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Il Fatto di N. REDAZIONE del 07/07/2013 10:22:14
Bettega: Un anno vissuto intensamente

 

Intervista ad Hurrà Juventus di Bettega - marzo ’95 - di Angelo Caroli


Il 16 febbraio del 1994 gli vennero affidati pieni poteri in qualità di vicepresidente. Oggi, a dodici mesi di distanza, è già tempo di tracciare un primo bilancio: che è ampiamente positivo

Il 16 febbraio del 94’, a Roberto Bettega vennero affidati pieni poteri in qualità di vicepresidente. Era il secondo atto di una rifondazione cominciata venti giorni prima.
Un comunicato sintetizzò la decisione del consiglio di amministrazione durato un’ora e dieci minuti (dalle 19.25 alle 20.35). Erano trascorsi appena venti giorni dal ritorno dell’ex Bobby gol alla Juventus, stavolta in qualità di dirigente. Una scalata lampo. E ora sono già trascorsi dodici mesi. E se Antonio Giraudo è l’uomo forte del nuovo che avanza, Roberto Bettega ne è il simbolo, miscellanea di tecnicismo e di diplomazia; un uomo che conosce a fondo i problemi del calcio e dei calciatori.

Come hai trascorso l’ultimo anno?
“Con un’intensità estrema, come uno scalatore che si arrampica lungo una parete di sesto grado e prova euforiche sensazioni. Lo sapevo e mi sono adeguato”.

Routine e basta?
“Tutt’altro, la quotidianità piatta come una sogliola è bandita da noi.Oltretutto c’è il piacere di essere protagonisti a dare slancio alle mie giornate”

Trova un elemento positivo in un mare di operazioni , impegni, contatti, apparizioni, interviste…
“Il bilancio della campagna acquisti si è concluso con un disavanzo più che confortante, altamente positivo. Ne sono, anzi ne siamo orgogliosi”.

Dietro alla scrivania gli impegni si sono centuplicati. A chi hai tolto qualcosa di speciale?
“Dare qualcosa è poco: ho tolto molto di più. E a tutti. Innanzitutto al mio lavoro abituale, poi agli amici, infine alla famiglia e ai week-end ad essa collegati. Però non è diventato un grosso problema poiché moglie e figli sanno che sono felice di questa mia nuova dimensione. Li vedo poco, d’accordo, ma per fortuna mi riconoscono ancora quando la sera tardi busso alla porta…”

Tra i tanti elementi positivi fin qui ricavati, quale è il particolare che più di ha reso felice?
“Vedere la gente che ti stringe la mano per strada, che ti incoraggia convinta che è l’anno buono, che le vacche magre si sono allontanate dai nostri allevamenti. Una fiducia rivolta non solo a me, è ovvio, ma alla Juve in generale. E questa è per tutti noi una gratificazione che non ha prezzo”

Che cosa vorresti cambiare nel calcio, al di là delle assurde violenze e della imbecillità di chi sarebbe lo stesso imbecille anche se non frequentasse uno stadio?
“Non certo il perdere una partita, che ci sta in ogni momento che si sta in ogni momento perché fa parte del gioco, ma il rendermi conto che non sempre l’informazione dei mass media è completa, spesso non aiuta il popolo a capire un particolare o un giocatore, e nell’attesa del grande evento la gente finisce per perdere serenità. Se uno gioca male non si dice che è da rivedere, lo si boccia e si chiede immediatamente la sua testa. Un atteggiamento discutibile, forse figlio dei tempi”.

Prova a gettare un ponte tra gli anni 70 e oggi.
“La società, la vita voglio dire, è cambiata. E il calcio si è messo al passo. Anche le leggi sono diverse, vedere la 91 per credere. Sono cambiati i discorsi, i rapporti, i modi di esprimersi. Vent’anni fa al massimo si lanciavano i sassi, oggi volano coltellate”

Che differenza c’è tra un calciatore e un dirigente?
“Un giocatore è esaltato se compie una prodezza che resta agli archivi, un dirigente è bravissimo solo se la squadra che ha fabbricato vince. Noi siamo nuovi in questa meravigliosa avventura, al primo esame importante per dirla in termini scolastici. La proprietà ci ha indicato un obiettivo sportivo e uno economico, li perseguiremo. La Juve non è mai partita con il proposito di non farla da protagonista, i fatti e le cifre per adesso ci danno ragione. Il calciatore risponde per ciò che fa in campo; un dirigente e manager deve rendere conto di tante cose, perché sceglie gli uomini con i quali cercherà di vincere, punta il dito sul tecnico che ritiene ideale, si consulta con lui per la campagna acquisti e tutto in un’ampia opera d’equipe. Non esistono accentratori nel nostro lavoro”.

Vialli: chi è costui?
“un atleta maturo e simpatico, che ha il merito di aver creduto nel proprio rilancio, sostenuto da un allenatore che ha avuto altrettanta fiducia. Noi abbiamo sempre creduto in Gianluca , era solo lui a dover leggere bene e meglio in se stesso. Ci è riuscito alla grande”.

Due considerazioni su Baggio
“Speriamo sia la carta in più nel finale di campionato. La sua non è l’assenza di un giocatore qualsiasi. Perciò darà al collettivo gioco e gol. La sua voglia di rientrare e vincere è grossa davvero”

Lippi finalmente ha in mano una grande squadra
“Dopo aver fatto bene in tante piazze, si sta confermando in un club prestigioso. Sta superando l’esame a pieni voti. Ho visto i mondiali assieme a lui e negli Usa abbiamo cominciato a conoscerci, a confrontarci. Ed è nata un’unità di intenti, come esiste una perfetta armonia fra le vedute della società e dello staff tecnico”.

Come si lavora con il dottor Giraudo?
“Stiamo benissimo a contatto e viviamo ogni avvenimento juventino, nel bene e nel male; quando si vince e si perde intendo dire, con la stessa intensità”.

E con Moggi?
“Faccio mia una frase dell’avvocato Chiusano: Moggi non ha certo bisogno di una mi presentazione per essere qualificato”.

Bettega calciatore andava su tutte le furie dopo una sconfitta. E ora?
“Chi non si adira dopo una batosta fa meglio a starsene a casa su una poltrona e cambiare mestiere.

Fuori un desiderio.
“Mi piace stare con i piedi per terra. Non voglio strofinare come faceva Aladino la famosa lampada per concretizzare sogni e chimere. L’ho già fatto una volta quando ho indossato per la prima volta la maglia della Juve, ho ripetuto l’esperimento quando sono stato nominato vicepresidente… Sarei ingordo e ingrato se mi appellassi ancora alla favola. Perciò sto alla realtà e vado avanti lavorando sodo”.

L’affare Figo: com’è andata veramente?
“Innanzi tutto lasciami dire che la storia dell’arrivo di Fernando Couto da Parma era falsa. Per quanto riguarda Figo noi eravamo in regola, avevamo ciò depositato in Lega il permesso di trattare il giocatore con lo Sporting in tempi in cui non è consentito farlo senza placet, e avevamo allegato il contratto firmato dal giocatore. Noi eravamo a posto comunque sia, con il Parma abbiamo trovato un accordo che non penalizzerà nessuna delle due squadre. Un accordo che è anche un esempio, credo, di serietà e rispetto”.

Tira fuori un progetto dal cassetto…
“Ne ho tanti, ma c’è soprattutto quello di andare incontro ai nostri tifosi: sono loro il nostro vero patrimonio”

La redazione ringrazia Tyson1983 per aver fornito copia dell’articolo

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