Al di là della questione “traditore” o “non traditore”, che da mesi rimbalza su giornali, community e pagine web, vorrei mettere in evidenza il lento, ma continuo, lavoro che la stampa sodale alla Fiat ha fatto per girare la frittata.
Nell’aprile di quest’anno, vi fu la famosa cena tra Blanc e Marcello Lippi. Cena appositamente programmata a favor di giornalisti. Perché programmata? Perché quando c’è lo scoop calcistico ci sono anche le foto che lo documentano, poiché chi viene pizzicato tende a negare fino alla morte. Quando le cose sono concordate, invece, o si invita un giornalista ad essere presente nello stesso luogo, o semplicemente gli si dice che l’incontro è avvenuto e così si evita pure il viaggio. Le voci su quell’incontro servirono a placare, almeno in parte, il malcontento del popolo juventino, mostrando loro uno spiraglio di speranza per il futuro. Ma della cena abbiamo parlato più di una volta in questa stessa sede, quindi proseguiamo.
Parallelemente a questa cena, rimbalzarono le voci di un interessamento della Juventus per Cannavaro. Ma che incredibile coincidenza! Nel luglio del 2007, quando già si parlava di un possibile ritorno di Cannavaro alla Juventus, Cobolli Gigli smentì categoricamente: «Noi guardiamo avanti,
siamo proiettati nel futuro», lo stesso fece nel 2008, sentenziando che che faceva parte del passato della Juve e che ora bisognava guardare ai
giovani. Quindi è innegabile che vi sia stato un cambio di rotta e che questo sia avvenuto proprio nel momento in cui il CT della nazionale ha rinnegato la “Triade” per avvicinarsi alla New Holland.
Quanto detto è del tutto scontato, sono discorsi che dovrebbero essere stati assorbiti dai tifosi, e che trascendono dal pensare al Cannavaro traditore o al Lippi che parcheggia alla Juve le riserve delle altre squadre. È un semplice elenco dei fatti avvenuti.
Eppure la stampa, per agevolare il ritorno di Cannavaro e farlo passare per un grande colpo di mercato, ha completamente stravolto la realtà. Lo stesso ha fatto chi, evidentemente, prepara i papelli che Cannavaro ripete a memoria. Poiché è impensabile che lui stesso non sappia quando siano cominciate le trattative e chi l’abbia voluto alla Juventus. Com’è impensabile che non lo sappia il suo vecchio amico e compagno di tante iniziative Ciro Ferrara, giustificato però proprio dall’essergli amico. Bisogna saper discernere il tecnico, che Cannavaro se l’è già trovato in rosa, dall’amico, che non può parlarne male.
Lo stesso Cannavaro aveva infatti chiuso le porte ad un suo ritorno alla Juve, ripetendo più o meno le stesse parole di Cobolli e aggiungendo: «Sto bene a Madrid ...
tra due anni giocherò nel Napoli»; «Al presidente posso dire sin d' ora una cosa:
se tornerò in Italia, sarà solo per vestire la maglia del Napoli» , era il 2007. Due anni dopo le cose sono cambiate. De Laurentiis sogna l'Europa e snobba pubblicamente Cannavaro a marzo 2009, dicendo che è troppo vecchio. Il suo procuratore, qualche giorno più tardi, dirà: «Quando due mesi fa ha capito che il Real non gli avrebbe rinnovato il contratto, ha subito pensato alla soluzione Napoli, mettendola in cima alla lista. Pur di tornare sarebbe disposto a fare un grande sacrificio sull'ingaggio». Così il caso Cannavaro si complica, il Napoli non se lo piglia, non ci sono offerte poiché – se pur decurtato – il suo ingaggio resta troppo alto per l’età che ha e rischia di dover chiudere la sua carriera in anticipo per evitare l’umiliazione del giocatore a fine carriera che va a militare in squadre meno blasonate. Nel caso specifico, c’era solo qualche timido segnale da Parma. Così ecco arrivare la mediazione di Lippi e l’interessamento della Juventus. Mentre Cannavaro continua a lanciare messaggi d’amore al Napoli, ignorando le secche dichiarazioni del suo presidente, Blanc e Lippi lo spingono verso la Juventus con l’opportunità di estendere il contratto di un ulteriore anno e la sicurezza di avere un futuro da dirigente. In panchina c’era Ranieri e nulla faceva presupporre un suo allontanamento. Il 3 maggio Cannavaro arriva a Torino per sostenere le visite mediche e affidare il futuro alla Juventus. In panca c’è ancora Ranieri, per il futuro non c’è Ferrara ma tanti nomi e un solo contatto: Giampaolo, allora sotto contratto col Siena.
Quindi chi ha scelto Cannavaro? Sembrano passati i tempi in cui i dirigenti della Juventus dicevano a Lippi che la priorità per loro era la Juventus e che lo stesso doveva essere per i giocatori. Passati i tempi in cui un Cannavaro voglioso di giocare in nazionale - ma fuori forma - chiedeva al proprio procuratore di fare pressioni affinché potesse giocare lo stesso. «Se c' è rimasto male, ci rimane meglio un' altra volta. Digli che capisca la Juventus e presto, perché non è l'Inter», fu la replica di Moggi, «Qui si fa in una maniera un po' diversa, non è che i giocatori dettano legge».
Ora le dichiarazioni di queste ultime settimane:
“Marcello Lippi ha avuto un ruolo in questa trattativa? «No, perché io dopo 15 giorni mi sono sentito col mister, perché lui si era operato al ginocchio e volevo sapere come stava. Lui mi hachiesto cosa fai? Firmi con il Real Madrid?, C'era anche la possibilità di rimanere, ma gli ho risposto che le cose a Madrid erano cambiate, non c'era più il presidente (Calderon), ma che c'era la possibilità di tornare alla Juventus, a Torino. Lippi mi disse che gli faceva molto piacere, ma poi, chissà perché, in Italia è uscita tutta un'altra cosa».”
Quindi Lippi non legge nemmeno i giornali, non si informa del futuro dei suoi nazionali... Vi pare possibile? Che il contratto non sarebbe stato rinnovato è notizia di inizio anno. Perché portare avanti questa messa in scena se non c’è nulla da
nascondere?
«Un giorno d’
aprile sul mio cellulare c’è un messaggio di Ciro:“Ti devo parlare”. Lo chiamo. Mi dice: “Qui alla Juve si è parlato di te, Secco vuole farti una proposta”»
Ad aprile, cioè dopo la cena.
Secco: «Devo dire che in queste ultime settimane ho avuto modo di incontrare parecchi tifosi e capi tifosi appartenenti a vari gruppi. Con molti di loro sono riuscito a far passare il concetto che tre anni fa, quando Cannavaro fu venduto, grazie alla sua cessione e a quella di Emerson la Juve introitò denari vitali per la sopravvivenza del club»
Bisognerebbe anche far capire perché la società non si difese o perché non fu fatto allora
l’aumento di capitale anziché l’anno dopo, in Serie A. Stavano forse cercando il modo di disfarsi della Juve? Cosa gli fece cambiare idea?
Poi possiamo tirare fuori le dichiarazioni di Cobolli, di Blanc o dello stesso Secco, in cui si diceva che era stato fatto di tutto per trattenerlo. Deschamps, dopo la cessione, dichiarò addirittura di essere rimasto
deluso da Cannavaro.
«Sono anche molto contento dell'editoriale di oggi di Marca, che dice: al Real mancherà Cannavaro. Non è solo l'affetto di questa gente, che ricambio in pieno, ma anche un segnale di stima che mi conforta»
Casualmente, mentre AS, edito dalla PRISA (gli stessi di El Paìs), lo salutò come: “
Difensore dalla simpatia travolgente, ma sopravvalutato”, che è l’idea di tutti i tifosi del Real. Marca, edito da RCS, titola che la sua assenza si farà sentire.
Questa è
la voce del padrone, come da titolo, la voce di un azionista che tra periodici RCS, La Stampa, Tuttosport e gli altri “amici” continua a manipolare la realtà dei fatti proprio come fece nel 2006. La voce del padrone che non permette ai suoi giornalisti di fare domande scomode, di confrontare le vecchie dichiarazioni o di far notare che non quadra nulla.
Moggi e Giraudo sono stati accusati di aver sistematicamente manipolato i media con la loro rete di giornalisti compiacenti.
I fatti invece dicono che ogni errore fatto a favore della Juventus veniva ingigantito ovunque, compresa la trasmissione di Biscardi e i giornali di RCS (di cui la “famigghia” era allora primo azionista!!). I fatti dicono che Giraudo, il 13 febbraio del 2006, fece diramare il seguente comunicato ufficiale:
«La Juventus prende atto a malincuore che il Processo di Biscardi, da alcune settimane, l’ha presa di mira dilatando gli errori arbitrali a suo vantaggio, tacendo su quelli a suo danno e ignorando completamente quelli favorevoli all’Inter.
La Juventus non vuole pensare che questo dipenda dalla posizione del dottor Tronchetti Provera, proprietario dell’emittente ed azionista importante della società nerazzurra. Ma, di fronte ad una evidente parzialità della trasmissione, considera superfluo parteciparvi con i propri dirigenti e giocatori.
Invita, quindi, i suoi tifosi a seguire trasmissioni più obiettive.»I fatti dicono che, l’anno precedente, tutti i media attaccarono la Juventus cercando di far montare la pressione e fargli perdere lo scudetto numero 28. Così la Juventus a maggio annunciò il silenzio stampa:
«La Juventus Football Club, davanti ad alcuni fatti sconcertanti tali da suscitare il sospetto che siano stati messi in atto per danneggiare il club nel momento topico del campionato, vuole dedicare tutte le attenzioni agli impegni agonistici, conscia di doverli affrontare in condizioni di emergenza. Per questo motivo, a partire da oggi domenica 1° maggio e fino a data da stabilirsi, i suoi tesserati non rilasceranno alcuna dichiarazione onde evitare ulteriori polemiche».A scudetto vinto, Giraudo disse: «Ci sono tante cose che durante l'anno abbiamo sopportato, poi abbiamo visto una decisione del giudice sportivo su Ibrahimovic che abbiamo trovato, riferito ad altre situazioni molto più gravi secondo noi, molto grave. Ci ha colpito particolarmente anche il modo di fare giornalismo certe televisioni con trasmissioni davvero scandalose, tipo quella riferita a Cannavaro, che da un punto di vista deontologico... non aveva nulla di serio.», seguirà Moggi: «Noi non abbiamo fatto il silenzio contro i tifosi. Abbiamo fatto il silenzio contro chi ci voleva infastidire. Praticamente per evitare quelle polemiche che avrebbero fatto male al calcio e che invece c’hanno portato poi a vincere perché siamo stati silenziosi, coscienti di noi stessi, per portare in campo a S. Siro la forza che avevamo e dimostrarla a tutti quanti». «Nemici visibili ma anche invisibili», suggerisce il giornalista, «di tutto un po’» risponde l’allora direttore generale e si congeda.
Questo l’appoggio avuto dai media durante le stagioni incriminate. Oggi noi abbiamo ben chiaro chi fossero quei “nemici invisibili”. Quelli che oggi, a braccetto con Massimo Moratti, Della Valle, Abete e Beretta, appaiono sui giornali come il nuovo calcio pulito. Quelli che non hanno bisogno di chiamare il giornalista o il direttore di testata per far scrivere quello che gli conviene, perché essi sanno già che contro i padroni non si può e non si deve andare. Chi ci ha provato è stato tolto di mezzo, così che fosse d’esempio per gli altri. Penso a Padovan, a Gigi Moncalvo, al prossimo che sarà sicuramente Oliviero Beha, appena compierà il passo che non si è ancora azzardato a fare: dire davanti alle telecamere che, sotto sotto, gli Elkann han goduto e tratto vantaggio da calciopoli. Un vantaggio che non deriva certo dall’esclusione di Moggi, quanto dall’aver indebolito l’immagine e l’influenza di Giraudo, amico e stretto collaboratore del dottor Umberto, nonché una figura paterna per
Andrea, l’ultimo vero Agnelli e per questo l’unico “rivale” di John Elkann.
«Vedere lo scudetto sulla maglia dell' Inter mi fa rabbia, molta rabbia. Noi giocatori l' abbiamo vinto sul campo, quello sarà per sempre uno scudetto vinto dalla Juve. Possono metterlo sulla loro maglia, ma sarà sempre nostro. Il presidente della Juve Cobolli Gigli ha detto che non restituirà la coppa dello scudetto? Fa bene a volerla tenere, se vuole gli mando anche qualcuno a controllarla»
Ottimo Fabio, bravo. Sei stato tra i pochi, pochissimi, a dire che lo scudetto non solo è dei giocatori ma è della Juve. Differenza di non poco conto, visto che è alla Juve che l’hanno tolto e che era la Juve a “rubare” senza alterare la classifica. Ma, quello che ci chiediamo noi è: dove sono i fatti? All’atto pratico, lontano dalle parole, quando hai difeso gli scudi? In quali tribunali sei andato? Chi hai sostenuto? Chi hai diffidato? Basta dichiarazioni, giocare per vincere uno scudetto alla Juventus è ciò per cui sei pagato, è il tuo dovere, nonché il sogno di tanti calciatori. Non bastano le promesse e, se sul campo passerai ai fatti, non immaginare tributi speciali, non sperare nelle standing ovation di cui ti sei onorato alle premiazioni del 28° e del 29°, perché non sei a Napoli e il massimo a cui puoi aspirare qui alla Juve è di esser visto come un giocatore utile,
uno dei tanti, non un Antonio Conte, non un Pavel Nedved,
non quello che saresti potuto essere ma non sarai mai.
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