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Farsopoli di G. FIORITO del 21/11/2013 13:46:58
Calciopoli: No money no party

 

Vaciago intervista Nicola Penta per fare il punto sull’udienza del 19 novembre (Link) del processo di appello di calciopoli. E’ un’intervista serena, dai toni quasi rilassati, come se dopo sette anni la rabbia si vada diluendo nell’ovvietà piatta di cose dette e ridette.
Perché è finanche banale tonare a scrivere dell’ultima udienza di questo processo, nella quale forse ognuno dei lettori appena un po’ fedeli dei siti juventini più seguiti del web avrebbe potuto quasi, è iperbole chiaramente per quanto non lontana dalla realtà, sostituire i legali che di fatto si sono ritrovati per l’ennesima volta a sciogliere i nodi di un’inchiesta che è stata condotta dagli inquirenti secondo quello che è passato alla storia come il metodo Auricchio.

Semplicemente rimettendo ordine nelle date e consultando con un minimo di criterio i giornali e il sito della federazione del settembre 2004, si sarebbe potuto stabilire subito che Pinzi, Muntari e Di Michele non erano diffidati quando gli fu sbattuto il giallo sul naso in Brescia Udinese e di conseguenza non poteva trattarsi di ammonizioni mirate a non far giocare cotante scarpe e palloni d’oro contro la Juve. Similmente bastava controllare che la scheda attribuita a Dattilo si era attivata a novembre per capire che non poteva aver concordato con quella sim alcunché riguardo a quella partita. Ripeterlo per la quarta volta tra Napoli e breve è stucchevole. E siccome Dattilo è stato condannato in primo grado, qualcuno dovrebbe fare un mea culpa pubblico, chiedere scusa e spiegarci perché non effettuò i riscontri, visto che era pagato dallo Stato con un regolare stipendio per farlo. Ci spiegassero pure come avviene che poi gli autori materiali di un tale scempio e di tanta incompetenza riescano a fare carriera in politica presso il comune di Napoli, come è accaduto al pm Narducci e al colonnello Auricchio.

Dall’intervista a Penta ricaviamo un’altra osservazione che riguarda gli ultimi imputati per Chievo Lazio, Lotito e Mazzini, i quali, non avendo a disposizione la collaborazione dei designatori e degli arbitri, difficilmente da soli avrebbero potuto condizionare l’esito del match, a meno che non fossero forniti di poteri paranormali. Spiegazione che a volte paventiamo di leggere tra le righe delle motivazioni delle sentenze di calciopoli.

Rimane da commentare un dettaglio non di poco conto, se ne avete ancora voglia, dal momento che tengono banco le discussioni e le diatribe intorno all’ineluttabile necessità di cantare il che pare (lo dico in forma diluita che per me vale la censura) allo stadio e queste sono solo quisquilie da rancorosi cronici.
Importerà a quanti hanno deciso di fare guerra alla Juventus da intere tribune assenti e silenziose? A quei tifosi che si autocelebrano con il motto indiscutibile la Juve siamo noi, fregandosene che ci sono due pezzi dell’onore e della dignità bianconera, il 28 e il 29 per chi avesse la memoria corta, da riportare a casa e per questo varrebbe la pena di fare qualche contestazione anche all’indirizzo degli attuali dirigenti? A mio avviso ne dubito fortemente

Ebbene, il conteggio elettronico delle battute mi dice che sono già 644. Se ne reggete ancora un centinaio è solo per leggere l’ultima osservazione dell’avvocato Mugiello, difensore di Racalbuto: ”Non si è mai vista un’associazione a delinquere senza scopo di lucro”. Mi sembra che Penta abbia ragione: “Per me è una constatazione che dovrebbe far riflettere i giudici sull’utilizzo forse un po’ leggero di quel tipo di imputazione da parte dell’accusa”.

Il 3 dicembre Trofino e Prioreschi pronunceranno la difesa per Moggi. Penta ha già detto che è un processo pieno di riscontri negativi.
L’appuntamento è fissato. Per chi non ha ancora voglia di voltare pagina e buttarsi calciopoli alle spalle, noi ci saremo a raccontarvelo. Nel rispetto delle opinioni di tutti. Con la dovuta considerazione verso l’atteggiamento e le responsabilità di ciascuno, soprattutto se si proclama Juventino. Ma questo è il mio debol parere.

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