Il Pubblico Ministero invita Copelli a riferire sulla partita Reggina Juventus del 06.11.2005 e chiede « é ancora assistente? » Copelli: « Can di A e B e internazionale »
L’assistente prosegue parlando della partita, « caratterizzata da episodi di carattere tecnico arbitrale che generarono il disappunto e la rabbia dei dirigenti della Juventus. » Ci fu un « mio errore di valutazione, non riuscì ad individuare un tocco con la mano di un giocatore della Reggina e intervenire con i miei collaboratori per concedere il calcio di rigore ». Si continua a parlare della partita e Copelli segnala gli altri episodi che avevano poi creato le divergenze sulle scelte adottate. Sollecitato dal PM, continua il suo racconto fino al rientro negli spogliatoi dove alcuni giocatori della Juventus e Capello li attendevano per chiedere spiegazioni sull’annullamento del gol, seguiti poco dopo da Giraudo e Moggi che ritenevano di aver subito dei torti e con rimostranza ritornarono sugli stessi episodi. Moggi si rivolse « A me dicendo che avevo commesso un grave errore », ma in quel momento Copelli non riusciva a capire e riconoscere l’errore, solo successivamente, quando « vidi in televisione la sera » notò che non giudicò in modo corretto l'episodio. « Con lei non siamo molto fortunati », la frase che viene rivolta a Paparesta e il collega Di Mauro viene ripreso per un episodio verificatesi negli anni addietro rimarcando che aveva sbagliato nuovamente. « Le è capitato altre volte nel corso della sua carriera l’ingresso di dirigenti... di avere lamentele manifestate in questo modo? » chiede il PM « Con tutta questa concitazione no, ma in altre occasioni quando i dirigenti ritenevano di aver subito un torto entravano dicendo che c’era l’errore, che avevano visto in televisione e che la moviola aveva valutato diversamente il mio o l’operato dei miei colleghi.. » « Successivamente sono rientrati? » insiste il PM Qui Copelli spiega che ci fu una situazione in cui, « questa è la mia sensazione assolutamente personale », scaturì un alzare i toni perché ritenevano che Di Mauro, nella valutazione dell’azione avesse individuato un fallo di mano che non c’era e non il semplice fuorigioco come continuava a sostenere l’assistente. Uscirono per poi ripresentarsi dicendo che avevano visto in televisione e si vedeva bene che la decisione tecnica era per fallo di mano. « Poi avete stilato il referto » sollecita il PM Copelli riferisce di una situazione di tensione in cui, sia lui che Di Mauro, chiesero a Paparesta come dovevano relazionare l’accaduto ottenendo dall’arbitro l’indicazione di non riportare nessun riferimento nel verbale. Il pm sollecita l’assistente chiedendo se durante l’intervallo della partita gli era stato fatto notare l’errore commesso nel corso del primo tempo. Copelli dice di esserne venuto a conoscenza solo a fine partita. « In quel campionato ha più arbitrato la Juve?... nel 2004, era già internazionale? » chiede il PM, Copelli conferma che in quel campionato non arbitrò più la Juventus e che era internazionale. Il PM: « In qualità di assistente ha avuto rapporti con dirigenti di società sportive? » Copelli: « Rapporti di amicizia... ho rapporti di conoscenza e amicizia, con Leonardo Meani, collega arbitro interregionale della regione Lombardia » Il Pm prosegue chiedendo se Copelli è a conoscenza di altri colleghi o assistenti che hanno questi rapporti di amicizia, chiedendogli di fare i nomi. Copelli conferma ricordando: « Sanetti, Tenioli, Saccani » a suo dire legati da amicizia per passati lavorativi. Il Pm ricorda anche « Contini, Puglisi e Babbini » nomi che Copelli aveva fornito in occasione della deposizione del 13 maggio. C’è una contestazione della difesa e il PM riporta anche un altro passaggio delle memorie del 13 maggio, dove Copelli diceva di non sapere se tra gli assistenti ci fossero persone legate a qualche che società, ma che “alcuni” venivano impiegati più di altri a dirigere certe squadre.
Il PM chiede di riascoltare un’intercettazione del 11.03.2005, la n.506 delle ore 15, che vede Copelli al telefono con Meani. Si parla di un De Santis che si è messo ad arbitrare in modo eccellente e che sembrava essersi tolto il « servilismo » e di un’allusione a Moggi come colui che comandava il calcio italiano. Sempre nella telefonata Meani afferma che sta « rilanciando Messina » ed esorta Copelli a stare attento a R.Rosetti. C’è un riferimento anche a « giochi che sono al nostro interno e al nostro esterno », affermazione che l’assistente spiega parlando della corsa per i mondiali. Il PM insiste chiedendo ripetutamente, ed ottenendo più volte l’opposizione dei legali difensori, se l’allusione a colui che comandava il calcio fosse riferita a Moggi.
La difesa
Sulla telefonata, ritorna anche la difesa chiedendo cosa significava « sto rilanciando Messina sono bravo » contestualizzando che viene detto da Meani dopo che con Copelli hanno parlato di una serie di griglie, di una squadra andata male che gli toccava la domenica successiva… Copelli dice che il « il ragionamento su Messina o su altri, era legato da un punto di vista tecnico » Difesa: « mi spiega come fa un dirigente del Milan o di una società a rilanciare da un punto di vista tecnico? » Copelli: « Ritengo che non ha le capacità per farlo. » Difesa: « Come si rilancia un arbitro? » Copelli: « Con le sue prestazioni » Difesa: « parlando con i designatori? » Copelli: « Probabilmente si, sono le prestazioni sul campo che fanno la differenza... » Difesa: « Lei ha detto che a seguito di quell’errore non ha più arbitrato la Juve » Copelli: « In quel campionato no » Difesa: « Nel novembre 2005 ha arbitrato Fiorentina- Milan, cosa è successo? » Copelli: « Ho annullato gol a Gilardino, giocava nel Milan » Difesa: « Ha arbitrato più il Milan dopo? » Copelli: « No » Difesa: « Lei con Meani aveva un’amicizia solida, stretta» Copelli: « Legata... nata nell’ambito arbitrale » Difesa: « Lei attraverso Meani ha mai parlato con Galliani? » Copelli : « No » A questo punto si ritorna sull’allusione a Moggi, nella telefonata con Meani, Copelli taglia velocemente dicendo che aveva fretta di chiudere il colloquio telefonico con il dirigente milanista: « è stato Meani a dire che Moggi voleva comandare il calcio, io ho detto una mezza parola ».
Si riprende e la difesa insiste: « Non mai visto Galliani rispondeva al collega, ma c’è un’intercettazione, la n. 5833 del 19 aprile 2005, sempre tra lei e Meani ed è dopo Sampdoria- Palermo. Lei dice: “ho bisogno di una mano, sai che non ho mai chiesto niente. Mi sono rotto” e Meani risponde con un : “dirò a Galliani che questo (Copelli) è un nostro uomo” ». Copelli ritorna sulla partita dove, all’ultimo minuto, concesse un calcio di rigore alla Sampdoria che riportò così una vittoria importante in chiave di accesso alle coppe. Dopo quell’episodio fu pesantemente attaccato da Foschi e per tre giorni sui giornali non si fece altro che parlare del suo errore. L’aiuto che chiese a Meani fu quello di intercedere con Foschi, affinché placasse la polemica che aveva causato anche qualche problema in famiglia, escludendo qualsiasi riferimento al Milan. La difesa insiste: « e perché “nostro uomo”? » Copelli si giustifica dicendo di non aver risposto a queste allusioni di Leonardo Meani, in quanto il suo intento era solo quello di placare le polemiche. Difesa: « quindi Meani andava in libertà, come quando le diceva che Moggi comandava il calcio italiano» Difesa : « Telefonate con dirigenti di società le poteva fare o erano vietate? » Copelli: « si, nel regolamento non c’era, perché la norma è stata introdotta nel 2007 » Difesa: « Quindi si poteva parlare tranquillamente »
Tribunale di Napoli - Udienza del 30 giugno 2009 |