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Editoriale di G. FIORITO del 21/09/2013 09:48:57
Del Piero e Zanetti. Bandiere

 

19 Settembre 2003. Un ragazzetto alla sua seconda uscita in serie A sigla al 36’ del secondo tempo l’ultima rete di un’ordinaria partita di campionato: Juventus Reggiana 4 a 0. Non ha ancora compiuto 19 anni ed è appena arrivato dal Padova alla società bianconera per 5 miliardi di vecchie lire, con un contratto annuo di 150 milioni. L’operazione ha avuto per padrino Boniperti, padre putativo di un mito che non tramonta nemmeno dopo che la maglia n. 10 della Juventus è passata a un campione venuto dal barrio di Fuerte Apache.

Venti anni dopo. Nella stessa giornata che ha visto tanti tifosi intonare ancora una volta sul web il coro “C’è solo un Capitano”, si è diffusa la notizia che Javier Zanetti sta per superare l’infortunio del 28 aprile scorso e ritornare in campo non solo per sostenere i compagni, come ha fatto nel recente derby d’Italia, ma per vestire ancora la maglia nerazzurra. E’ difficile da credere, ma anche l’Inter ha la sua bandiera. Zanetti arrivò all’Inter il 28 luglio 1995, quando l’allenatore era Ottavio Bianchi, presentandosi al ritiro di Cavalese, si narra, con solo un sacchetto del supermercato in mano. Come Del Piero ha avuto non solo con Boniperti, ma anche con l’avvocato Agnelli, un rapporto “speciale”, Zanetti, calcisticamente e umanamente, ha vissuto l’Inter imbevuta dello spirito di Peppino Prisco e di Massimo Moratti.


Del Piero ha vinto tutto con la Juventus. Una storia meravigliosa fatta di luci e ombre. Di gioie indimenticabili e di infortuni devastanti. Abbattendo record dopo record. Attraversando l’inferno e il paradiso. Come scrisse meglio di tutti il Manzoni, due volte nella polvere e due volte sugli altari. Sky ha eletto il famoso gol contro la Fiorentina che nel 1994 ribaltò il 2 a 0 con un 3 a 2 dopo la doppietta di Vialli, con quel tiro impensabile d’esterno al volo, il più bello dei 335 di Alex, ma io non posso fare a meno, quando ci penso, di privilegiare tra testa e cuore la rete con il marchio di fabbrica che il mio Capitano ha segnato nella finale di Intercontinentale del 1996. Così come quando mi viene da pensare a Platini, me lo ricordo che fa quel miracolo di sombrero e poi si butta ridendo sull’erba del campo. Perché Domenico Laudadio dice sempre che la Juve è un tango. Però la Juve è anche poesia. Musica. Cinema, che gli americani ce l’avrebbero girato già un film e forse Ron Howard ci farebbe un pensiero se sapesse dell’Heysel, di Perugia e di Rimini. Della partita più bella del mondo contro il Real Madrid e della doppia ammonizione di Pavel. Del suo pallone d’Oro. Di calciopoli e della spy story ordita dalla Telecom. Di Edoardo che non gli bastava la Juve. Di Giovanni al Delle Alpi per Juve Manchester a poche ore dalla fine. Di John, che nemmeno lo sapeva e di Andrea, l’ultimo Agnelli. Dell’ovazione che il Bernabeu ha riservato ad Alex. Dell’ultimo giro di campo dentro lo Juventus Stadium. Del dolore di Pessotto e dell’incidente di Gaetano. Di Antonio Conte, che ci vorrebbe un altro film per spiegare cosa vuol dire essere l’allenatore della Juventus.

Nemmeno Zanetti è rimasto a guardare. Per esempio, è diventato il giocatore in attività (un giorno forse supererà Maldini, che ha il numero massimo assoluto di presenze) e lo straniero con più presenze in serie A, nonché il calciatore con più presenze nell’Inter, della quale risulta il più vincente con 16 trofei all’attivo. Dei quali si è sempre detto orgoglioso. Anche di quello di cartone, anzi, forse di più.



Venti anni. La Juventus ha attraversato la palude Stigia. L’Arca Bianconera è sopravvissuta al diluvio universale, ma appartiene sempre agli Agnelli. La stagione si profila difficile, ma i giochi sono aperti. E’ in corsa per il campionato, nonostante le tarantelle che provengono dalla città del Vesuvio sotto l’abile direzione di Don Raffae’. Proviene da due scudetti vinti in controtendenza. Mentre tutti giocavano, escluso il Napoli, a ridimensionarsi, pur arrivando dalla serie cadetta poteva dirsi in crescita come squadra e come società.

L’Inter ha eguagliato il record di 5 scudetti consecutivi di Juventus e Torino e ha realizzato il Triplete, figlio del cartone. Come la Juventus quando è stata retrocessa, ha subito la diaspora dei migliori giocatori. Dopo essere salita sul tetto d’Europa. E’ di questo che va orgoglioso Zanetti, che si è cucito sul petto uno scudetto vinto sul campo da altri, che non avevano commesso l’illecito per il quale sono stati condannati, che invece era stato commesso dai suoi dirigenti, ai quali la prescrizione ha evitato la pena e l’incompetenza la restituzione del maltolto.

Non ha fatto una gran partita la squadra bianconera in CL. Io rivendico il diritto di critica. Anche se si tratta di Antonio Conte. Che era il mio Capitano prima di Alex. Che è stato ingiustamente accusato e condannato per un’omessa denuncia anche quella mai provata. Che ha riportato il sorriso su quelle mie rughe agli angoli della bocca dove ormai cadevano solo lacrime. Ma siamo a Settembre e anche se ci accreditano a stento tra le prime 8 d’Europa, e non sarà facile arrivarci, me lo chiedo ogni giorno come diavolo ha fatto il Chelsea a laurearsi Campione d’Europa battendo in finale il Bayern Monaco, in un torneo dove giocavano il Real Madrid di Cristiano Ronaldo e il Barcellona di Messi, ma soprattutto avendo come allenatore Roberto Di Matteo.

L’Inter sta risalendo la china con Mazzarri, probabilmente quello giusto. Ai 500 milioni di euro bruciati fino al 2006, se ne sono aggiunti altri 500. Anche di questo Zanetti è orgoglioso. Come del fatto che mentre gli stiamo rendendo omaggio, Massimo Moratti sta compiendo l’ultimo atto da presidente dell’Inter e sta firmando la resa incondizionata al magnate straniero Thohir, al quale consegna i poveri resti di un sogno che non è nemmeno stato capace di sognare, ma solo di rubare a qualcun altro. Un sogno di cartone.


“L'Inter è sempre sola nel senso di solitaria, staccata da tutto il resto, al confine; è sola nel senso di unica, nel modo di pensare, di agire e di rapportarsi con il mondo. Non mi stancherò mai di ripeterlo, a costo di sembrare banale: l'Inter è una creatura diversa rispetto a tutte le altre squadre” . Javier Zanetti

“Sono orgoglioso di essere juventino, di essere una "bandiera", come mi definite spesso, ma in realtà io sono solo una piccola parte di una grande bandiera bianconera, che cresce col passare degli anni e se ognuno di voi guarda con attenzione ci trova scritto anche il proprio nome” . Alessandro Del Piero
 
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