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Udienze Processi di M. ROCCA del 08/07/2009 07:26:00
Processo calciopoli: Di Mauro Aniello

 

Aniello Di Mauro, assistente di gara, volgarmente guardialinee, è anche lui testimone d'accusa al processo di Napoli.
Ha chiuso la sua esperienza "sul campo", per raggiunti limiti di età nella stagione agonistica 2005/06.
Il suo contributo è richiesto dal P.M. Narducci in ragione di quella famosa gara, Reggina Juventus 2-1, che è ormai diventato il tormentone preferito dallo stesso P.M.
Non riesce a trovare l'ombra di un indizio di illecito finora, figuriamoci a provarlo.
Ma insiste, pensare che non avesse dovuto girarsi per convenzione dall'altra parte un assist glielo aveva servito su un piatto di argento Nucini, con i suoi dossier e i suoi caffè prolungati con Facchetti. Non interessa, l' obiettivo è sì la "cupola" ma non quella che emerge ormai prepotente dalle carte e dall'analisi delle situazioni post 2006, bensì quella farlocca che non sta in piedi, quella delle sensazioni e dei sentito dire, del pettegolezzo orchestrato ad arte. Peggio per lui. Spero che sia ben pagato per sopportare lo stress dei vari flop, almeno.
Di Mauro ricorda il concitato finale di quella gara in cui una sua decisione fece annullare il goal del pareggio al 95' alla Juventus.
In quella segnalazione, causa un cattivo funzionamento del dispositivo elettronico di segnalazione/comunicazione sbandiera in modo improprio il fuorigioco di Kapo, dopo che Paparesta aveva convalidato.
Subito la sua segnalazione impropria generò l'equivoco che i calciatori della Reggina cavalcarono sostenendo un inesistente fallo di mano.
Ma il guardialinee spiega sia a Camoranesi che a Tancredi e Capello a fine partita che la sua segnalazione è per fuorigioco.
Al rientro negli spogliatoi ci fu un sommario confronto con gli altri tre componenti del collegio arbitrale e lui serenamente rassicurò gli altri sulla sua decisione.
Dopo qualche minuto entrarono nello spogliatoio Moggi e Giraudo e contestarono ai presenti quelli che a loro dire erano errori tecnici che avevano penalizzato la Juventus.
A lui imputarono che era recidivo perché aveva già sbagliato contro la Juventus precedentemente, lui ribatté che nel passato aveva sbagliato ma quella sera Kapo era in fuorigioco. A Paparesta addebitarono il fatto che con Lui fossero sfortunati e a Copelli, ovviamente, la svista sul mancato rigore per fallo di mano di Balestri.
Poi entrò anche Foti che invece si complimentò con Lui per la segnalazione, ed era presente anche Ingargiola.
Se ne andarono sbattendo la porta. Paparesta che aveva l'obbligo di refertare preferì soprassedere ad un episodio su cui si è fatta molta letteratura di fantasia ma che in realtà appare ormai riportato nell'alveo della assoluta normalità. Quindi il Di Mauro dopo aver fatto la doccia se ne andò per primo, senza sforzo, abbassando semplicemente la maniglia. Ohibò, e il sequestro di persona?
Pensate a quante fandonie ci hanno raccontato in questi tre anni i Farsopolisti!
Pensate a questo capo di imputazione: Sequestro di persona - Moggi, insieme all'amministratore delegato della Juve Antonio Giraudo, è indagato per concorso in sequestro di persona, in relazione ad un episodio avvenuto al termine della partita Reggina-Juventus del 6 novembre 2004, conclusasi 2-1 per i calabresi. I due dirigenti avrebbero chiuso a chiave negli spogliatoi l'arbitro Gianluca Paparesta ed i suoi collaboratori Cristiano Copelli e Aniello Di Mauro perché la terna arbitrale non avrebbe assicurato "un esito favorevole della gara della Juventus".
Minacce - Un'accusa legata a quella precedente. L'arbitro e i guardalinee, infatti, "privati della libertà personale" sarebbero stati minacciati con "plurime espressioni verbali".

Niente male vero come fantasia?
Eppure milioni di persone ancora oggi non sanno che quelle sopra sono tutte balle! Perché chi con tanta solerzia ha pubblicato le motivazioni dell'avviso di garanzia a nove colonne oggi non ripara con altrettanta solerzia a tale ignominia? Vergogna.
Sarà per questo che Freedom House vuole cambiare lo status dell'informazione Italica da "Parzialmente libera" a "Libera di sparare cazzate"? Probabile.
Torniamo al nostro Di Mauro, il quale in serata telefona a Mazzei che lo rassicura « Non ti preoccupare ».
La mattina successiva è la volta di Bergamo e anche qui nessun problema.
Poi il mercoledì sentendo Mazzei che è il suo dirigente di riferimento, gli viene riferito che « Bergamo è incazzato con te ».
Ed ecco che cerca un chiarimento con Bergamo, in quella famosa intercettazione n .2063 che la stampa ci spacciò come probante del clima di "terrore" che i due designatori avevano instaurato qualora si sbagliasse contro la Juventus.
Ora, effettivamente Di Mauro in quella telefonata appare visibilmente emozionato, ma Bergamo lo tranquillizza subito « Arrabbiato io? zero, perché si sbaglia tutti. La Juventus o il Canicattì, per me è lo stesso, la tua è solo una meccanica di segnalazione errata ».
Della ghigliottina e delle torture preventive ipotizzate non vi è traccia.
« Ho sbagliato ma nella mia testa c'era il fuorigioco » ribatte il guardialinee « giuro sulla testa dei miei figli » aggiunge (giuramento che da qualche superiore del Meani, ma molto superiore, forse abbiamo già sentito, un modus operandi?).
« Quando ci rivediamo a Coverciano, noi faremo rivedere l'episodio e tu dirai che non ha funzionato il meccanismo e quindi hai segnalato in modo improprio. Punto Discorso chiuso. Tu pensi che io possa mettere in dubbio una persona per un meccanismo di segnalazione? »
Qui mi sarebbe piaciuto chiedere al P.M. "quanti soldi costa alla comunità tutto ciò?"
Il Di Mauro prese la giornata di stop e nonostante Narducci cerchi in tutti i modi di fargli dire il contrario chiosa con un « fu tutto normale ».
Guardate, a volte spero che ci sia dietro a tutto ciò chissà che restroscena, perché altrimenti è una vicenda di una tal inconsistenza e tal livore che è veramente inaccettabile come inciviltà, prima di tutto.

Tribunale di Napoli - Udienza del 30 giugno 2009

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