Questa mattina, leggendo la Gazzetta dello Sport, trovo – come ogni giorno - un riferimento a calciopoli.
Ricordiamo che è il
sospetto ad aver fatto nascere quel sentimento popolare che ha contribuito a giustificare
il più grosso inganno dello sport italiano, ed ancora le stesse voci tentano di farlo ricordare in modo sbagliato.
L’allusione questa volta è di
Dino Baggio, non nuovo ad uscite di questo genere. L’occasione è quella offerta da una partita di beneficienza giocata ieri a Roma, cui hanno partecipato l’ex calciatore e l’ex fischietto Farina, che – come scrive la gazzetta – ha finito per offrire la possibilità ai due di chiarirsi. L’episodio che ha scatenato l’ira di Dino Baggio è risalente al 9 gennaio del 2000 e si è consumato al Tardini, dove si giocava Parma - Juventus. Baggio in quell'occasione fu espulso; uscendo dal campo si sfregò il dito indice e il pollice, lasciando intendere che l’arbitro era un venduto, colorando il quadro con uno sputo. A seguito del gesto fu squalificato per due giornate e multato dal Parma. Nello stesso anno non fu tra i convocati di Zoff per l’Europeo del 2000.
Dal quel momento, ad interventi regolari, le accuse sono sempre state le stesse. L’ultima è quella ripresa dalla Gazzetta dello Sport in data odierna, dove Dino Baggio dichiara:
«Non ce l’avevo con Farina in particolare, ma con il sistema. Poi si sa che cosa è successo con Calciopoli...» Accuse che Dino Baggio negli anni ha sempre trovato modo di proporre:
“Fui multato dalla società e persi la Nazionale. C’era lo zampino di Moggi? Non ho mai avuto prove concrete, ma la mia esclusione fu davvero strana: Zoff stravedeva per me, ma non mi inserì nel gruppo di Euro 2000” . “Non sono pentito, lo rifarei, avevo precorso i tempi, rispetto a calciopoli. Sul campo ci rendevamo conto che qualcosa non andava, 6 anni dopo la giustizia ha dato ragione ai miei sospetti” ; “L’ostracismo in Nazionale mi puzzò molto, peraltro non posso sapere se ci fu una telefonata contro di me. Certo non ritrovai più l’azzurro”. (
Clik)
Proviamo a dare una lettura diversa di quell’episodio e delle conseguenze cui è andato incontro successivamente Baggio. Un professionista che non accetta una decisione dell’arbitro accusandolo non molto velatamente di essere un corrotto davanti a quaranta mila tifosi (e a qualche milione di spettatori davanti alla tv), che mette in dubbio l’integrità morale dell’ufficiale di gara, che accusa senza prove, che non si dichiara pentito del gesto, può aver indotto Dino Zoff, allora CT azzurro, a considerare la sua esclusione dalla nazionale anche per una mancanza di professionalità? Può essere un esempio positivo e meritare di rappresentare l’Italia chi compie un gesto - comunque lo si voglia vedere - discutibile?
Un comportamento, quello di Dino Baggio, nato come conseguenza del clima di sospetto creato già dal 2000 intorno al momento arbitrale e alla Juventus, che ha poi trovato diversi proseliti, che hanno sfruttato lo scandalo per coprire i propri insuccessi, giustificati da una stampa da sempre sensibile ad una certa linea. Un calciatore professionista, ai massimi livelli, deve essere responsabile del suo comportamento, deve promuovere lo sport senza accampare scuse per giustificare atteggiamenti non certamente esemplari.
Ma poi, cosa è successo con calciopoli? Perché nessuno ha mai posto a Dino Baggio la domanda diretta? Se Baggio sa cosa è successo, anziché coprirsi dietro accuse velate che non può provare per sua stessa ammissione, perché non cerca di spiegare concretamente cosa ha capito (non quello che fa comodo capire) dello scandalo e quali sono le verità che i tribunali hanno accertato?
Anche in considerazione del fatto che, se ancora oggi il tema calciopoli è di attualità, è perché non è stata fatta chiarezza, come, invece, sarebbe stato necessario. Quei tempi di giudizio dilatati per qualcuno e veloci per altri, quel campionato sotto accusa ma non alterato, quei sorteggi regolari, quelle intercettazioni selezionate, quei filmati scomparsi, quelle schede svizzere senza voce…
Un’ultima considerazione. Questo clima di sospetti e accuse continua ad essere alimentato da una certa stampa nello stesso identico modo da anni,
dando spazio agli sfoghi di chi “sospetta” senza poter provare. Non sarebbe ora di promuovere un giornalismo più corretto e rispettoso dei lettori?
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