Morescanti: «Non ho capito che c’entra l’inter?»
‘A Morescà, nun crederai anche tu alla favola dell’onestà nerazzurra?
Teresa Casoria: «Branca sarà un dirigente dell’inter»
De Cillis: «è un dirigente dell’inter»
Casoria: «Avvocato abbiamo acclarato già, non le consento più queste domande! Nessuno dirà mai che usare schede svizzere sia reato»
Morescanti: «Io volevo solo sapere chi è Marco Branca»
De Cillis: «Io conosco molti dirigenti. Ho fatto il nome di Branca così, come un nome a caso»
Interviene Trofino:«Ma perché è così preoccupato?». Già, chissà perché…
Casoria: «Vabbè però queste domande suggestive, ad colorandum…»
Morescanti: «Queste non sono domande suggestive signor presidente. Queste sono domande fondamentali visto che ha detto che lui non sa a chi poi ha effettivamente venduto queste schede che poi sono state attribuite o meno»
Dopo le ultime domande dell’avvocato di Fabiani, che De Cillis conosce perché è molto famoso, (chi scrive non sa che faccia abbia Fabiani ndr), il teste viene congedato.

Tereasa Casoria: «Ci sono altre domande? No. Allora il teste può andare, arrivederci e grazie»
Non so che impressione abbiano tratto i miei colleghi di redazione dalle altre testimonianze, ma da questa udienza l’atteggiamento del Presidente mi sembra molto più “guardingo”. L’attenzione di Teresa Casoria pare mirata a non concedere nulla al folklore dialettico.
Questo, da ascoltatore del processo, mi dispiace molto. Comunque mi importa poco, quel che conta è avere un giudice imparziale, quale credo Teresa Casoria possa essere.
Non vorrei però che le prime bordate mediatiche abbiano prodotto un qualche effetto sulla impermeabilità del giudice.

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