Giulemanidallajuve
 
 
 
 
 
 
 
  Spot TV
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Editoriale di L. BASSO del 19/07/2009 06:39:14
Carissimo signor Moratti...

 

Beh, cominciamo subito con un chiarimento: tanto il “carissimo” quanto il “signor” sono esclusivamente formali e non provenienti dal cuore. Se mai leggesse i miei pezzi, sono sicuro che ben saprebbe quale sia la mia (bassa) stima nei suoi confronti e – sono certo – anche la sua nei miei raggiungerebbe lo stesso miserrimo livello.
Dopotutto sono opinioni, sono gusti, e, da che “tutti i gusti non sono alla menta” (pronunciato con una bella “E” larga come manco il compianto Macario, da piemontese DOCG quale io sono) non è colpa di nessuno se lei non mi piace e io – sicuramente – non piacerei a lei. Condizionale d’obbligo perché, mentre lei occupa le pagine di tutti i rotocalchi (specie quelli sportivi) e perciò gode di fama e popolarità in tutto l’universo mondo, la mia fama si ferma al bar sotto casa e alle pagine di questo forum.
Normale che lei non mi conosca, quindi. Non si preoccupi, me ne faccio una ragione, non sono come quel giocatore che vaneggia di Cristiano Ronaldo, fra qualche anno, implorante a chiedergli la maglia.
Ma torniamo a bomba all’argomento della lettera, visto che il tempo è denaro ed io non vorrei farle perdere tempo prezioso, e dissestare così ulteriormente i bilanci di via Durini.
Vado diretto al punto: non scrivo per insultarla. Né per augurarle il male. Non è nel mio stile e, soprattutto, io credo fermamente che tutti i nostri giorni e tutte le nostre azioni siano da immaginare all’interno di un Disegno Superiore: lo si chiami Giustizia Divina, lo si chiami Contrappasso Dantesco, lo si chiami Karma, lo si chiami Babbo Natale o Gelato al Pistacchio, sono sicuro che “qualcosa” o “qualcuno” tenga conto di tutto quello che facciamo e, come un perfetto ragioniere, faccia poi quadrare tutti i conti in partita doppia, pareggiando i torti subìti e premiando i sacrifici fatti.
Io scrivo per RINGRAZIARLA.
Sarei ipocrita se i miei primi ringraziamenti non fossero per tutte le cose positive (dal nostro punto di vista, of course) che ci ha regalato in tutti questi anni: dal 5 maggio in poi, passando per la rissa di Valencia e per l’importazione di vere “perle” come Vampeta & Gresko. A distanza di anni strappano ancora più di un sorriso, e non solo a noi con l’anima bianconera.
Non di meno, ci ha regalato pillole di buon umore in questi suoi “giorni di gloria” (dei quali solo i posteri potranno giudicare la bontà e la genuinità): sono di questi giorni le interviste al signor “Special UAN” che, al timone di una apparentemente invincibile macchina da guerra, non è contento; per carità, da che mondo è mondo la felicità non è appannaggio di noi poveri mortali che ci dibattiamo in questa valle di lacrime, ma di sicuro penso che un tale pagato come un nababbo indiano per gestire una squadra che sembra l’album Panini dei mondiali possa vivere in uno stato mentale abbastanza sereno. Di sicuro più sereno di quello di un cassintegrato della Bertone. Non crede?
La migliore di tutte, però, è la sua: “Spendo valanghe di soldi perchè sono matto”. Ipse dixit. Beh, penso che oltre che tanti visi sorridenti, ci siano tra i lettori anche molti che fanno di sì con la testa...
Non io.
Già, perché come nel famoso romanzo “Comma 22”, chi dice di essere matto per giustificarsi, in realtà non lo è. Non ho mai pensato che lei fosse matto, signor Moratti. E men che meno un fesso.
Né un matto, né un fesso, infatti, avrebbe potuto essere parte attiva in quel grande teatrino dell’Estate 2006, ed io e lei lo sappiamo bene. Su, su, non faccia finta di niente... qui tra noi lo può ammettere, tanto non ci sente nessuno...
Ma torniamo a noi, signor Moratti.
Volevo ringraziarla proprio per quella storiaccia del 2006, e per tutto ciò che ne è seguito. No, no, signor Moratti, non sono io il matto, ora. Non si preoccupi, e non chiami quei signori in camice bianco per farmi portare via...
Vede, signor Moratti... da dove posso iniziare? Ecco: si ricorderà sicuramente un vecchio film di Lino Banfi, dove il figlio babbascione arriva dal noto attore lamentandosi: “papà, papà, m’hanno arrubbato il pallone!”. Bene. Questo, che piaccia o no, era fino a poco tempo fa l’identikit del tifoso medio juventino, agli occhi dei tifosi delle altre squadre. E, ahimè, anche agli occhi dei più svegli tra di noi.
Spesso ci si riempiva la bocca con numeri vuoti, i famosi 10, 12, 14 milioni. Ma 14 milioni... di che? Di bambini grassocci che tifavano Juve perché vinceva sempre. Di biondine svampite che tifavano Juve perché Cabrini era così bello. Di personaggi insoliti che tifavano Juve meno quando ggioca con ò Napule perché al cuore non si comanda.
E poi c’erano ANCHE quelli come il sottoscritto. Gente innamorata di quei due colori fin da quando li vestivano Bettega, Causio, Platini, Schillaci, Baggio... e che non ha smesso di amarli quando le trasferte a Frosinone e Rimini hanno preso il posto dei viaggi verso il Bernabeu ed Anfield Road.
Premesso che per il sottoscritto la passione sportiva non è mai stata e mai sarà un motivo valido per mettere una città a ferro e fuoco, io ho sempre ammirato il concetto, il sentimento che stava dietro alle manifestazioni di piazza di altre tifoserie.
Baggio passa dalla Viola alla Juve? E a Firenze protesta anche la statua del David facendo i gestacci.
La Dirigenza della Roma e i suoi tifosi sono in rotta? Pure la Lupa Capitolina si mette ad ululare alla luna sotto il balcone di Lady Rossella.
Lo stesso a Genova, Catania, Napoli... le piazze si riempiono di tifosi ogni qualvolta la squadra o i loro beniamini vengono, per così dire, “minacciati”.
In occasione del “pasticciaccio brutto” di Farsopoli, vuoi per la gravità del fatto, vuoi per il numero di tifosi, mi aspettavo una sorta di remake della “Marcia del Sale” gandhiana. Un esodo di tifosi bianconeri in marcia verso Roma, verso Milano... E invece, a parte Giletti e Ravanelli, a festeggiare lo “Juve Pride” passeggiando per le strade, niente di niente.
“Sì, e allora?”, la vedo sbottare impaziente.
Non si preoccupi, arrivo al punto. Purtroppo gli amici del forum sanno quanto io sia, a volte, prolisso. Scusatemi, lei e loro.
So che le cose erano così. E lo sapeva anche lei, se no non avreste corso un simile rischio.
Avete agito sapendo che, salvo un po' di bailamme rientrato dopo 5 minuti, a Torino non sarebbe successo nulla.
Ma proprio da quel “nulla” molte cose sono cambiate.
Innanzitutto si guardi intorno: il “tifoso medio” juventino del tempo che fu, ora è l’identikit del tifoso della sua squadra. Anzi, peggio. I suoi sudditi appaiono al mondo come tanti lobotomizzati dalla bocca schiumante che ripetono a pappagallo che loro sono onesti, che gli altri sono ladri, che ora vincono e vinceranno sempre e che se non hanno vinto prima era solo colpa di Moggi.
Già, colpa di Moggi. Sarei curioso di sapere il punto di vista, in merito, della Dottoressa Casoria. Ma in fondo “è una donna”, “non capisce niente di calcio” e, soprattutto, ha avuto la gran colpa di farsi scappare quello che noi urliamo da sempre: che presiede un processo che in realtà è una buffonata. E così stanno già cercando in tutti i modi di metterla da parte e sostituirla con qualche personaggio più “ammaestrato a dovere”.
Ma torniamo a noi. Al di là dei tanti tifosi dell’ultima ora che sono passati sotto le bandiere della sua squadra (che sono quelli che alla prima giornata “no” passeranno al Milan, alla Roma, al Portogruaro o a qualsiasi sarà la squadra del momento) e di cui faccio volentieri a meno, ciò per cui volevo davvero ringraziarla è il fiore più bello che è nato dall’onda di letame (De Andrè docet) che ha coperto il calcio italiano in quell’estate maledetta.
Come molti miei compagni di tifo, ero spaesato dalle notizie che arrivavano ogni giorno. La Juve doveva essere annichilita, azzerata, cancellata. Era stata riconosciuta come la causa di tutti i mali del mondo, fame nel mondo e virus Ebola compresi. Anch’io immaginavo, come tanti altri, Moggi che faceva girare sul dito il “pallone” come Charlot col mondo nel film “il Grande Dittatore”, decideva chi doveva vincere e chi doveva perdere, pilotava il calciomercato: una sorta di Deus ex Machina del calcio italiota, ma pressochè impotente oltre confine (occavolo: onnipotente in Italia e ridicolo all’estero, mi ricorda qualcosa ma non saprei dire cosa...).
Poi, col passare del tempo, il polverone ha cominciato a svanire e ho iniziato a vederci più chiaro. E come nel film “Matrix” (oggi facciamo cultura cinematografica, neh?), dove un occhio attento riusciva a distinguere il mondo creato dall’intelligenza artificiale grazie a piccoli errori nel programma, anch’io ho scoperto piano piano delle anomalie che mi hanno fatto sospettare.
Ma se Moggi controllava alcuni arbitri, com’è che con gli arbitri “fedelissimi” si perdeva e con gli altri si vinceva?
Ma se la Juve vinceva grazie al suo “potere occulto”, com’è che negli ultimi anni hanno vinto scudetti la Roma, il Milan e la Lazio, ma anche il Verona e la Sampdoria?
Ma se prima gli arbitri sbagliavano alla stragrande pro e contro tutti, com’è che oggi sbagliano solo in una direzione?
Ma se Moggi controllava il mercato italiano, com’è che le squadre hanno continuato ugualmente a raccattare bidoni colossali ai quattro angoli del globo terracqueo ignorando i giovani di casa nostra?
Moggi allora poteva essere il Papa Nero della Cupola? No. Nemmeno un santo, certo, ma uno squalo in una laguna piena di squali. Forse il più grosso, di sicuro il più in vista, ma di certo non l’unico come ci avevano fatto credere. E sicuramente non il più feroce.
E dubbio dopo dubbio è nata in me una nuova visione della realtà. E lei credo che la conosca molto bene. Così, girovagando per la Rete alla ricerca di un piccolo indizio, di una traccia, di una “anomalia” che confermasse ulteriormente le mie teorie, mi sono imbattuto in un “posto” strano.
Un sito frequentato da persone che condividevano i miei stessi pensieri, molti dei quali avevano adottato come nick personale il nome di alcuni grandi campioni che hanno vestito negli anni la maglia della Vecchia Signora. Altri invece avevano nick di fantasia, o utilizzavano personalizzazioni del loro stesso nome, ma tutti erano uniti da un grande sentimento comune. No, non un “sentimento comune forcaiolo”, ma un sentimento comune di affetto verso quei colori storici.
Un angolino di Rete, dove si giudicavano insieme gli acquisti più o meno buoni, le partite più o meno belle con un’aria da Bar Sport, dove qualcuno strepitava tuoni e fulmini bevendo barbera e qualcun altro condivideva, magari con altro lessico, bevendo champagne... ma tutti uniti dalla stessa passione a strisce bianconere!
Un posto in cui, soprattutto, qualcuno aveva deciso di non limitarsi a piangersi addosso, né a inveire contro il cielo ed il destino cinico e baro, ma si era messo in moto per FARE QUALCOSA. Un ricorso presso la Giustizia Ordinaria contro quelle ingiuste sentenze che tutti conosciamo.
E’ per questo che la ringrazio, signor Moratti.
Senza di lei tutto questo non avrebbe potuto esistere.
Senza di lei saremmo rimasti come tante isolette sperdute in quell’oceano di quattordici milioni di bambini col lecca-lecca, di biondine svampite, di nullafacenti in canotta. Invece oggi siamo QUI.
Certo, probabilmente le sfuggirà un sorriso pensando a noi come a piccole zanzare che attaccano un poderoso elefante.
E probabilmente ha ragione.
Noi non godiamo degli appoggi della politica, del grande business. Per dirla con le parole di uno dei pupari del calcio, quelli veri, noi “non portiamo soldi”, e perciò non meritiamo tutele nei Palazzi del calcio (dove la “P” maiuscola dà alla parola due significati, entrambi – ahimè – pertinenti).
Lo sappiamo.
Ma vede, signor Moratti, chi prova può fallire. Chi non prova HA GIA’ FALLITO.
Noi siamo qui, non abbiamo paura. Fedeli alla storia d’Italia che vuole i torinesi “bògia nen”, noi non indietreggiamo anche se ben conosciamo il numero e la forza del nemico.
Noi “bògioma nen”, signor Moratti, confidando che Giustizia sarà fatta. Tra un mese, tra un anno, tra cent’anni, poco importa.
E qualora, anche tra un’eternità in questo mondo che segue la religione del “tutto e subito”, le cose non andassero come speriamo... beh, signor Moratti, la nostra non sarebbe la ritirata disordinata di pochi sbandati appartenuti ad un esercito che non c’è più, ma il fiero ritrovarsi di amici che sanno, nel loro cuore, di averci provato.
Di aver fatto tutto il possibile.
Di aver già vinto, a modo loro, la loro battaglia.
E tutto questo, che ci creda o no, che lo voglia o no, non sarebbe stato possibile senza di lei.
Grazie, signor Moratti, grazie di cuore.
Cuore bianconero, ovviamente.
 
  IL NOSTRO SONDAGGIO
 
Dopo la Cassazione su Moggi, cosa dovrebbe fare ora la Juve?
 
  TU CON NOI
   
 
   
 
  AREA ASSOCIATI
   
 
 
 
  DOSSIER
   
 
   
 
  LETTURE CONSIGLIATE
   
 
   
 
   
 
  SEMPRE CON NOI
   
 
   
 
Use of this we site is subject to our