L’avvocato Tedeschini, legale di Luciano Moggi, ha reso noto che l’ex ds bianconero ha fatto ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo contro le sanzioni a lui inflitte dalla giustizia sportiva e confermate dai giudici ordinari nell’ambito delle vicende di calciopoli. La Gazzetta dello Sport (
Link) ha spiegato, secondo quanto appreso, le motivazioni del ricorso con la negazione del diritto all'equo processo, del diritto al ricorso effettivo, con il divieto di discriminazione, il divieto dell'abuso del diritto e il limite all'applicazione della restrizione dei diritti, in accordo con quanto ha affermato lo stesso avvocato Tedeschini: “non solo la gravità delle sanzioni inflittegli in violazione del principio di proporzionalità ai fatti contestati, ma anche che tali sanzioni siano frutto della scelta delle autorità sportive e giudiziarie nazionali di non tutelare i diritti dell'esponente riconosciuti dalla Convenzione”.
Ne consegue che entro i prossimi sei mesi la Corte Europea dovrà esprimere un giudizio intorno alla responsabilità della Repubblica italiana per le violazioni espresse e, a titolo di riparazione, condannare l'Italia ad adottare tutte le misure necessarie a ripristinare lo «status» del richiedente prima che le violazioni fossero messe in atto, accordandogli un'equa riparazione.
Il procedimento della radiazione di Moggi e Giraudo (che non furono tra l’altro i soli a essere sottoposti a questa ulteriore grave appendice giudiziaria) è emblematico di calciopoli, poiché ha sancito la totale
cecità delle istituzioni italiane di fronte alla necessità di riparare a un’ingiustizia e a numerosi errori commessi, di fronte ai quali è stato eretto dal superprocuratore Palazzi uno scudo infallibile: le sentenze rese. Dopo che lo stesso procedimento, affrettatamente invocato nonostante a Napoli si fosse ancora assai lontani dalla sentenza di primo grado, aveva subito un rimpallo tra FIGC e CONI
adatto a generare un’altra modifica in corso d’opera (
Link), cioè a giochi ancora aperti, così come era già accaduto con il processo sportivo di calciopoli.
Il 6 giugno 2011, nel corso del procedimento della radiazione di Moggi, l’avvocato Prioreschi ha avuto per la prima volta la possibilità di porre dinanzi ai giudici sportivi, dei quali era stata anche chiesta senza esito la ricusazione poiché avevano già avuto parte attiva nel procedimento sportivo riguardante il filone delle schede svizzere, le nuove prove emerse,
le quali sono oggi l’oggetto della discriminazione e dell’assenza di equità di giudizio che Luciano Moggi intende sottoporre al giudizio della Corte Europea.
Luciano Moggi era il n. 1 dei dirigenti sportivi italiani. Indubbiamente un uomo che aveva accentrato su di sé un potere del quale per di più osava vantarsi con qualche spacconeria. Questo è quanto ci ha consegnato la sentenza di primo grado di Napoli. Così come le stesse attitudini ha riconosciuto anche ad altri personaggi che popolavano e continuano a popolare il calcio italiano. Ma quel giorno l’avvocato Prioreschi spiegò che
quello che aveva fatto Moggi non solo non costituiva illecito, ma addirittura era ben poca cosa rispetto a quanto avevano fatto altri, diversamente colpevoli, cioè prescritti il 4 luglio 2011 (da una relazione dello stesso Palazzi che ne confermava gli illeciti).
Moggi telefonava ai designatori e anche tutti gli altri. Andava a cena con loro e altri pure, soggiornandovi anche per interi week end. Accusato di distribuire schede svizzere e altri chi lo sa, perché non sono stati mai indagati. Il proprietario del negozio dove erano state acquistate le sim, De Cillis, a Napoli ha affermato che da lui si servivano Branca, dt nerazzurro, il fratello di Moratti, diversi calciatori e Tavaroli (
Link ).
Solo che i nerazzurri avevano forse il controllo delle prove intercettate. E queste prove hanno subito negli anni tante di quelle selezioni, depistaggi e manipolazioni, che non è più possibile credere alle sentenze rese, nel nome delle quali Luciano Moggi ha perso il diritto al suo lavoro e alla sua dignità, continuamente messa a repentaglio per anni dai media. Dicevano che Moggi grigliava, ma a un certo punto abbiamo scoperto che era uno sport più diffuso del calcio. Lo faceva Facchetti con maggiore competenza del ds bianconero e lo faceva Palombo, il solerte giornalista rosa. Dicevano pure che Moggi, attraverso la GEA, maltrattava i calciatori e li minacciava, avendo il monopolio tanto del campionato quanto della nazionale. Invece Miccoli si è riman
Link ) e un altro processo ha stabilito che non c’era associazione a delinquere e che era sul calibro di qualche illustre sconosciuto (Blasi, Zetulajev e Budianskj) che Moggi padre e figlio sfogavano le loro ansie di potere.
Fa male al nostro paese l’azione intrapresa da Luciano Moggi. Fa male perché anzitutto credo che viviamo in un momento storico nel quale il tema dei diritti civili e della loro violazione sia tornato estremamente di attualità, sia per le vicende giudiziarie che continuano a investire personaggi di spicco italiani, sia perché sono tanti i paesi nei quali le più elementari norme di giustizia e rispetto della dignità della persona vengono quotidianamente calpestate, senza risparmiare nemmeno i bambini. Sicché non essere in grado, attraverso numerosi processi e gradi di giudizio, di sbugiardare calciopoli, dal momento che da quel lontano 2006 a oggi sono state portate tante prove nuove che hanno totalmente mutato la visione dei fatti,
pone il nostro paese nella deprecabile condizione di chi non osa impiegare le energie in favore della giustizia, ma di chi la giustizia continua a esercitare in maniera pregiudiziale per la salvaguardia degli interessi di qualcuno che in questi anni ha avuto modo di esercitare il suo potere ponendosi al di sopra delle leggi dello sport e dello Stato. Commenta l'articolo sul nostro forum!
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