Nella giornata di mercoledì 20 ottobre l’accusa ha accolto tutte le richieste di appello della Procura, generando un diffuso malcontento da parte di chi continua a seguire le vicende processuali di calciopoli, nonostante si tratti di una prassi discutibile quanto consueta. Qualche perplessità era stata destata anche dalla notizia che la pena richiesta per Luciano Moggi in primo grado avesse subito una riduzione dai 5 anni e 4 mesi previsti in primo grado a 3 anni e 1 mese. Legittimo chiedersi cosa è cambiato con le richieste del procuratore generale Antonio Ricci nel panorama delle accuse agli imputati.
Come scrive Tuttosport (
Link), Antonio Ricci ha osservato nella sua requisitoria che
Non era solo la Juve ad avere rapporti privilegiati con gli arbitri, più che favorire la Juventus si voleva favorire un sistema dove gli interessi dell'associazione andavano di pari passo con quelli personali dei singoli soggetti coinvolti”. Parole pesanti, perché ancora una volta
scagionano la Juventus e riaprono oltre a vecchie ferite, spiragli in direzione della revisione di un processo sportivo che possa restituire alla società e alla dignità bianconera gli scudetti 2004/2005 e 2005/2006 e una riabilitazione morale da contrapporre all’odio antijuventino sempre presente presso tifoserie e media e sempre pronto a destabilizzare gli interessi della società di Torino e a fornire alibi che si reggono su falsità conclamate. Oltre a qualche centinaio di milioni di euro.
Antonio Ricci ha puntato ancora una volta l’indice contro Moggi
"come distributore di schede telefoniche straniere ad arbitri e dirigenti", in modo che ci sarebbero intercettazioni chiarissime che renderebbero il quadro nitido. Inutile ripetere che il contenuto delle
conversazioni su schede svizzere è rimasto sconosciuto e si basa su illazioni, poiché ci hanno raccontato erroneamente che quelle sim venivano usate poiché non potevano essere intercettate. Quello che desta le maggiori perplessità è però lo stato delle dichiarazioni del procuratore generale, che attribuisce anche ad altri la consuetudine ai rapporti privilegiati con arbitri e dirigenti, i secondi non vietati da regolamento alcuno all’epoca dei fatti. Questi “altri” sappiamo essere stati prescritti. La prescrizione è intervenuta a effettuare modifiche anche nei confronti di coloro che secondo Antonio Ricci devono rispondere in qualità di promotori di un’associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva, accusa che non riguarda più, come scrive la Gazzetta dello Sport (
Link), ma soprattutto come voleva la sentenza di primo grado, il solo Moggi, ma torna a coinvolgere Mazzini, Pairetto e Bergamo, rispettivamente ex vicepresidente FIGC e ex designatori. Lo sconto di pena nei riguardi di Moggi è dovuto all’intervenuta prescrizione per alcuni reati accessori.
Nel quadro complessivo sono da segnalare i 2 anni e 5 mesi chiesti per gli ex arbitri De Santis e Bertini, che hanno rinunciato alla prescrizione e la pena di 1 anno e 3 mesi chiesta per l’ex fischietto Antonio Dattilo. Per tutti gli altri imputati è stato chiesto il non luogo a procedere ancora una volta per avvenuta prescrizione: il patron della Fiorentina Diego Della Valle e suo fratello Andrea, il presidente della Lazio Claudio Lotito, l'ex ds del Messina Mariano Fabiani, il presidente della Regina Lillo Foti, l'ex arbitro Salvatore Racalbuto, l'ex dirigente della Fiorentina Sandro Mencucci, l'ex dirigente del Milan Leonardo Meani, gli ex guardalinee Puglisi e Titomanlio. Confermate le assoluzioni di primo grado per Diego Della Valle per quanto riguardava la frode sportiva per la partita Lazio-Fiorentina, per Mariagrazia Fazi, per Gennaro Mazzei e per il giornalista Rai Ignazio Scardina, per non aver commesso il fatto.
Si evince ancora una volta il
peso rilevante che i tempi della prescrizionehanno e probabilmente avranno per gli imputati di calciopoli. Sicché non si può proprio sottrarre a quella motivazione invocata dal presidente Andrea Agnelli nel momento del primo esposto alla FIGC del 2010 e più recentemente dallo stesso Luciano Moggi nel presentare ricorso alla Corte Europea dei diritti civili. Essi si sono appellati alla
disparità di trattamento, poiché appare universalmente riconosciuto che se vi fu in quel campionato sotto indagine datato 2004/2005 e oggetto di tanti procedimenti giudiziari una diffusa abitudine a frequentazioni eticamente discutibili con dirigenti e arbitri e se tale abitudine sfociò nel reato di frode sportiva finalizzata ad associazione a delinquere per scopi che oggi sarebbero stati personali e sappiamo non aver condotto all’inquinamento dei risultati delle partite e in generale di quel campionato di serie A,
non si capisce, a distanza di sette anni, perché fu solo la Juve a essere condannata con la retrocessione in serie B e la privazione di 2 scudetti.
Non può essere dimenticato né taciuto che il procuratore sportivo
Palazzi lasciò trascorrere oltre un anno per portare a termine l’inchiesta sui presunti illeciti compiuti dai dirigenti dell’Inter, attendendo che fossero opportunamente compiuti i tempi della prescrizione per confermarli. Tale decisione non bastava nemmeno a revocare lo scudetto rivendicato dallo stesso Moratti nel luglio 2006, quando ebbe a dire che la sua società era stata l’unica a non essere coinvolta nello scandalo che aveva sporcato il nome del calcio e dell’integrità sportiva degli italiani nel mondo, mentre non era vero.
Ancora una volta la verità tenta di risalire in superficie. Ancora una volta avvertiamo il tentativo di soffocarla e di mettere a tacere chi in tutti questi anni non si è arreso e ancora non si arrende, poiché la giustizia non può e non deve dipendere da una burocrazia malata che interpreta le ragioni del reato solo facendo riferimento alla data della sua scoperta e non alla sua effettiva concretizzazione. Ancora una volta occorre rendersi conto che per i suoi presunti illeciti l’Inter forse avrebbe potuto essere radiata e invece continua a tenersi cucito uno scudetto vinto sul campo dalla Juventus. Mentre i giornali e tanti personaggi mediocri per integrità intellettuale e dignità etica ritornano dal passato con le loro false accuse, Massimo Moratti ha dovuto (s)vendere l’Inter a un magnate indonesiano mentre la Juventus è ritornata al rango che le si addice con la forza della sua imprenditorialità e il suo amore per il calcio che tante volte ha dato lustro all’Italia intera senza che l’Italia le rendesse mai il suo grazie.
La verità è sotto gli occhi di tutti. Bobo Vieri ha deciso di raccontare la sua annunciando l’uscita di un libro con una twittata non proprio elegante (
Link ), dopo aver ottenuto un risarcimento di un milione di euro in tribunale dalla società nerazzurra che lo aveva fatto spiare e pedinare. E’ indegno di un paese civile che siano i social forum e le imprese personali di un ex calciatore a chiarire i punti oscuri che una cattiva amministrazione della cosa pubblica si ostina a rifiutarsi di giudicare equamente.
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