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Attualità di G. FIORITO del 22/11/2013 13:36:19
Palloni e pallonate d’Oro

 

La parola “crisi” è spesso erroneamente percepita con significati esclusivamente negativi, poiché etimologicamente risale al termine greco “krino” (Link), che letteralmente vuol dire scegliere e separare, consentire cioè di determinare il proprio futuro attraverso una trasformazione, un necessario divenire. Dello stesso avviso sembra essere l’ideogramma cinese corrispondente (Link ), composto dai segni che rappresentano il pericolo e l’opportunità.

Questo preambolo serve per introdurci a una scelta difficile, che è stata (impunemente o imprudentemente?) prorogata per individuare il Pallone d’Oro 2013, anche perché lo spunto ce lo offre brillantemente un articolo della Gazzetta dello Sport (Link). Un pezzo davvero ben fatto, ricco di spunti e di dati, che illustra senza partigianeria le potenzialità di successo dei tre massimi pretendenti all’onorificenza a 24 carati: Messi, Ribery, Cristiano Ronaldo. Non sappiamo se ringraziare per l'inatteso frutto la crisi che l’avvenuta vendita della sede storica del giornale ha instillato negli scrittori rosa, generando un rigurgito di giornalismo vero, o se l’insospettabile imparzialità sia dovuta al disbrigo di una pratica che non coinvolge alcun giocatore italiano, ma davvero Valerio Clari ha fatto un ottimo lavoro, offrendoci la visione dell’argomento da tutte le prospettive e fustigando persino Blatter, che ha avuto il cattivo gusto di propendere in pubblico per Messi.

Il Pallone d’Oro è stato assegnato fino al 2009 da una giuria di 96 giornalisti provenienti da tutto il mondo. Le sue origini sono da ricercare nel premio istituito dalla rivista sportiva francese France Football nel 1956. Nel 2010 il premio si è fuso con il FIFA World Player of the year ed è stato rinominato Pallone d’Oro FIFA. L’anno dopo la UEFA ha rilanciato lo spirito originario del premio con la creazione dell’UEFA Best Player in Europe Award. Da quattro anni Lionel Messi è il vincitore del Pallone d’Oro e del Pallone d’Oro FIFA (o FIFA Ballon d’Or), ma sembra aver messo tutti d’accordo, essendosi aggiudicato anche il primo titolo messo in palio dalla UEFA.
Come sottolinea anche Clari, Messi è incorso in un infortunio e non sta giocando ai massimi livelli, ma la Liga è andata l’11 maggio scorso al Barcellona, per la ventiduesima volta, e non al Real Madrid di CR7. La Coppa del Re 2013 se la sono fatta sfuggire entrambe le rivali storiche, a vantaggio dell'Atletico Madrid, che ha battuto in finale i madrileni in casa loro, al Santiago Bernabeu. Le merengues nemmeno possono affermare di essere salite nel 2013 sul tetto d’Europa, poiché la 58esima edizione della massima competizione europea è andata per la quinta volta al Bayern Monaco, che oltre a vincere l’ultima edizione della Bundesliga ha battuto in finale il Borussia Dortmund per 2 a 1. La seconda rete è stata realizzata da Robben, che ha messo così a tacere i detrattori che vorrebbero che non sia capace di essere determinante nei momenti che contano, ma non è bastata per porre il fuoriclasse tra i papabili della sfera di metallo pregiato. Anche la signora Merkel, per quanto entusiasta del derby casalingo, ha dovuto arrendersi all’evidenza francese Ribery, che dal canto suo non ha messo da parte una stilla di sangue natale proclamando appena una settimana fa di aver già sistemato l’ambito trofeo sopra il caminetto della sua dimora (Link ).

Fare il dirigente, occuparsi della politica dello Sport non è facile, perché bisognerebbe esercitare il dovere dell’imparzialità. Però, se Blatter ha maldestramente inscenato una pantomima per imitare il pupillo Leo davanti agli studenti di Oxford (che vorremmo avere sufficienti motivazioni per definire sgomenti), Petrucci ha potuto dichiarare alla Gazzetta dello Sport il 6 giugno scorso che “Non esiste una Federazione che possa trarre giovamento dal dominio di una sola squadra per molti anni, la gente si allontana” . Nonostante la Juve abbia vinto gli ultimi due scudetti italiani e questa attitudine le abbia scatenato contro già una volta il diffuso sentimento popolare con le conseguenze che tutti ricordano. Il 12 gennaio 2013, prima di lasciare la poltrona di presidente del CONI che occupava dal 1999, Petrucci si è assicurato con due giorni di anticipo quella di presidente della Federbasket, che in ottobre gli ha consentito di rispondere nel corso di una querelle a Daniel Hackett, vincitore della Supercoppa che lo aveva definito un “signor nessuno”, che secondo il suo credo ”Chi non indossa la maglia della Nazionale non è che sia un nessuno, ma è quella maglia che ti definisce un campione perché quando si indossa la maglia del tuo Paese si va al di là di ogni risultato” (Link ).

Lo stesso credo ha animato forse lo spirito con il quale fu assegnato il Pallone d’Oro a Fabio Cannavaro nel 2006, anche se dubito che le sue performance in bianconero non abbiano fatto la loro parte. La stessa convinzione deve esserci dietro la decisione della FIFA di rimandare dal 15 al 29 di novembre il termine per la votazione del vincitore del pallone d’Oro 2013, con la motivazione ufficiale che molte preferenze non erano ancora state espresse. O forse, ufficiosamente, subiranno un ripensamento dovuto alle qualificazioni delle nazionali che parteciperanno alla prossima edizione dei mondiali di calcio.
Avrebbe sortito un effetto deflagrante la tripletta che Cristiano Ronaldo ha rifilato con il suo Portogallo alla Svezia di Ibrahimovic, annientando i rumors sulla qualificazione francese che avrebbe dovuto salutare definitivamente Ribery vincitore.

I giochi rimangono aperti. I dubbi pure. Anche quelli alimentati dagli sponsor, sovente i più animosi nel dettare legge. Dovendo dire la mia, mi piacerebbe che Cristiano Ronaldo si riconfermasse dopo aver vinto l’edizione del 2008, semplicemente perché le sue folate sulla fascia, i suoi dribbling, quell’innata capacità di dominare il gioco e il pallone nel servire i compagni mi emozionano incredibilmente e sono sinceramente convinta che sia il migliore calciatore che abbia visto giocare (non solo) quest’anno. Al netto della deprecabile sceneggiata del Bernabéu ai danni di Chiellini che potrebbe costare alla Juventus, che ci ha messo però del suo, la qualificazione al turno successivo di CL.

A dispiacermi è la malinconia che mi prende quando si assegna il Pallone d’Oro. Perché i soli italiani a essere menzionati tra i primi sono Pirlo e Buffon, assai più avanti negli anni di Messi. Perché Michel Platini vinse tre edizioni consecutive del premio nonostante l’Heysel. Perché Pavel Nedved riuscì a farcela pur avendo detto più volte che avrebbe preferito alzare la CL. Perché ad Alessandro Del Piero fu preferito un tal Matthias Sammer.
E a pensarci bene anche questo è il calcio. Con il suo fardello di vanagloria e disillusioni.

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