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Farsopoli di M. ROCCA del 18/07/2009 00:38:22
Carraro e il Potere (paradossale?)

 

La famosa “cupola” di Farsopoliana memoria è stata ridotta, dopo i vari terremoti delle sentenze della giustizia ordinaria, né più né meno come quella della chiesa delle Anime Sante a L'Aquila. LINDO e PULITO ne è uscito, come da copione, il dott .Franco Carraro, detto anche “poltronissimo”, per le alte capacità di assumere presidenze e poltrone nei vari consigli di amministrazione che contano, che in maggio è stato definitivamente prosciolto da ogni accusa penale.
Già aveva avuto ampia soddisfazione da quella sportiva, il cui iter si è concluso per lui senza neanche una multa. Lindo e Pulito.
È tornato quindi a parlare, tronfio e gongolante: aveva promesso di togliersi qualche sassolino e lo ha fatto a modo suo. La sua strategia è quella di un uomo di potere che non vuole pregiudicarsi alcuno sbocco, uno facente parte di una certa congrega che strizza l'occhio a quell'altra, appartiene a una lobby, ma nessuno sa quale e tutti ne indicano una diversa.
Opaco ed impermeabile.
Per apprezzarne gli affondi bisogna tener conto che dal 2006 ne è passata di acqua (sempre torbida) sotto i ponti e gli squali allora alleati o afferenti sono tornati quasi liberi da ogni reciprocità, pronti a farsi a brani. Quasi perchè non riescono a togliere di mezzo noi, gli ultimi fastidiosissimi resistenti rimasti, che rallentano questa resa dei conti di cui si sente la voglia nell'aria. Ma un inzio si intravede, le truppe sono già schierate, i predatori per natura non mantengono alleanze quando gli equilibri mutano. Amano sbranare se ne hanno l'occasione.
Franco Carraro ha sempre fatto parte di questa categoria e se è ancora sulla breccia significa che ha un fiuto di prim'ordine. All'epoca dello scoppio di Farsopoli aveva le mani in pasta in molteplici interessi, tutti in conflitto tra di loro. Conosce quel mare come le sue tasche.
Opaco ed inafferrabile.
A quel tempo si disse che fu sacrificato. In realtà si sacrificò per un fine preciso: dare credibilità alle teorie aberranti di quei giorni, mettere con le sue dimissioni il carico da 90 sull'erigendo castello di fandonie. Oggi ci tiene a mettere i puntini sulle i, riscuotere il dovuto e candidamente promuovere qualche antico interesse di parte: “Bisogna far sì che Unicredit e la famiglia Sensi trovino il modo di gestire la situazione. Finché non si individua un compratore, bisogna lasciare tranquilli società e squadra”, un patrimonio sociale l'ha definita.
Mentre la Juventus era un patrimonio sacrificabile all'epoca? Beh, se i proprietari danno il nulla-osta... Ineffabile.
Sassolini? “Lo scudetto assegnato all'Inter è stata una forzatura”; “Non battersi in campo internazionale contro l'anomalia della fiscalità spagnola è sbagliato”; “Il nuovo statuto della FIGC contiene castronerie”; “Nella candidatura per gli Europei l'Italia era largamente in vantaggio poi ha smesso di fare lobby” (insaziabile); “mi auguro che i giornalisti e gli addetti ai lavori, per quello che dissero nel 2006, siano diventati rossi o abbiano chiesto scusa”. Obiettivi sono addetti ai lavori e politici, neanche tanto celati ma senza un nome che è uno. Criptico e trasversale.
Il tutto nel suo stile, compassato: sa tutto di tutti, la sua qualità migliore sta nell'opacità ma anche nella profonda conoscenza degli ambienti di potere. Dove nulla cambia e tutto si perpetua. Una sua forza oggettiva.
Carraro parla, ma all'esterno sembra non dica. Calato nella maschera di uno Zeno Cosini qualunque, con la giusta indignazione. È molto più efficace così, le cose sono avvenute per un disegno preciso, lui lo ha assecondato e rivendica di essere stato uno strumento, un ingranaggio. Un dimissionario per la causa che vuol far pesare il proprio sacrificio.
“Rimango un appassionato di calcio, ma non sarò più operativo”, perché “bisogna rinnovare la classe dirigente”, ma attenzione: “faccio ancora parte di una commissione FIFA e sono membro del CIO”, “Ho delle idee se qualcuno me le chiede gliele esplicito”. Affabulatore concreto.
Ma è commentando la sentenza Ruperto che mi ha fatto sobbalzare dalla sedia, anche se la frase è detta pro domo sua: “i fatti hanno dimostrato essere spropositata”.
Che fosse una sentenza vergognosa, lo dissero in molti e Carraro si aggiunge alla lista.
Quello che fa specie e fa capire esattamente come stanno le cose è un tal avvocato Zaccone, che invece mellifluamente giustificò così la stessa sentenza: “Il presidente Ruperto e gli altri giudici della Caf hanno lavorato molto bene, con grande equilibrio e competenza. Le motivazioni sono molto ben fatte, quasi perfette. In coscienza credo che reggeranno a qualunque tipo di motivo d’appello”.
Paradossale? No: in perfetta coerenza col mandato ricevuto dalla proprietà Elkann!
 
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