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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Editoriale di G. GALAZZO del 06/08/2009 10:31:29
Caro amico ti scrivo

 

Siamo amici di vecchia data. Un’ amicizia consolidata negli anni grazie alla condivisione di ideali, passioni e pensieri: un patrimonio fondamentale che cementa il rapporto.
Tu ed io, mio caro amico, abbiamo in comune più di qualsiasi altra cosa la passione per il calcio, in particolare per la Juventus, la nostra amata vecchia Signora.
Ricordi quando adolescenti, prima accompagnati da adulti e in seguito da soli, andavamo a vedere le partite della squadra della nostra città? Guai a dimenticarsi la radiolina, guai a perdersi un collegamento a “tutto il calcio minuto per minuto”.
Abbiamo imparato o meglio conosciuto la sofferenza proprio in quegli anni, doppia oltretutto;
patema diretto sul campo per il nostro Spezia, e sofferenza o speranza di sentire gracchiare la radio per un gol della Nostra Juventus.
E poi le partitelle nel campetto del nostro quartiere: quante zuffe, tra di noi: “Bettega sono io” - “no, oggi tocca a me”, ma la spuntavo sempre io, e mica perché ero più forte a fare a botte; vincevo la maglia solo perché, con quel caratteraccio, minacciavo di andarmene.
E tu, scuotendo la testa, mi “concedevi l’onore”.

Ricordi poi quando finalmente abbiamo visto le prime partite allo stadio? Firenze, Genova, Milano, tanto per citarne alcune. Sorridevamo agli sfottò: “ladri, ladri, ladri” i cori che ci urlavano per una contestata rimessa laterale a centrocampo o per un rigore reclamato sul 3-0 per noi. A dire il vero io un pò mi agitavo mentre tu, tranquillo e serafico, continuavi a ripetermi : “è lo slogan di chi sa di essere debole”.
Che dire poi delle scommesse sulle partite? Eravamo tanto accecati dalla passione che mai si azzardava a puntare su un risultato diverso dalla vittoria della Juve, ed il più delle volte, per quelle puntate, avevamo ragione: vittoria e Juventus andavano a braccetto.

Abbiamo anche attraversato insieme la tempesta della farsa : il tuo ufficio non era più il luogo di lavoro, o per lo meno, non era più solo quello. Stampavi e leggevi ogni intercettazione, conoscevi a memoria ogni singolo episodio incriminato di ciascuna partita, scendevi a difesa della Juventus in ogni tribunale popolare creato nei bar, al lavoro, ovunque se ne discutesse.
La tua furiosa preparazione era il controaltare alla mia disperata rassegnazione, il tuo spirito combattivo è stato un tassello determinante per la mia presa di coscienza. Tu eri il Capitano che voleva attraversare la tempesta, io rimanevo quel bimbo che “non gioco più, me ne vado”.

C’è stato anche un periodo in cui rifiutavi qualsiasi contatto con l’aspetto sportivo: nessuna partita in tv, nessun commento con gli amici. “La Juve non esiste più, hanno ucciso il calcio” ; l’unico obiettivo era quello di batterti per la “verità” .
Sei però sempre stato svogliato nel partecipare assieme ad altri: ti conosco da tanto, troppo tempo per non conoscere quel lato del tuo carattere che pretende di essere invitato piuttosto che bussare alla porta. Eppure stavolta ci contavo, perché ogni giorno, sino a qualche settimana fa, ti pungolavo ad iscriverti a GLMDJ. Sarebbe stato un piccolo regalo che avrei fatto ad altri Juventini veri; e scrivo piccolo regalo solo perché ora so che non lo farai. Saresti stato un grande regalo, altrimenti.
Quelle tue ultime parole hanno scritto la parola fine: “Basta Gianluca, io ci metto una pietra sopra sul passato”.
Ti risparmio le altre parole, tu le hai dette, tu le sai: Diego, Melo, lo stadio, Ciro, Pinzolo. Ti hanno fatto credere che la Juve e’ tornata.
Può essere vero: speriamo che vinca, io voglio che vinca, caro Amico.
Ma voglio continuare a vincere, due volte: sul campo, e per la mia e la nostra Storia.
Ti saluto così, Amico Juventino.
E mentre mi accendo una sigaretta, mi esce un sorriso beffardo: tu penserai “Ecco, vuoi sempre avere ragione.”
Il bello è che stavolta è vero.

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