La ripresa del processo di calciopoli nella breve udienza di giorno uno ottobre ha visto protagonista Pairetto, uno dei due designatori, l’altro era Bergamo, del campionato 2004/2005, il quale nella sua dichiarazione spontanea a sostegno della sua difesa è tornato a toccare i temi caldi sui quali molto è stato detto e scritto.
Argomento principe del giorno è stato il
sorteggio truccato, poiché, pur venendo a mancare una dichiarazione da parte di Moggi, l’avvocato Gallinelli si è fatto promotore ancora una volta della richiesta di poter conoscere finalmente
la fine che ha fatto il filmato del sorteggio girato dai Magnifici 12 che avrebbe dovuto inchiodare i colpevoli alle loro responsabilità e invece ha svelato nuovi altarini di un processo sempre più farsa.
Il 13 maggio 2005 i carabinieri che condussero le immagini di calciopoli si procurarono quella che è considerata la prova principe del processo sportivo e uno dei cardini dell’accusa durante il sorteggio che doveva abbinare partite e arbitri della prossima giornata di campionato. Il video girato a Coverciano ha costituito il materiale per lo scoop che La 7 effettuò il 15 dicembre 2009 nel corso di una docufiction dedicata a calciopoli. Successivamente è accaduto l’inverosimile, al quale non riusciremo mai ad abituarci, nonostante sia stato il pane quotidiano di calciopoli.
Non bastassero spionaggi illegali e telefonate occultate, baffi rossi e intercettazioni ambientali alla carlona, il video sembra essere sparito.
La Corte d’appello di Napoli ha infatti affermato che il filmato non è in dotazione alla sua cancelleria, mentre il 23 gennaio 2012 la nona sezione del Tribunale ha rimarcato che il video è in possesso dell’ «ufficio di Procura dal 29 luglio 2009». Persino la giudice Casoria non sarebbe riuscita a prenderne visione, nonostante le richieste. Del filmato è rimasta una sequenza di immagini cronologicamente errate esibita dai pm durante la requisitoria finale del primo grado, che ha destato ancora una volta il deprecabile sospetto di inquinamento delle prove.
Nelle motivazioni della sentenza di condanna di Moggi si legge: «
che il sorteggio non sia stato truccato è emerso in maniera sufficientemente chiara al dibattimento. Incomprensibilmente il pm si è ostinato a domandare ai testi di sfere che si aprivano, di sfere scolorite, di altri particolari, se il meccanismo del sorteggio per la partecipazione a esso di giornalista e notaio era tale da porre i due designatori nell’impossibilità di realizzare la frode». Sarebbe bastato rifarsi all’operato del pm Maddalena di Torino, che già nel 2004 aveva archiviato l’inchiesta sui presunti sorteggi taroccati, scrivendo tra l’altro:“Data la presenza di un notaio e di un giornalista (mai lo stesso per ogni sorteggio) pare fortemente improbabile, se non del tutto inverosimile ritenere che i sorteggi fossero truccati”. O alla sentenza della Corte d’Appello del Tribunale di Roma del 2007, alla quale si era rivolto il giornalista Gianfranco Teotino, querelato dagli allora designatori Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, che aveva stabilito che il sorteggio arbitrale non era truccato. Teotino veniva inoltre condannato al pagamento di mille euro di multa più le spese processuali.
La dichiarazione di Pairetto è una piccola summa delle incongruenze emerse al processo di Napoli e non mancano le stoccate, dovute, ai pm e alla stampa. I primi, esclusa la probabilità del sorteggio taroccato, anche per la debolezza delle dichiarazioni del testimone Manfredi Martino, si sarebbero incaponiti con le griglie, anche qui
con evidente disparità di trattamento e atteggiamento discutibile. Pairetto non perde infatti l’occasione per rimarcare la posizione di chi nel processo di calciopoli non è stato nemmeno coinvolto, seppur prescritto dalla giustizia sportiva che ne ha riconosciuto gli illeciti. Tutti comunicavano con i designatori, anche perché non era vietato e persino
Facchetti faceva espressamente richieste, come ci ha fatto scoprire l’equipe dei consulenti e legali di Moggi, perché fosse l’arbitro numero 1, cioè Collina, il giudice dell’acquitrino di Perugia, ad arbitrare l’Inter contro la Juventus. Secondo Pairetto si trattava di una richiesta normale. E se era normale per lui perché non avrebbe dovuto esserlo per Moggi?
Come mai poi, ci domandiamo da anni, gli arbitri che sbagliavano a favore della Juve venivano penalizzati, più o meno come accade oggi? L’altro strale, non di poco conto, è all’indirizzo della stampa, che quando si tratta di calciopoli vede sempre in prima linea La Gazzetta dello Sport, con l’impegno costante che i suoi giornalisti hanno avuto prima, durante e dopo calciopoli. Per stabilire un dialogo con tutti, persino con i tifosi, i designatori tenevano una rubrica sul giornale rosa. Con le dichiarazioni odierne di Pairetto scopriamo che in realtà a scrivere cosa e come erano i redattori, i quali
imponevano gli argomenti e il modo di trattarli, a quanto pare, ai poveri malcapitati.
Sapevamo che in RCS si nasce interisti. Che calciopoli sia un romanzo rosa alzi la mano chi non l’aveva intuito da un pezzo.
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